Il nuovo colonialismo, caccia alle terre coltivabili

“Il nuovo colonialismo”, scritto da Franca Roiatti, giornalista di Panorama, pubblicato da [s]Egea[/s], rappresenta una delle migliori pubblicazioni in lingua italiana degli ultimi anni, aiutando a capire le dinamiche economiche e politiche presenti nell’accesso alle terre coltivabili ed alle risorse idriche che molti, primo fra tutti Jim Rogers, ritengono essere uno dei business più promettenti del prossimo secolo, a seguito dell’aumento della popolazione, dei cambiamenti climatici in corso e dei tentativi di trovare sostituti al petrolio dai biocarburanti.
 
“Entro il 2050 il mondo dovrà essere in grado di produrre il 50% in più del fabbisogno calorico del 2000, sia per far fronte alla domanda di cibo sia a quella energetica. Le produzioni agricole assorbono il 70% del consumo d’acqua e se i metodi di produzione non saranno razionalizzati “nel 2050 l’agricoltura assorbirà il 90% dell’acqua”, come scrive Roiatti, “per questo motivo, c’è chi ritiene che la caccia alle aree coltivabili sia in realtà una corsa alle riserve idriche mondiali”. “Una persona beve in media dai 2 ai 5 litri di acqua al giorno e mangia cibi che ne incorporano circa 3.000”, un dato che chiarisce l’utilizzo dell’oro blu, e come l’arricchimento della dieta della classe media dei paesi emergenti, Cina e India fra tutti, porti forti pressioni a livello internazionale nella gestione delle risorse naturali.

Gli investitori interessati all’utilizzo dei terreni sono Fondi Sovrani, Hedge Fund e multinazionali, che si trovano a negoziare con governi locali, contraddistinti da un elevato grado di corruzione e scarsa conoscenza della contrattualistica, ma anche del valore economico del bene in questione. Fra tutti il caso più eclatante è stato quello di Africa BioFuel, costola di una multinazionale norvegese, che con la connivenza di alcuni potenti locali, è quasi riuscita nell’intento di sottrarre “con l’impronta del pollice di un capo villaggio analfabeta, 38.000 ettari di terra ad Alipe” in Ghana.

“In Africa o Asia gli stranieri acquistano raramente la proprietà della terra, come avviene in Europa dell’Est o in America Latina, ma stipulano contratti di affitto a lungo termine”, ottenendo spesso gratuitamente i terreni, in cambio delle promesse, non sempre mantenute, di realizzare infrastrutture, assumere personale locale e trasferire tecnologia. Tra i casi più eclatanti vi è stato quello della coreana Daewoo Logistics, che ha ottenuto gratis dal governo del Madagascar 1,3 milioni di ettari per le proprie coltivazioni intensive, ma la vicenda è emersa a livello internazionale alimentando la rabbia popolare, sfociata in un colpo di stato. Le transazioni avvengono nella massima riservatezza e con scarsa trasparenza, ma “sebbene manchino dati consolidati, negli ultimi anni vi sono stati oltre 120 accordi e progetti che assommano a diverse decine di miliardi di dollari”.

Tra le nazioni più attive nella ricerca di aree coltivabili vi sono India, i paesi arabi del Golfo, ma soprattutto la Cina. “C’è chi sostiene che siano già un milione” i contadini cinesi che siano giunti in Africa, a partire dal 1998, a seguito della crisi finanziaria che aveva colpito l’Asia. “La repubblica popolare ha il 20% della popolazione mondiale e solo il 7% della terra coltivabile”, ed un indagine del Ministero della Terra e delle Risorse di fine 2005 rivelava come la nazione avesse perso il 6,6% della terra arabile”, a seguito del processo di urbanizzazione. Sul fronte idrico la situazione è drammatica, a Pechino l’acqua viene estratta da una profondità di 1.000 metri e 300 milioni di persone nelle campagne non hanno accesso all’acqua potabile, “c’è chi sostiene che la Cina finirà per importare tank di acqua dolce come importa barili di petrolio”. 

L’informazione ha un valore enorme, ma raramente viene prezzata, ed il libro di Roiatti permette di prendere consapevolezza delle sfide che il mondo dovrà sostenere nei prossimi anni. “David D. Zhang, ricercatore dell’Università di Hong Kong, ha analizzato quasi 3.000 guerre scoppiate tra il 1400 ed il 1900, determinando una forte correlazione tra le stesse ed i cambiamenti climatici”, sebbene spesso venissero attribuite a motivi religiosi.
 
I risparmiatori retail hanno a disposizione numerosi prodotti armonizzati per prendere posizione sui business citati nell’edizione. Per acqua, agricoltura e nuove energie sono presenti prodotti a gestione attiva (fondi comuni) e passiva (certificati ed etf, in aggiunta agli etc sulle singole materie prime), mentre ad oggi non sono presenti strumenti che diano l’accesso ai terreni agricoli. I fondi immobiliari infatti si concentrano sulle costruzioni residenziali, ed inoltre il loro andamento risente solo in minima parte del valore del terreno, essendo più sensibili alle dinamiche dei tassi, per l’elevato livello di indebitamento che il business delle costruzioni porta a sostenere.
 

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