Il testa spalle nel testa spalle

Questa mattina non possiamo far altro che partire parlando della fortissima caduta che ha colpito la moneta unica europea dopo che gli investitori, spinti dalle immagini degli scontri che stavano avvenendo fuori dal parlamento greco tra gli aderenti allo sciopero generale e la polizia, si sono fatti prendere dal panico ed hanno cominciato a vendere euro. Il movimento, partito velocemente, e l’analisi tecnica (come vedremo tra poco) hanno fatto il resto, autoalimentando vendite che ci hanno portato a 1.4100 da 1.4400. Come ben sappiamo i circa 20.000 manifestanti erano in rappresentanza di tutto il popolo greco che non vuole sobbarcarsi ulteriori tagli agli stipendi ed ulteriori misure di austerity, che devono essere approvate dal governo in quanto richieste da FMI e BCE in sede di elargizione degli aiuti. E qui si gioca la partita. Papandreou, il primo ministro greco, sembra stia davvero cercando di fare di tutto per riuscire ad approvare delle riforme che vadano a migliorare la situazione finanziaria del Paese, ma sembra di assistere ad una lotta impari di un uomo contro una Nazione intera, opposizione compresa. Il presidente ha cercato in tutti i modi di collaborare con l’opposizione, con l’unico fine di approvare delle misure di austerity che prevedono 28 miliardi di euro di tagli dal 2012 al 2015, senza successo. Oggi egli dovrebbe procedere con un rimpasto di governo dopodiché dovrebbe essere richiesto subito il voto di fiducia al parlamento, vedremo cosa accadrà. Certo è che nel caso in cui dovessero arrivare ulteriori brutte notizie in grado di mantenere i livelli di avversione al rischio su quelli visti ieri (e anche stanotte in Asia), potremmo assistere ad estensioni dei movimenti visti ieri che vedono in testa l’euro venduto (vedremo anche come l’EurChf che come sosteniamo da tempo rappresenta un buon benckmark di valutazione dello stato di salute della moneta unica europea) e le valute rifugio che salgono proprio in quanto gli investitori vanno ad acquistarle, considerandole dei safe heaven, in momenti delicati come questi. Parliamo di dollaro americano, yen giapponese e franco svizzero.

