Hedge, nessun accordo a Bruxelles

Ancora discussioni e contrapposizioni sul fronte hedge fund. I 27 ambasciatori riuniti a Bruxelles non sono riusciti a trovare un accordo per le regole degli hedge fund e del private equity, soprattutto a causa delle differenti visioni francesi e del Regno Unito.

Lo scontro ha riguardato soprattutto il passaporto europeo, la licenza unica che permette ai manager anche dei paesi extra Ue di operare in tutti i paesi dell’Unione. Il timore principale di Parigi è che si rafforzi la “colonizzazione” anglo-americana del mercato. 

Londra vuole che tale licenza – che una volta concessa permetterebbe di operare in tutti e 27 gli Stati della Ue – resti soggetta alla decisione delle autorità di vigilanza nazionali. Parigi, invece, vuole assegnare tale potere all’Esma, l’autorità europea di vigilanza sui mercati che nascerà a partire dal 2011. E sulla questione erano intervenuti anche gli Stati Uniti. Settimana scorsa, difatti, Timothy Geithner aveva scritto una lettera al ministro francese Christine Lagarde invitandola a desistere dalle sue opposizioni, lettera alla quale il ministro francese aveva risposto sottolineando che sarebbe opportuno che si riuscisse ad adottare un passaporto per i fondi offshore, registrando quest’ultimi presso un’autorità europea e la sua conseguente supervisione. 

La palla passa ora ai ministri finanziari della Ue che si incontreranno lunedì e martedì a Lussemburgo. 
 



 

 

 

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