Il rebus dei dati

In un mercato ancora alterato dalla mancanza di buona parte dei volumi, a cui eravamo abituati sino a qualche settimana fa (ricordiamo che la piazza londinese riapre oggi dopo quattro giorni di inattività totale), abbiamo avuto come anticipato ieri due interessanti indicazioni provenienti dagli States, dopo due giorni di silenzio totale.

Il report relativo alla fiducia dei consumatori, molto influente perché questi rappresentano i tre quarti dell’attività della maggiore economia globale, ha mostrato un calo inatteso giungendo a 52.5 e risultando in contrasto con i balzi in avanti delle spese personali, delle richieste di sussidi e dell’indice Michigan, che nel particolare ha mostrato il risultato migliore degli ultimi sei mesi.

Il fattore che ha condotto a questo risultato è stato, con altissima probabilità, la dura situazione in cui si trova il mercato del lavoro, riportando la componente interna dell’indice di questo settore al livello inferiore da febbraio. Questo contrasto di fattori che non aiutano a vedere una solidità della ripresa, ma anzi a lasciare il mercato in balia di movimenti dovuti ai dati via via pubblicati, è stato alimentato ulteriormente dal recente report redatto da Mastercard che indica il periodo di vendite natalizio appena concluso (da inizio novembre sino alla vigilia di Natale) come il migliore da cinque anni a questa parte.

Discorso differente riguarda invece la situazione in cui si trova il mercato immobiliare, da cui la crisi è partita, poiché è giunta solamente una conferma della pessima situazione del mercato. L’indice S&P/Case Shiller ha mostrato il peggior calo da un anno a questa parte. Non deve stupire quindi che in un contesto del genere il mercato vada a premiare economie che, pensiamo alla Svizzera in particolare dove la moneta di casa ha segnato ieri un nuovo record nei confronti del dollaro, forniscano maggiori garanzie di stabilità e dati economici più brillanti.

Per l’agenda economica  di oggi l’attenzione è spostata nel Vecchio Continente con dati che potrebbero risultare interessanti in pubblicazione dalla Germania. Conosciamo tutti il ruolo che sta avendo quella che è comunemente definita la “locomotiva” della zona euro: ebbene con tassi particolarmente favorevoli e segnali di ripresa dei consumi sarà interessante notare se l’inflazione già vista in accelerazione a novembre continuerà su questa strada complicando il lavoro della BCE.

GbpUsd – grafico giornaliero

Avendo fatto riferimento al franco svizzero, sopra, ricordiamo di prestare attenzione al Superindice in calendario oggi, dopo che il precedente dato di novembre aveva fatto registrare la peggior rilevazione da aprile.
Passiamo a dare uno sguardo ai principali tassi di cambio, cominciando dall’eurodollaro.

In questo caso, mentre il mercato era già pronto a pregustarsi un nuovo massimo della moneta unica da una settimana di trading, ecco che il cambio ha rimbalzato sul livello considerato meno importante di 1.3260 e lasciato sul terreno quasi 200 punti. Siamo certi che la liquidità del mercato non abbia aiutato, ma bisogna sapere che rischi comporti fare trading in queste condizioni.

Ad ogni modo questa improvvisa inversione non ha fatto altro che riportare il cambio sull’area di supporto più volte osservata in questi giorni, 1.3070-50, riconfermandone la validità.
Il dollaro ha recuperato un po’ di terreno anche nei confronti dello yen, allontanandosi dal minimo di 81.80 e raggiungendo per poco tempo 82.50.

La direzione di questo cambio, seppur la veloce correzione, appare ancora improntata ad una discesa con un obiettivo finale prossimo ai minimi del cambio di inizio novembre. Certo ora abbiamo una conferma in più sulla validità del supporto a 81.80, che rappresenta l’ultima percentuale di Fibonacci (il 61.8% per l’esattezza) del movimento rialzista da 80.25 a 84.50. Il più importante livello di resistenza invece si trova cinquanta punti al di sopra dei prezzi attuali, 82.80.

Abbiamo quindi una figura di range trading che potrebbe coprire il cambio prima di mostrare una nuova ripresa di direzionalità.
Nuovo minimo del cambio EurJpy, che ha seguito maggiormente la discesa dell’euro. Siamo scesi al di sotto del supporto importante di 108.40 e sino a che i prezzi non dovessero riuscire a ritornarvi al di sopra, quindi è diventato la resistenza chiave, la tendenza si potrebbe considerare ribassista sino al test potenziale del precedente minimo degli ultimi nove anni di scambi, 105.50.

Vita dura per il cable che, lasciato in balia dei mercati prima di un ritorno di liquidità dei mercati inglesi, senza una ragione apparente è riuscito a discendere nuovamente al minimo fatto vedere mercoledì scorso a 1.5350 circa. Se torniamo ad osservare un grafico di lungo, magari un giornaliero, ci rendiamo conto quanto sia vicino l’ulteriore livello suggerito degli ultimi sei mesi di trading: parliamo dell’area di 1.5260-1.53 che è rappresentata da un minimo piuttosto evidente di metà settembre e quasi coincide con un calo dai massimi di 1.63 del 50%.

Il cambio GbpJpy approfitta della debolezza della sterlina per mostrare nuovamente il precedente minimo chiave di 126.40 (per la verità superandolo anche per una manciata di pips). Attendiamo l’evoluzione della giornata per vedere se da questo livello si innescheranno movimenti favorevoli ad un ripresa magari supportati da un doppio minimo su grafico con un timeframe di medio-lungo periodo. Ricordiamo il livello di resistenza nel breve di 128 come importante anche per le prossime evoluzioni.

Vediamo ora il franco svizzero, dove è stato segnato un nuovo massimo nei confronti del dollaro e per pochi punti non siamo giunti al massimo nei confronti dell’euro. Il cambio UsdChf, in una fase calante piuttosto marcata da un mese a questa parte, trova il livello di resistenza principale sull’estremità superiore del canale discendente che guida il movimento.

Un grafico orario indica una resistenza dinamica, in continuo peggioramento, oggi passante esattamente a 0.96 figura. Il cambio EurChf invece, con il doppio minimo su candele orarie a 1.2450, potrebbe avere segnalato qualcosa di interessante nell’immediato, sempre che il livello di resistenza ora a 1.25 sia oltrepassato a breve.

Vediamo ora il dollaro australiano, molto vicino ieri al punto obiettivo di 1.0180. Ricordiamo quanto questo livello sia stato provato nei primi giorni di novembre ed è proprio questo che continuiamo ad indicare come più importante livello di resistenza, in grado, se rotto di portare ad una nuovo aumento di volatilità favorevole al dollaro australiano.

Terminiamo oggi con il cambio UsdCad che, messo a segno un movimento di discesa perfetto sino all’area di supporto prossima alla parità ha ora davanti a se un bivio. Un rimbalzo dai prezzi attuali o, qualora 0.9970-0.9940 dovesse essere oltrepassato, si potrebbe innescare nuovamente un movimento favorevole al dollaro meno noto in grado nel breve di riportare sino al primo punto obiettivo di 0.98 figura.

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