Moody’s, economia Ue a rischio frenata

La necessità da parte dei governi europei di sistemare i conti pubblici rischia di rallentare la crescita economica nel Vecchio Continente e, specularmente, incrementa “il rischio di revisione al ribasso dei rating sovrani”. È quanto sostiene l’agenzia Moody’s nell’ “European Sovereign Outlook”, dedicato alle prospettive sui debiti sovrani degli stati europei. “In considerazione della dimensione della sfida fiscale e del bisogno di portare avanti per molti anni stringenti politiche fiscali”, si legge nel report, “Moody’s ritiene che i rischi per la crescita economica rappresentano chiaramente un rischio di revisione al ribasso dei rating sovrani”. Questo pericolo è particolarmente significativo in Europa “dove la crescita economica è destinata probabilmente ad essere inferiore rispetto al resto del mondo a causa dei processi in corso di riduzione del debito e delle strette fiscali praticamente simultanee che attraversano gran parte del continente”.

Le “deboli prospettive di crescita”, si legge ancora nel report, “sono state un fattore importante all’origine delle azioni negative prese da Moody’s sul rating di Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e, più recentemente, Ungheria”. L’agenzia di rating considera invece i rating tripla A di Francia, Germania e Gran Bretagna “ben posizionati”, nonostante i rischi sulla crescita abbiano accorciato la distanza dal downgrade. A tre anni di distanza dallo scoppio della crisi Moody’s riconosce che “il peggio è alle spalle”. Tuttavia le sfide per l’Europa sono molte. “Alcune”, si legge, “sono immediate, come il bisogno di recuperare la fiducia nel sistema bancario, mentre altre sono più lontane, come il rischio posto dalla deflazione, o il bisogno di elaborare piani per una società che invecchia rapidamente”. Un problema, quest’ultimo, che i governi dovranno ora affrontare “da una posizione molto più debole”. Tuttavia “la sfida più grande” per l’Europa “è il bisogno di destreggiarsi con una crescita economica ben al di sotto dei tassi sperimentati nei decenni anteriori alla crisi”, e Moody’s ritiene che “la domanda domestica resterà piuttosto debole nei prossimi anni” in un contesto in cui, dopo il boom del credito tra il 2002 e il 2007, “banche, società e famiglie stanno iniziando a ridurre i loro debiti”.

Il processo di delevereging “può sottrarre l’1-1,5% annuo dalla crescita del Pil della regione nei prossimi tre-quattro anni”. I Paesi più a rischio sono “Irlanda, Spagna, Grecia, Romania e i Baltici”, dove la corsa del debito è stata più forte. Ma sulla ripresa peseranno gli effetti della riduzione dei deficit da parte degli Stati. Nel breve termine le misure di austerità “ridurranno i redditi e soffocheranno i consumi e gli investimenti”. Moody’s richiama le stime dell’Ocse secondo cui un punto percentuale di consolidamento fiscale nell’Eurozona ridurrà dello 0,8% il Pil dell’area. Qualche effetto positivo sulla crescita si potrebbe avere nel medio termine, nel caso in cui i piani “abbiano successo nel ripristinare la fiducia”. Calo del costo del denaro, riduzione dei risparmi netti del settore privato e un aumento delle esportazioni sono alcuni dei benefici attesi. Ma il già basso livello dei tassi e il gran numero di Paesi coinvolti consiglia “cautela circa l’applicazione di queste esperienze” del passato “alle attuali circostanze”. Moody’s controllerà che il sentiero dell’aggiustamento dei conti pubblici da parte dei governi “abbia il potenziale di rafforzare la crescita”, così da aver più probabilità di essere socialmente accettabile e “di essere di successo e duratura”.

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