Il Venture Capital si fa strada anche in Italia

Sono 31 le nuove operazioni di venture capital in start-up italiane poste in essere nel corso del 2010 che, aggiunte alle 109 avviate dal 2004 al 2009, portano a un totale di 140 le società partecipate negli ultimi 7 anni. E’ quanto emerso dal Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeMTM 2010, realizzato  dall’Osservatorio Venture Capital Monitor attivo presso l’Università Carlo Cattaneo-LIUC di Castellanza, in collaborazione con AIFI, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital, con il contributo di SICI – Sviluppo Imprese Centro Italia SGR e il supporto di Bassilichi SpA.

Nel dettaglio, le operazioni di investimento sono state realizzate da una trentina di differenti operatori, per lo più di matrice nazionale. Il 25% degli investimenti (8 operazioni) è stato realizzato in syndication e cioè ha visto la partecipazione di due o più investitori nella medesima società target. L’operazione-tipo è stata caratterizza da un investimento medio di equity pari a 2,7 milioni di euro (1,4 milioni di euro nel 2009), con i quali risulta acquisita una partecipazione media del 45% del capitale di società costituite da circa un anno e nate per lo più su iniziativa privata. In termini di modalità di origination delle operazioni di investimento in nuove società si nota come, rispetto al passato, gli spin off universitari, internazionalmente bacino attrattivo dei capitali di ventura, abbiano intensificato la propria presenza (25% rispetto al 10% del 2009) anche in Italia.

Le aziende target risultano localizzate nel Nord Italia (prevalentemente in Lombardia che ha rappresentato il 35% del mercato) e per lo più attive nei comparti Cleantech e Biofarmaceutico, con un fatturato medio di 2 milioni di Euro, realizzato con una forza lavoro composta da 9 unità. “Per il 2010 mettiamo a segno una crescita significativa del settore del venture capital rispetto alla media degli anni precedenti, sia per numero che per dimensione” ha commentato Massimo Abbagnale, Presidente di SICI Sgr. “Registriamo con soddisfazione che l’impegno e la costanza degli operatori del comparto sta dando risultati importanti e ci auguriamo che questo preluda a un ulteriore incremento di imprese innovative. Mai come ora per uscire dalla crisi serve investire nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico delle imprese”.

Interessanti novità hanno caratterizzato il 2010, soprattutto in merito alla geografia del mercato e ai settori di intervento. In termini di distribuzione geografica delle aziende target, se si tralascia la leadership confermata della Lombardia, si rileva una duplice tendenza in atto. Da un lato sembra consolidarsi il rallentamento dell’attività in Piemonte (stabile al 10% dal 2009), territorio storicamente prolifico di start-up tecnologiche (circa il 30% del mercato nel 2004-2008). Dall’altro lato, si conferma il trend di crescita del Mezzogiorno, con 5 operazioni realizzate nel 2010, pari al 16% del totale (una sola operazione nel 2004-2008). Un trend, questo, che rispecchia la strategia di investimento messa in atto da alcuni nuovi fondi grazie al supporto del Fondo High Tech del Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione.

Da notare, infine, i deal realizzati per la prima volta sul territorio sardo: Paperlit (partecipata da Annapurna Ventures, Zernike Meta Venture e Net Value), una start-up che ha ideato un’omonima piattaforma web e mobile; Money 360 (partecipata da Vertis SGR e Annapurna Ventures), piattaforma di servizi finanziari on-line; X2TV (finanziata da Quantica SGR), provider di servizi di intrattenimento accessibili da terminali digitali fissi e mobili. “Anche in un anno ancora difficile per il settore del capitale di rischio come è stato il 2010″, ha affermato Giampio Bracchi, Presidente di AIFI: “il Venture Capital italiano ha invece mostrato una dinamica di crescita molto più positiva rispetto agli altri segmenti del mercato. Ciò è stato possibile anche grazie al fatto che la sinergia tra finanza, imprenditoria e ricerca si è intensificata e sta divenendo sistemica, estendendosi anche al Mezzogiorno e coinvolgendo maggiormente gli spin-off universitari. Né va dimenticato l’impegno del settore pubblico per ampliare il sistema del Venture Capital, che ha visto attivi un crescente numero di operatori”.

Per quanto riguarda i settori d’intervento, l’analisi aggregata mostra come il 48% degli investimenti si sia concentrato nel Cleantech (29%) e nel Biofarmaceutico (19%). Parallelamente si è registrato un forte ridimensionamento dell’ICT, da sempre punto di riferimento per questa tipologia di investimenti (due sole operazioni per l’anno in oggetto, la sopracitata Paperlit e Montalbano Technology, attiva nell’industry della sensoristica wireless, ad opera di SICI SGR). Nel dettaglio, all’interno della categoria Cleantech, il 45% del totale degli investimenti è stato destinato alle energie rinnovabili, mentre il 55% ha riguardato i servizi di gestione ambientale d’impresa, trattamento acque reflue, eco-ediliza, bonifica e riciclo. Tra queste operazioni si ricordano la toscana Ecopol (di SICI Sgr), produttrice di plastica biodegradabile a base di Alcool Polivinilico, e Greentech Innovation (di Microcap Italia Holding) specializzata in impianti per il recupero di materie prime derivanti dai residui dei processi produttivi. Anche il comparto sanitario (13%) si conferma un settore d’interesse per i venture capitalist.

A titolo esemplificativo si ricorda l’investimento di Centrobanca in Biocell Center, la prima società a livello internazionale ad aver attivato un servizio di crioconservazione delle cellule staminali provenienti da liquido amniotico. I primi 3 settori d’attività (Cleantech, Biofarmaceutico e comparto sanitario) rappresentano il 61% dell’intero mercato, mentre la restante parte risulta distribuirsi omogeneamente all’interno di una serie di settori polverizzati più o meno tradizionali. “Per verificare le linee di crescita e indirizzare gli interventi”, ha continuato Bracchi, “questo sistema necessita di strumenti in grado di monitorare e analizzarne i trend. Strumenti come il VEMTM, oggi alla sua terza pubblicazione, che, attraverso la raccolta mirata e lo studio di dati sul Venture Capital, aiuta a comprendere ed interpretare con sempre maggiore chiarezza l’evoluzione e la crescita del mercato”.

“La nostra partecipazione a questa iniziativa trova la sua ragion d’essere in due motivazioni”, è intervenuto Antonio Martone, CFO di Bassilichi SpA: “da un lato, nella storia di Bassilichi che ci ha visto protagonisti di una rinascita, resa possibile anche grazie al prezioso contributo del Fondo SICI che ha creduto nel nostro progetto; dall’altro, nella nostra visione del futuro in quanto siamo disponibili a valutare la partecipazione in iniziative ad elevato contenuto tecnologico, da portare avanti insieme a partner interessati ad entrare in mercati innovativi”.

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