Che brutti dati

All’indomani di una serie di dati come quella di venerdì crediamo sia perfettamente normale incominciare a parlare delle ragioni della generalizzata debolezza del dollaro: solo il rapporto con il dollaro canadese, tra le valute più conosciute, ha visto la valuta americana chiudere in territorio lievemente positivo.
Chi di voi sia rimasto attaccato ai mercati sul finire di settimana scorsa, ha certamente visto in diretta la pubblicazione dell’ultimo tassello, in ordine cronologico, dell’importante puzzle che rappresenta ora l’economia americana, dal futuro non certamente roseo. I dati relativi al settore dell’occupazione hanno infatti tradito ogni aspettativa risultando la peggior serie da mesi. Nello specifico abbiamo avuto la consueta rilevazione di inizio mese dei Non Farm Payrolls (la variazione degli impiegati, ad eccezione del settore agricolo, notoriamente il più volatile) e del tasso di disoccupazione: il primo dato è risultato positivo di 54 mila unità, tra volte inferiore alle aspettative degli analisti, mentre il secondo ha stupito con il peggior dato da settembre 2010, giungendo al 9.1% quando il mercato attendeva un miglioramento dal 9 al 8.9%. Questo non solo raffredda definitivamente le prospettive di rialzo dei tassi per i mesi a venire (qualcuno si è già spinto in previsioni aspettandosi tassi fermi per 12 mesi) ma complica ulteriormente la delicata situazione americana con un mercato immobiliare che arranca, prezzi delle commodities ancora elevate ed un mercato del lavoro, ora, che difficilmente potrà migliorare nell’immediato. Ricordiamo come, per peggiorare una situazione già di per se negativa, che se la tendenza evidenziata da questi dati dovesse continuare almeno per un trimestre la Fed si vedrebbe costretta ad attuare un nuovo piano di stimoli economici addizionali: il QE3 di cui si era già cominciato a parlare la settimana scorsa. In settimana (mercoledì sera alle 20 per la precisione) è atteso il Beige Book, in grado di confermare o meno la pessima visione generalizzata del paese. Ricordiamo che il Beige Book altro non è che una sorta di riassunto della condizione dell’unione americana redatto dai distaccamenti della Fed nei vari stati: da questo dipende la decisione del FOMC la riunione successiva, in questo caso il 21 e 22 giugno prossimi.

 
UsdJpy – grafico orario

Andando oltre, un’altra ragione venerdì ha permesso una ripresa della moneta unica: la conferma che la Grecia, non solamente riceverà la seconda tranche del prestito inizialmente stabilito, ma addirittura è stato stabilito un nuovo piano di aiuti. Ad affermare questo è stato venerdì in serata il presidente dell’Eurogruppo, Juncker, che ha inoltre dichiarato come il piano sarà subordinato a riforme strutturali importanti del paese, tra cui l’innalzamento delle tasse sulla proprietà ed una minore esenzione di pagamento. Certamente la Grecia ha all’orizzonte un periodo di contrasti interni, necessari però affinché sia congiurato il rischio default per il paese.
Passiamo ora a dare uno sguardo ai grafici con la certezza, visto lo scenario sopra descritto, di trovare un dollaro debole ed un euro forte.
Il cambio eurodollaro, nello specifico, ha rotto l’ultimo livello statico considerato come livello chiave di resistenza, 1.4570, dando così il via ad un recupero totale di quel drastico movimento di calo visto esattamente un mese fa. La tendenza di ripresa della moneta unica, con origine il 23 maggio scorso, continua con ottima intensità e trova un ultimo livello di resistenza sul proprio cammino: l’area compresa fra 1.4715 e 1.4750 dove a fine aprile possiamo riconoscere una serie di resistenze e supporti davvero precisa. Nell’immediato, come livello di supporto possiamo considerare il punto di rottura sopra indicato, mentre allargando l’orizzonte temporale preso in considerazione si potrebbe osservare il percorso di salita compiuto dal cambio congiungendo i minimi crescenti trovando così un’area a 1.4450, oggi non utilizzabile, a meno di serie novità.
La difficoltà del dollaro è riscontrabile anche nei confronti dello yen, dove troviamo un cambio UsdJpy in continuo calo. Questo movimento ha venerdì confermato la rottura del livello di supporto considerato importante a 80.60, aumentando drasticamente le possibilità di vedere un cambio nuovamente al di sotto di 80 figura a distanza di un mese esatto. Se infatti nel breve anche il livello di supporto di 80 salterà (la direzione in effetti appare chiara), crediamo che il raggiungimento di 79.55 sia questione solamente di poco tempo. Dato che 80.60 è risultato così interessante come livello di passato supporto, viene indicato per le prossime evoluzioni del cambio come livello di resistenza.
La risalita del cambio EurJpy di venerdì pomeriggio ha seguito fedelmente quella dell’eurodollaro. Questo ci permette di trovare nel breve un livello interessante, dato che proprio a distanza di 30 punti si trova il massimo raggiunto del cambio la settimana scorsa. Data la veloce risalita troviamo con difficoltà un livello di supporto davvero interessante. Probabilmente 117.15 si candida come il più indicato, data la coincidenza di due minimi della risalita di venerdì con un’area di interesse precedente (19-20 maggio scorso).
Finalmente venerdì anche il cable ha saputo approfittare della debolezza del biglietto verde andando ad invertire la tendenza negativa in atto da una settimana esatta. 1.6350 è stato il livello che, una volta rotto, ha condotto ad una ripresa di 100 punti esatti, 1.6450, sino a trovare il primo livello di resistenza in grado di interrompere la nuova strada intrapresa. Affinché il nuovo percorso non sia solamente un’illusione non dovremmo avere un ritorno dei prezzi al di sotto del punto di rottura, 1.6350.
La forza della moneta unica continua a manifestarsi senza sosta contro la sterlina. Il cambio ha infatti dato vita ad una ripresa di 300 punti in una settimana andando con facilità ad oltrepassare livelli di resistenza interessanti. L’ultimo a cui facciamo riferimento era dato nei pressi di 0.89 (0.8880 per l’esattezza) che ora si candida come più interessante livello di supporto nel breve e trampolino di lancio finale per l’attacco a 0.9040, dato che rappresentava l’ultimo livello di Fibonacci prima di un recupero totale della tendenza negativa evidenziata fra il 5 ed il 25 maggio scorsi.
Il franco sta avendo una vita molto semplice contro il dollaro, un po’ meno contro l’euro.
Partendo da quest’ultimo rapporto vediamo come la tendenza, pur sempre fortemente ribassista, abbia trovato un minimo a 1.2050 (mercoledì) non più oltrepassato la settimana scorsa. Se il cambio dovesse riuscire a stazione al di sopra di 1.2250, che appare come evidente area di resistenza, potremmo assistere ad una ripresa di un ulteriore paio di figure in grado di allentare la morsa sull’euro.
Il cambio UsdChf invece sta mostrando ogni giorno che passa un nuovo minimo. Siamo giunti a 0.8327 in apertura di mercato ieri sera, con l’idea che non rimarrà il minimo molto a lungo. Anche in questo caso la tendenza è fortemente ribassista per il cambio e sino ad un ritorno al di sopra di 0.8450 lo scenario rimane favorevole al franco.

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