 
EurUsd – grafico 2 ore

Quello che anche testimonia le forti tensioni sui mercati e la fortissima paura di contagio di altri paesi periferici europei è il fortissimo aumento degli spread tra i bond dei paesi periferici ed il bund ed i livelli raggiunti dai rendimenti dei titoli di stato a due anni greci (28%) e dai credit default swap (quello greco è salito a oltre 1.685, il che significa che per assicurare 10 milioni di dollari di debito pubblico greco, gli investitori devono pagare più di 1.5 milioni di dollari, giusto per dare un’idea di grandezza). Cosa succederà ora? Quale sarà il market driver da qui alle prossime settimane? Non è difficile dirlo, è praticamente impossibile in quanto, soprattutto sull’EurUsd abbiamo visto nelle ultime settimane movimenti che l’hanno portato da 1.4000 a 1.4900 (spinto dal market mover differenziale di tasso), da 1.4900 a 1.4000 (spinto dal market mover timore per il debito greco), da 1.4000 a 1.4700 (spinto nuovamente da una ritrovata rilassatezza sulla situazione europea) e da 1.4700 a 1.4100 (con obiettivi ancora più a ribasso, ancora a causa del timore del contagio di altri Paesi europei). A livello macroeconomico cos’è cambiato lato euro e lato dollaro? Niente, se non per il fatto che ci sono state ulteriori conferme circa la situazione economica dei due colossi e circa le mosse di politica monetaria che verranno messe in atto dalle rispettive banche centrali, eppure il mercato si è mosso violentemente una volta a favore di euro ed una volta a favore di dollaro, spinto da attenzioni di breve periodo sulle diverse problematiche.
Incominciamo la consueta sezione di analisi tecnica da un’interessantissima situazione che sta vivendo l’eurodollaro. Più ieri mattina i prezzi subivano una discesa più era piuttosto evidente come il livello di precedente minimo, area 1.4320, si sarebbe rivelato importante. Non solamente per la presenza di una buona serie di livelli di minimi precedenti, ma poiché il repentino calo iniziato il giorno prima ha fatto assumere al grafico (con candele a 2 ore per esempio) una configurazione a noi nota. Osservando il grafico infatti, dal primo di giugno scorso, è stato possibile scorgere, con netta distinzione, una figura di testa spalle di lungo, venutasi a creare al termine della medesima figura evidenziata la settimana passata, presente in un timeframe inferiore. Un fatto più unico che rare che impone a questo punto la massima attenzione all’evoluzione dei prezzi dato che, l’ampiezza di questa ultima configurazione rapportata al punto di rottura o neckline (esattamente 1.4320) restituisce un punto obiettivo finale a ribasso in direzione del precedente minimo di fine maggio: 1.3960 per l’esattezza. A questo spunto grafico, con cui probabilmente non tutti saranno concordi, possiamo aggiungere un rafforzativo, matematico, fornito dal superamento dell’ultima percentuale di ritracciamento di Fibonacci, che consegnava l’ultimo supporto utile nei pressi di 1.4250. Nel breve troviamo un’area di resistenza prossima a 1.4200, mentre, come ovvio che sia, il livello più importante è ancora rappresentato dal punto di rottura di ieri.
Alla fine il cambio UsdJpy è riuscito, dopo vari tentativi mancati, a rompere il livello di resistenza a 80.60. Diciamolo subito, non si è trattato di un movimento tale da spostare il mercato, ma piuttosto un inizio ed un ulteriore elemento a favore di una ripresa del dollaro, dai livelli di minimo che sta mantenendo da parecchio tempo. Da 80.60 siamo giunti infatti sino a 81 figura, livello che si è già rivelato nella sua natura di resistenza. Se anche questo dovesse capitolare, nell’immediato il punto obiettivo si trova 30 pips al di sopra. Come andiamo dicendo da giorni, un movimento di discesa particolarmente lento e ristretto non può trovare obiettivi a rialzo particolarmente vantaggiosi. Ciò che sarà interessante è la rottura o meno di 81.30.
Osserviamo ora il cambio EurJpy che, seguendo fedelmente la moneta unica in calo, ha compiuto una discesa di più di 200 punti da ieri mattina. Lo spunto interessante in questo caso è giunto dalla rottura, oramai definitiva, di 115 figura in grado di rappresentare per le prossime ore livello di resistenza. Il primo obiettivo naturale si trova a 113.90, minimo del 25 maggio scorso e livello già praticamente raggiunto dal profondo calo. Il secondo si trova a 113.40 e sarà il vero livello di conferma in grado di indicare un movimento ancora più ampio. È facile osservare come in due occasioni, perfettamente, il livello sia risultato utile per portare ad un’inversione di più figure.
Guardare al cable è come guardare all’eurodollaro. Il calo di entrambi è infatti particolarmente sovrapponibile. Anche in questo caso gli ultimi livelli di supporto sono stati rotti e nonostante non vi sia alcuna figura di inversione che indichi un target di minimo già visto in precedenza, sembra proprio che 1.6070 possa essere il naturale livello di conclusione di questa ondata ribassista, alimentata dall’avversione al rischio.
Il calo dell’euro ha contagiato anche il cambio EurGbp che sembra aver mollato ogni sorta di freno: dopo il superamento di 0.8750 sembra rimanere esclusivamente 0.87 figura a rappresentare una speranza di supporto. Se dovesse essere rotto anche questo il ritracciamento del movimento incominciato a fine maggio potrebbe completarsi a 0.8615. Per le prossime ore utilizzeremmo 0.8785 come livello di resistenza dato che qui transita la linea di tendenza negativa che segue il calo del cambio incominciato l’8 giugno scorso.
A distanza di tre giornate dobbiamo andare a registrare un nuovo minimo sul cambio EruChf. Questa volta i prezzi sono giunti, di qualche punto, al di sotto di 1.20 figura. Inutile soffermarci di nuovo sul fatto che si stia ancora compiendo una tendenza ribassista e di come si debba aspettare delle conferme prima di anticipare un movimento di ripresa dell’euro. Data la recente tenuta siamo portati a seguire ancora una volta la media mobile di lungo, su un grafico con candele a 4 ore, oltre alla linea di tendenza negativa che insiste da inizio aprile e che con una dose di approssimazione transita molto vicino alla media, 1.2260.
Il cambio UsdChf invece ha compiuto un percorso, seppur inferiore, di allontanamento dal minimo. In questo caso abbiamo visto la rottura di 0.8450 ieri e il raggiungimento dell’ulteriore 0.8550. Ancora una volta questo cambio si muove con gran precisione andando a toccare i livelli di resistenza statica precedente (5 e 31 maggio scorsi). I due appena descritti sono ancora i livelli da considerare utili per l’immediato futuro.

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