Quando la carta di credito è “smart”, la commissione è comunque certa

L’obiettivo è senza dubbio ambizioso. Un sistema per permettere l’accettazione di pagamenti con carta di credito, utilizzando come terminale uno smartphone. Basta chili di contato contante da tenere in casa per rispondere alle esigenze del tecnico di turno; d’ora in poi basta sperare che il nostro idraulico abbia investito un minimo dei suoi milionari proventi nell’acquisto di un tablet o di un telefono all’ultima moda. Già perché Square, start-up con base a San Francisco creata alla fine del 2009 da Jack Dorsey, cofondatore di Twitter insieme a Evan Williams e Biz Stone, punta a rivoluzionare il futuro delle mezzi di credito. Con l’aiuto di un programmatore, i due si sono messi all’opera un lettore magnetico in guisa di quadratino bianco (2,5 centimetri circa). A livello pratico basta collegare un piccolo quadrato al jack audio di un dispositivo Apple (iPhone, iPad o iPod Touch) o di un cellulare Android. Il sistema funziona in maniera estremamente semplice: dopo aver “strisciato” la carta, il lettore trasforma i dati magnetici in segnale elettrico; l’applicazione, a questo punto, traduce le informazioni in un file criptato e le invia ai server di Square. E’ qui, infine, che viene completata la transazione attraverso il network globale. Dato che nel mondo commerciale nulla viene creato per la gloria il sistema ha chiaramente un suo costo, nello specifico pari al il 2,75% di ogni transazione, una percentuale che comprende i guadagni dell’azienda e i rimborsi per le compagnie di carte di credito. Cari bancari state quindi tranquilli, anche se la rivoluzione dovesse prendere piede, una fetta della torta non ve la toglie nessuno.

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