Attesa per la Bce

Ci siamo, manca poco alle ore 13.45, quando la Bce andrà a ritoccare a rialzo i tassi di interesse di riferimento per l’eurozona, portandoli all’1.25%. Se ne parla da tutta la settimana e a dire il vero anche da più tempo, e non potrebbe essere che così, soprattutto da quando il mercato ha cominciato a muoversi sulle aspettative delle future mosse delle Banche Centrali. Cerchiamo però di comprendere insieme i motivi che stanno spingendo Trichet ed i suoi collaboratori a rialzare i tassi di interesse. Come sappiamo, l’inflazione di breve periodo dell’eurozona si è attestata sopra la soglia di tolleranza del 2%, iniziando a mettere pressione all’istituto centrale, che ha il compito unico di vigilare sulla stabilità dei prezzi. Quello che si sta cercando di evitare è che gli shock di breve termine sui prezzi cui stiamo assistendo, si traslino più avanti, andando ad intaccare le aspettative di medio periodo che attualmente risultano essere ben ancorate sotto il 2% e che sono quelle utilizzate dalla BCE per decidere le mosse di politica monetaria. Questa decisione è giunta dopo una valutazione incrociata dei rischi legati alla crescita economica e alla stabilità dei prezzi. I primi sono  visti come bilanciati e non più verso il basso, mentre gli ultimi sono visti a rialzo e generalmente non più bilanciati. La mossa di oggi potrebbe essere la prima di un moderato ciclo di rialzo dei tassi (la maggior parte degli analisti stimano 75 basis point di incremento entro la fine dell’anno) che potrebbe mostrare le seguenti tempistiche: aprile +0.25%, politica di wait and see per l’estate, ulteriori rialzi durante la parte finale dell’anno. Questo lo scenario più probabile di fronte al quale ci potremmo trovare, che avrebbe lo scopo di rimuovere gli effetti negativi di una politica monetaria che fin’ora è stata estremamente accomodante. Non dobbiamo dimenticarci che la BCE attualmente (e fino al 12 luglio dovrebbe continuare a farlo, crediamo che oggi questo punto non venga commentato nella conferenza stampa delle 14.30) sta fornendo liquidità illimitata al sistema bancario, il quale continua ad affidarsi all’istituto centrale per tutte le operazioni di rifinanziamento overnight.

