G20, partenza rinviata per Basilea 3

L’attenzione di oggi si sposta in Corea del sud, ove si riuniscono il gruppo dei 20 per discutere come affrontare la crisi che attanaglia l’economia mondiale. I ministri e i governatori discuteranno delle problematiche legate alla crescita economica e all’eventuale imposizione di una tassa sulle banche.

A Busan il G20, secondo quanto riportato dai vari quotidiani, appare diviso circa il problema dei requisiti di bilancio delle banche. Gli Stati Uniti sarebbero più propensi a vincoli più stringenti, in quanto i finanziamenti alle imprese vengono reperiti perlopiù sul mercato. Diversa sarebbe invece l’impostazione dell’Europa, dove le banche sono la principale fonte di erogazione di finanziamenti e potrebbero venir penalizzate da un eccesso di misure restrittive e da livelli più alti di riserve.

 

Il discorso dovrebbe mettere da parte la questione di una tassazione delle banche, nonostante il tentativo dell’Europa di istituire un fondo di emergenza finanziato dagli Istituti di credito. Il documento oggetto di discussione sarà quello elaborato dal Fondo Monetario Internazionale nel quale si parla di una “ripresa fragile”. 
Il timore è che le misure adottate per il risanamento dei conti pubblici in molti paesi europei possano fare da freno alla ripresa. «L’imperativo comune – ha detto il segretario al Tesoro Usa Tim Geithner alla sua partenza da Washington – è portare avanti le manovre fiscali in modo growth-friendly, favorevole alla crescita».

E le discussioni sulle regole proposte dall’accordo di Basilea, che avevano la finalità di creare degli standard uniformi a livello globale, non sono mancate. Da un lato vi sono quei paesi, come gli Usa, che vedono la propria economia largamente finanziata dai mercati e che vorrebbero imporre alle banche più elevati requisiti patrimoniali così da evitare nuove situazioni di debolezza come quelle emerse nel corso della crisi finanziaria 2008-2009. 

 

Dall’altro lato della barricata ci sono paesi come quelli europei che hanno economie finanziate in gran parte dalle banche e che temono che limiti troppo elevati finirebbero col portare a una nuova stretta creditizia. In particolare Giappone, Germania e Francia avrebbero richiesto uno slittamento dei termini dell’ingresso di Basilea 3 perché la scadenza così imminente potrebbe avere delle ripercussioni sulla economia già fragile. Sembrerebbe quindi che l’ipotesi sia quella di far slittare a dopo il 2012. 

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