Riforma Obama, c’è il via libera del congresso

La commissione Camera-Senato ha raggiunto l’accordo sulla riforma finanziaria caldeggiata dal presidente Barack Obama. Il via libera alla versione del testo “armonizzata” è arrivato in mattinata con 20 voti a favore e 11 contrari alla Camera, 7 a favore e 5 contrari in Senato. A quasi tre anni dallo scoppio della bolla subprimes, all’origine della recente crisi finanziaria, e dopo 20 ore di maratona, i parlamentari Usa hanno approvato la più grande riforma finanziaria americana dal dopoguerra.

Prima di volare alla volta di Toronto, dove nel week-end si incontreranno i capi di stato e i banchieri del G20, Obama ha commentato brevemente il passaggio al Congresso, “che con padronanza ha saputo approvare le più dure riforme finanziarie”, sottolineando che “il 90% di quanto ho proposto è passato”.

Ecco i punti principali della riforma: sarà vietato per le banche utilizzare i depositi garantiti da fondi federali per il trading (è la cosiddetta Volcker Rule) e avranno l’obbligo di segregare i derivati in una divisione separata dal punto di vista del capitale. Gli istituti non potranno investire più del 3% del loro capitale tangibile in hedge funds e società di private equity. I broker, al pari dei consulenti, dovranno infine proteggere gli interessi degli investitori.

Nonostante le pesante pressioni esercitate dalle lobby finanziarie, che hanno comportato una limatura dei limiti più spinosi, la riforma è una vittoria per Barack Obama, che auspica di poterla firmare entro il prossimo 4 luglio.

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