Nuova Europa più sicura dei PIGS

di Alessandro Bonini

“L’Ungheria? Come la Grecia: sull’orlo del default”. Uno spericolato commento del neo governo magiaro, per giustificare un piano di austerità anziché i tagli fiscali promessi in campagna elettorale, ha spedito rendimenti e cds della “Nuova Europa” alle stelle. Eppure, sui 10 Paesi ex comunisti che sono entrati nella Ue a partire dal 2004, 8 hanno un debito pubblico inferiore alla media dell’Eurozona, che è pari al 78,7% del Pil. L’Ungheria è uno dei due sotto la media, ma la sua esposizione, che sfiora l’80% del Pil, non è neppure così catastrofica. Persino le agenzie di rating, finite sotto accusa per i declassamenti “a orologeria” del debito greco, in questo caso gettano acqua sul fuoco: i politici di Budapest “hanno straparlato, il che è tipico di un nuovo governo, ma questo non è stato capito”, ha detto Kristin Lindow, vicepresidente senior di Moody’s. E il Fondo monetario internazionale stima una crescita economica per la regione del 2,8% quest’anno e del 3,4% nel 2011.
Meno rischio dei PIGS. “In termini di rischio Paese, l’impressione è che l’annuncio sia stato eccessivo”, conferma a Soldi Luca Pierazzi, responsabile della sede italiana di East Capital, società di gestione specializzata nei mercati dell’Est. “Uno di quei casi, non più rari, in cui i governi non riescono a interagire con i mercati parlando un linguaggio chiaro e comprensibile”. L’unica similitudine con la Grecia, spiega, è il fatto che in Ungheria si siano svolte elezioni e che la nuova maggioranza abbia denunciato una situazione dei conti diversa da quella che si conosceva, il che ha accentuato la reazione emotiva dei mercati. “Ma la grande differenza è che nei prossimi quattro anni il debito greco è destinato ad aumentare, mentre quello ungherese decrescerà significativamente. Quindi anche l’extra deficit annunciato da Budapest è un episodio che si inserisce in un trend di miglioramento”.
Allargando il discorso ai Paesi vicini Pierazzi sottolinea che “il dato medio parla di uno stock di debito inferiore a quello della zona euro. In alcuni di questi Paesi ci sono già stati degli interventi del Fmi, quindi sono monitorati e sottoposti a disciplina negoziata e concordata. Inoltre gli Stati membri della Ue beneficiano di flussi finanziari che sostengono la crescita”. Nel complesso dunque “la regione non presenta rischi maggiori dei Paesi più indebitati del versante occidentale, come Grecia, Portogallo e Spagna”.
Polonia in evidenza. Le aree che in questo momento sembrano essere più solide “sono tre dal punto di vista della crescita: la Russia, la Polonia e la Turchia”, spiega Pierazzi. La Polonia è l’unico paese dell’Unione europea ad avere schivato la recessione. “Nel 2010 prevediamo che la crescita sarà solida ed equilibrata. Gioverà ricordare che la Polonia nel 2007 è stato il Paese che dopo la Gran Bretagna ha avuto il maggior numero di collocamenti di borsa”. Aspettative più contenute invece per i Paesi che hanno una maggiore esposizione delle esportazioni verso l’Europa Occidentale: “Rischiano di pagare la debolezza della ripresa economica in quell’area”. Fra questi “Slovenia e Repubblica Ceca”.
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