 
 EurJpy– grafico giornaliero

Questo fa sì che molti istituti, ormai “dipendenti” dalla BCE, si affidino a questa scappatoia per non sistemare i propri conti e per non ricapitalizzarsi. Occorre creare dei disincentivi a rifinanziarsi esclusivamente presso l’eurosistema al fine di far tornare le banche progressivamente sul mercato, a tassi di interesse competitivi. Il rialzo non è quindi soltanto da attribuire alla fiammata temporanea dei prezzi delle commodities, ,ma ha delle motivazioni di più ampia natura alla base. Noi sinceramente crediamo che una mossa del genere non sia corretta, soprattutto dal punto di vista temporale. Gli effetti potrebbero pesare in maniera pesante sulla crescita economica dell’area euro in quanto gran parte della domanda potrebbe essere frenata dal maggior costo dei mutui e dei finanziamenti e la possibilità che l’euro si vada ad apprezzare maggiormente contro le major, dollaro americano in testa, potrebbe mettere in grossa difficoltà le esportazioni di gran parte dei Paesi europei, ad esclusione della Germania che sarebbe l’unica a non subire particolari problemi legati alla forza della moneta unica.
Passiamo a dare uno sguardo alla sezione tecnica incominciando immediatamente dalla rottura compiuta ieri dall’eurodollaro. Ebbene dopo alcuni giorni di incertezza ed a distanza di più di un anno abbiamo assistito alla rottura di 1.4280 e al raggiungimento di 1.4350. L’idea di un euro in continuo rafforzamento rimane valida e se continuerà a tenere oltre la linea di supporto che è il nostro riferimento da settimane, passante per 1.4150 oggi, potremmo addirittura aspettarci una salita ulteriore sino al primo obiettivo di 1.4480 e successivo 1.4580. Ma come abbiamo visto questo dipenderà molto dalle attese che si scateneranno oggi sui tassi europei: se i commenti della BCE non dovessero raffreddare le aspettative, la direzione parrebbe segnata.
Osserviamo ora il cambio UsdJpy, che per poco non è riuscito a raggiungere perfettamente il maggiore livello obiettivo di resistenza a 85.90. L’idea che emerge da un grafico giornaliero è che sino alla tenuta di quello che ora è divenuto il supporto maggiore, 84.50, la forte tendenza rialzista evidenziata negli ultimi dieci giorni potrà continuare a rimanere intatta.
Vediamo ora il cambio EurJpy che in una settimana è riuscito a raggiungere tre livelli di lungo periodo davvero interessanti. Abbiamo, infatti, avuto il superamento di 118.30 e 122.30, rispettivamente i primi due livelli suggeriti dalle percentuali di ritracciamento di Fibonacci, 38.2% e 50%, del movimento di lungo compreso fra 139.30 e 105.40, individuabile perfettamente tramite l’ausilio di un grafico giornaliero. In settimana abbiamo parlato anche di 120, che oltre a essere un livello particolarmente efficace dal punto di vista psicologico trae importanza da un supporto del passato ed è stato confermato due giorni fa durante la salita: proprio quest’ultimo diviene il più interessante livello di supporto nel breve.
Analizziamo ora la sterlina che, generalmente, ha perso terreno ieri a causa della pubblicazione della produzione industriale, risultata in calo dell’1.2%, il peggior dato in più di un anno.
Il cable, nonostante il calo di ieri però, continua a mantenersi stabile nei pressi di 1.63, non troppo distante quindi da un eventuale nuovo tentativo di rottura di 1.64, da considerare come maggior resistenza di lungo. L’area di 1.6260, in qualità di supporto, confermerà se questo sarà possibile oppure assisteremo ad un nuovo declino del cambio.
L’euro ha potuto riprendersi ieri una discreta rivincita rispetto alla sterlina, essendo i prezzi tornati a viaggiare in area 0.88 figura. Quella che rimane ancora come la maggiore area di divisione di un trend favorevole o meno alla moneta unica è certamente 0.8760, anche se la precisa tendenza positiva di lungo è stata oramai oltrepassata.
La correzione della sterlina nei confronti della valuta nipponica ha condotto ieri i prezzi molto vicino al livello di supporto più interessante di 137.80. Nessuna novità quindi sul cambio che, sino alla tenuta di quest’ultimo, continua a ritrovarsi in una forte tendenza rialzista con obiettivi a 142.70 e 147.50.
Nessuna grossa novità sul franco, che continua a mantenersi stabile, ovviamente rispetto agli ultimi giorni, sia contro euro che contro dollaro.
Il cambio EurChf ha mostrato ancora una volta quanta importanza abbia l’area di resistenza compresa fra 1.32 e 1.3250, mentre il cambio UsdChf fatica tremendamente ad allontanarsi dall’area di equilibrio di 0.92. In entrambi i casi però gli ultimi movimenti hanno permesso di individuare due livelli di supporto interessanti di breve, rispettivamente 1.3075 e 0.9130.
Concludiamo con il cambio AudUsd, dove crediamo non sia possibile mettere in dubbio il movimento positivo che sta tuttora avvenendo. Ciò che possiamo fare, notando un grafico orario, è osservare la ricorrenza del livello di 1.0420 come livello di resistenza prima e supporto poi, che lo eleggono come più interessante supporto nel breve. Se allargassimo invece il nostro orizzonte noteremmo che il maggior livello di tenuta della tendenza di lungo si trova una figura al di sotto.

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