Sda Bocconi, ancora debole il settore del private equity in Italia

Un 2009 difficile per il private equity in Italia. Secondo uno studio Sda Bocconi nel 2009 si sono manifestati gli effetti della crisi con le operazioni ridotte di quasi 2/3. Pochissimi i leveraged buy-out (-84%) e ridotte le operazioni senza leva (-28%).

Se nel 2008 il mercato del private equity italiano aveva retto al primo anno di grande turbolenza sui mercati. Il 2009 è stato invece l’anno in cui gli effetti negativi della crisi finanziaria si sono manifestati nella loro pienezza. Ad illustrarlo, uno studio del Laboratorio Private Equity e Lbo della Sda Bocconi che evidenzia un calo delle operazioni di private equity concluse in Italia nel 2009 del 59% rispetto al 2008. E secondo gli autori i primi mesi del 2010 non presentano un’inversione di tendenza, anche se si avvertono alcuni segnali di ripresa.

Secondo lo studio, nel 2009 le operazioni di leveraged buy out (lbo) si sono dunque drasticamente ridotte (-84% rispetto al 2008) arrestandosi su un valore (enterprise value) di circa 3 miliardi di euro. Le operazioni senza utilizzo di leva si sono ridotte del 28% e sono ritornate come valore ai livelli registrati nel 2007 (569 milioni di euro nel 2009).

Si osserva invece un andamento contrario per le operazioni di “early stage”, che nel 2009 sono cresciute in numero dell’88%. In calo anche i prezzi che si attestano a livelli lievemente superiori a sei volte l’ebitda. La situazione è generalizzata anche a livello europeo con cali notevoli nel numero di operazioni rispetto al 2008 in Francia (-28%), in Germania (-25%) e nel Regno Unito (-35%).

Meglio solo la Spagna che mantiene lo stesso numero di acquisizioni del 2008 (peraltro assai ridotte). “Il mercato del private equity in Italia si sta modificando non poco, ma mantiene comunque un ruolo di primaria importanza nella nostra economia”, commenta Valter Conca, responsabile del Laboratorio private equity della SDA Bocconi. “Scompaiono le grandi operazioni, diminuiscono drasticamente gli lbo e aumenta l’interesse verso le Pmi anche nel segmento degli early stage”.

“Il momento di discontinuità, continua Conca, “è evidenziato dalla durata media delle partecipazioni in portafoglio da oltre sei anni, che mostra un ingessamento strutturale non semplice da risolvere”. Lo studio evidenzia poi che, contrariamente allo scorso anno, sono diminuite significativamente le cessioni ad investitori istituzionali, sono rimaste costanti le vendite a imprenditori (24,3% rispetto al 26,8% del 2008) ed è aumentato il peso delle cessioni ai soci (32,5% rispetto al 23,9%).Risultano ininfluenti le Ipo e le cessioni in borsa. Probabilmente sottostimato il dato dei write-off, che nel 2009 rappresentano il 24,3% delle cessioni dell’anno.

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