Fiat, il “J’accuse” di Marchionne

 Non è possibile ignorare “la gravità delle accuse che ho sentito muovere verso Fiat” in questi giorni. E su Melfi: “Fiat ha rispettato la legge, ma dignità e diritti non possono essere un patrimonio esclusivo di tre persone: sono valori che vanno difesi e riconosciuti a tutti”.

 

Nei giorni in cui infuria la polemica sui tre operai licenziati e reintegrati dal giudice del lavoro a Melfi, il J’accuse dell’ad di Fiat Sergio Marchionne parte da Rimini e arriva dritto dritto in Basilicata, ai cancelli dello stabilimento, dove i tre operai hanno ascoltato attentamente il discorso del loro amministratore delegato al convegno di Cl: “Da Marchionne mi aspettavo un discorso così pesante – ha spiegato Giovanni Barozzino “o non sa cos’è la verità o la nasconde. Venga a Melfi e rendersi conto di come stanno i fatti”. Marco Pignatelli, unico dei tre a essere solo iscritto alla Fiom senza incarichi sindacali: “Non mi aspettavo certo segnali di distensione: Marchionne vuol portare avanti il suo disegno di fabbrica. Non è giusto che si metta in dubbio lo Statuto dei lavoratori».

Durante il Meeting di Rimini, che ha accolto l’ad del Lingotto con un applauso, Marchionne ha paragonato l’avventura americana con Chrysler alla situazione italiana di Fiat e affondato il dito sul mercato sul mercato del lavoro italiano : “in Italia – ha detto – ci manca la voglia e abbiamo paura di cambiare”. “Fiat – ha aggiunto – è l’unica azienda disposta a investire 20 miliardi di euro in Italia”. Riferendosi al fuoco di fila domestico, Marchionne ha detto che l’imprenditore “dovrebbe meritare, se non stima, almeno rispetto” per i rischi e gli impegni che si assume: “Trovo assurdo che la Fiat venga apprezzata e riceva complimenti ovunque fuorchè in Italia”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: