Dopo la scossa, arriva la tremarella

di Alessandro Rossi

Commentando i provvedimenti del governo emessi la settimana scorsa, ha infatti dichiarato: “sono effetti limitati, ma è un inizio”. Le si potrebbe domandare di quale inizio si tratta. Riassumiamoli brevemente, questi provvedimenti. Nella famosa riunione del governo che avrebbe dovuto dare “la scossa” all’economia italiana, dopo quasi tre ore di serrato confronto, anche per la netta contrarietà di Tremonti, giustamente preoccupato di non mettere a rischio i saldi di finanza pubblica con provvedimenti estemporanei, sono stati varati: il disegno di legge costituzionale sulla libertà d’impresa, la riforma degli incentivi a partire dal 2012, unitamente all’istituzione di un tavolo sulla semplificazione, ed è stata ascoltata una breve relazione sui tempi di attuazione del piano Sud. È stato appena avviato, ma subito rinviato, l’esame della semplificazione del piano casa ed è stato confermato lo stop al disegno di legge annuale sulla concorrenza.
Di liberalizzazioni non si è parlato, così come non si è parlato della questione giovanile, di ricerca ed innovazione, né tanto meno della riforma fiscale e della lotta all’evasione (che cresce). Davanti a un quadro del genere è difficile dire che la posizione dell’opposizione è preconcetta e strumentale. In questo caso è molto difficile sostenere che Bersani e compagni fanno della propaganda quando dichiara che “niente è stato approvato solo spot ed annunci”.
Anche il misurato professor Mario Monti (seppur con qualche velleità politica dell’ultima ora) in un editoriale sul Corriere della Sera ha scritto che uscire dalla crisi ci vogliono “impegni reali e non false promesse”. Purtroppo dal governo non sono stati assunti né impegni reali, né tanto meno sono state messe in cantiere opzioni di lavoro che possano infondere fiducia. Ecco allora che persino un altro esponente politico che agisce sempre on grande misura ed equilibrio come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato che se non ci sarà chiarezza è meglio andare ad elezioni. Il problema è che Silvio Berlusconi e il Pdl faranno di tutto per non andarci rischiando di far incancrenire la situazione. Il motivo è più semplice di quello che si pensa: per la prima volta negli ultimi anni, Berlusconi è venuto in possesso di sondaggi che dicono che il Pd più Vendola (anche senza Di Pietro) possono superare l’accoppiata Pdl-Lega. Forse la bomba-Ruby sta esplodendo con effetto ritardato, ma micidiale.

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