Commodities: momento di pausa

L’unica novità che abbiamo visto ieri, rispetto alla chiara situazione di disagio globale che stiamo vivendo e che abbiamo commentato nella newsletter di ieri, è stata la chiusura della borsa italiana. Borsa Italiana ha infatti comunicato prima delle ore 9 di ieri di aver avuto dei problemi tecnici sui sistemi di informativa, andando a tenere chiusi i mercati MTA, ETF, SeDeX e MOT. Alla comunicazione, vista l’ingente numero di partecipazioni in società italiane da parte delle Libia (Eni, Unicredit, Juventus solo per fare dei nomi e mostrare il grado di diversificazione di ambito di business cercato e raggiunto dal nostro partner commerciale), si sono sprecati commenti e rumor secondo i quali la borsa è rimasta chiusa apposta per evitare sciacquoni di vendite, che alla riapertura, intorno alle 15:50, non sono avvenuti. L’indice italiano ha perso comunque, ma qualcosa come l’1%, non il 10% o più prospettato. Anche le altre borse hanno performato in territorio negativo, mentre abbiamo assistito ad una pausa nella salita delle commodities.

Per quanto riguarda il petrolio, la price action mostrata dal WTI ci fa annotare, come punto di resistenza, il livello di 98.20, mentre a supporto dell’idea rialzista che abbiamo si trova in area 95 figura. Sul brent i pattern fatti segnare sono molto simili ed individuiamo in 106 il punto di supporto ed in 108.50 la resistenza cruciale. L’appiattimento della volatilità che è avvenuto, ci fa credere che possano ripartire da un momento all’altro i prezzi, tutto verrà deciso, come detto  ieri, dal grado di avversione al rischio che pervaderà i mercati e soprattutto, per quanto a lungo esso durerà. Anche i metalli hanno subito una battuta d’arresto, andando a formare delle configurazioni a triangolo, che potrebbero sfociare presto in una rottura di livelli importanti: parliamo di 33,00/33,15 e di 32,70/32,50 per l’argento e di 1.397,00 e 1.402,00 per l’oro.

 

UsdJpy – grafico 8 ore

Il dollaro canadese dopo la pubblicazione di dati inferiori alle aspettative sulle vendite al dettaglio (-0.2% contro attese di -0.1%), ha lasciato sul campo quasi una figura ed ora scambia appena sotto il 0.9900, allontanandosi così dal supporto di medio periodo situato sulla parte bassa del 98 figura (tra 0.9820 e 0.9810 – in questi casi si può fare cifra tonda e considerare il livello della figura come significativo). In Usa invece, la fiducia dei consumatori è uscita ben migliore delle attese (70.4 il dato contro il 63/65 medio di attesa), ma non abbiamo assistito a nessuna particolare reazione sui mercati, troppo distratti dal caos che si sta vivendo. Comunque, questa rilevazione ci fa ben sperare sul futuro americano, che piano piano sta mettendo le basi, dato dopo dato, per una lenta ripresa.
Ed ora diamo uno sguardo ai cambi, incominciando dall’eurodollaro, dove notiamo come il movimento compiuto ieri nella prima parte della giornata sia stato ampiamente riassorbito dal mercato già in serata. Questo particolare movimento, ancor di più, dovrebbe confermare l’idea di quanto difficile sia propendere per una direzione nell’intraday e lasciarci invece concentrare su una ripresa del vero movimento direzionale, qualora dovessimo assistere al superamento dei due livelli chiave 1.3850 e 1.3450.

L’unica idea di breve è data dalla coincidenza dei massimi raggiunti tra venerdì ed oggi, 1.3715, oltre il quale è attesa un’estensione di breve sino a 1.3750. Il cambio UsdJpy ha definitivamente complicato la situazione con il movimento a cui abbiamo assistito ieri. Quella che sembrava una falsa rottura, di 83 come supporto, è stata poi confermata nella seconda parte della giornata, con prezzi anche in questo momento al di sotto. L’unico, ulteriore, fattore da considerare per ipotizzare una ripresa del cambio è suggerito dal livello prossimo a 82.25: su questo livello non solo transita la linea di tendenza negativa che abbiamo utilizzato per due mesi da metà dicembre scorso (sino alla rottura di due settimane fa), ma è inoltre confermato come terzo livello di ritracciamento di Fibonacci dell’ultimo movimento impulsivo di salita del cambio compreso fra 81.15 e 84. L’ultima speranza è quindi riposta in un classico pullback.

Alla fine la trendline che abbiamo sfruttato così bene sino a qualche giorno fa, parlando di EurJpy, è stata definitivamente compromessa ieri con il raggiungimento di un picco di minimo di 112.25 (non molto distante dal supporto ideale di 112 figura). Per isolarsi da questo momento di incertezza e difficoltà di riconoscimento di un trend definito, al pari dell’eurodollaro, l’idea potrebbe essere di attendere il definitivo superamento di 114 figura, per un’estensione a rialzo sino al punto di arrivo a 115 ed invece uno scivolone al di sotto di 112. Il cable, per il momento, insieme al cambio GbpJpy è quello che meglio rispetta l’idea di tendenza evidenziata da qualche giorno. Il supporto si trova oggi a 1.6085 ed ancora una volta è suggerito sia dalla linea di tendenza, in esecuzione da giorni, sia della media esponenziale di lungo su grafico a 4 ore. Poco al di sotto di 1.63 si trova il punto di arrivo di questo movimento in salita.

Parlavamo di GbpJpy, ebbene la veloce discesa di ieri ha confermato con estrema precisione il livello dinamico ipotizzato dalla trendline in salita in compimento dal’inizio dell’anno. Per le prossime ore quindi risulta ancora valido il livello dinamico di 133.50 indicato, come sul cable, da una particolare coincidenza di trendline e medie. La situazione di incertezza dei mercati rende vita sempre più facile al franco svizzero che riesce a segnare nuovi minimi sia contro euro sia contro dollaro.

Il cambio EurChf, abbandonato definitivamente 1.29, è velocemente andato all’attacco del successivo 1.2820, superandolo e giungendo qualche pips al di sotto della figura: abbiamo quindi assistito al test di altri due minimi visti a gennaio. Come indicato da qualche giorno, la speranza è ora tutta riposta in 1.2730, dato che un suo superamento esporrebbe la moneta unica ad un deprezzamento potenziale sino al minimo storico visto contro la moneta elvetica gli ultimi giorni dell’anno passato.
La situazione è ancora peggiore sul cambio UsdChf che, complice una minore ripresa del dollaro nello scorso mese, si trova ora solamente a tre quarti di figura dal minimo di 0.93. Come indicato già ieri sino ad un ritorno al di sopra di 0.95 non crediamo vi siano concrete probabilità di ripresa del cambio.

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