Aspettando un segnale positivo

Il timore di un possibile periodo di recessione americana ed il timore, rinnovato, di possibili nuovi contagi del rischio debito sovrano, ai paesi europei, ha fatto compiere ai listini azionari un movimento in negativo davvero preoccupante, guidando ad una fuga dal rischio generalizzata. Dopo che le borse europee hanno chiuso tutte con un segno negativo di almeno il 3% (maglia nera ancora l’Italia con un -5.16% registrato dal FTSE Mib con alcuni bancari in calo del 9%), è stato il turno di Wall Street chiudere con  un Dow a -4.31% ed NASDAQ a -5.08%: non fa meglio Tokyo, che in questi istanti lascia sul terreno più del 3%.

Per quanto riguarda l’economia a stelle e strisce oggi, dovrebbe essere una giornata importante, poiché la serie di dati relativi al mercato del lavoro potrebbe fornire un minimo di ossigeno o portare definitivamente verso una direzione certa, purtroppo negativa. Dati giudicati male dal mercato potrebbero poi riflettere una ulteriore contrazione del PIL e questo sarebbe probabilmente seguito da nuove politiche di espansione economica, come l’adozione di un nuovo piano di Quantitative Easing (QE3).

Sappiamo da tempo che la rilevazione dei Non Farm Payrolls (NFP), ovvero la variazione degli impiegati nel settore non agricolo americano, sia uno di quei dati che da solo può portare una grande volatilità sul mercato: la rilevazione di oggi per di più avviene al termine di un percorso negativo e con un mercato che aspetta solamente la classica goccia per fra traboccare il vaso.

Dal 2000, la crescita media mensile del dato è stata sostanzialmente zero (+4000) mostrando come  negli Stati Uniti, da tempo, sia in atto una contrazione del mercato: il Beige Book stesso, ha recentemente evidenziato come “le condizioni del mercato del lavoro rimangono deboli in più distretti della Fed”.  La recente incertezza è probabile che stia pesando sulla fiducia delle imprese e, quindi sulle loro nuove assunzioni. Di conseguenza, non si prevede un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.

AudUsd – grafico giornaliero

Ci si aspetta che i NFP escano, per il mese di luglio, intorno a 75.000 unità, prendendo la media trimestrale da 39.000 sino agli 87.000 del mese precedente. L’economia ha bisogno di generare circa 110,000-125,000 posti di lavoro al mese, solo per mantenere il tasso di disoccupazione stabile, a causa della costante crescita della popolazione. Quindi, ci aspettiamo che la disoccupazione, con un dato inferiore a 125.000, passi da 9,2% sino a 9,3%. Questo sarebbe il quarto aumento mensile consecutivo.
Per quanto riguarda il Vecchio continente abbiamo avuto ieri la consueta riunione di politica monetaria della BCE dalla quale sono emerse delle novità. Non certamente per il tasso di interesse che rimane stabile a 1.5%, quanto invece per le mutate condizioni economiche dell’area euro che la stessa BCE ha riconosciuto e che intende affrontare continuando il piano di acquisto dei titoli di stato dell’eurozona (che affermano di non aver mai interrotto) e tramite un’attenta valutazione della stabilità dei prezzi. Non è stato invece risposto al mancato acquisto dei titoli di stato italiani, la cui situazione si fa sempre più complicata.
L’incertezza che grava sul nostro paese non ha infatti permesso allo spread del Bund con nostro Btp decennale di ridursi, ma anzi è peggiorato avvicinandosi al precedente massimo, in area 392, portando così il rendimento quasi allo stesso livello dei titoli di stato Spagnoli. La stessa BCE ha fatto appello all’Italia affinché siano fatte le riforme strutturali il prima possibile, anticipando i tempi del risanamento fiscale e della spesa pubblica. Vedremo se l’appello condiviso ieri anche dalle nostre parti sociali sproni la politica a mostrare qualcosa di concreto al mercato sempre attento ad ogni minima notizia.

Il clima che abbiamo descritto sopra si è mostrato sul mercato con una rinnovata avversione al rischio: chi ne ha beneficiato è sempre l’oro, il franco, lo yen a spese delle valute ad alto rendimento.

Cominciamo dall’eurodollaro per notare come, dal massimo di ieri notte sino al minimo di questa notte, sia stato compiuto un percorso di più di 300 punti. Il calo della moneta unica di poco più del 2% ha permesso di rompere il livello giudicato interessante come supporto, posizionato a 1.4180. La direzione sembra poter continuare oltre, per cui il precedente minimo di 1.4020 non appare nemmeno troppo distante. Attenzione a 1.4180 poiché potrebbe favorire una ripresa del cambio, almeno per un centinaio di punti.

Il movimento in salita di ieri del cambio UsdJpy, incominciato grazie all’intervento della BoJ, dopo essere giunto sino a 80.20, è stato interrotto bruscamente nel pomeriggio di ieri in seguito alla conferenza del presidente della BCE. Quando anche l’ultimo segnale di una ripresa del trend, la rottura a rialzo di 79.60 era stato dato, le mutate condizioni del mercato hanno fatto il resto. Se osserviamo il movimento nel breve (candele orarie per esempio), possiamo trovare una coincidenza interessante per il probabile prossimo punto di supporto. A 78 figura, infatti, transita la media di lungo oltre che l’ultima delle percentuali di ritracciamento di Fibonacci del movimento compreso fra 76.50 e 80.20.

Vediamo ora il cable, sapendo che i tassi in UK sono rimasti stabili allo 0.5%. Il movimento in calo ha colpito anche questo cambio, pur resistendo maggiormente, testimoniando come l’attacco sia mirato alla moneta unica.
Abbiamo avuto, nella notte, il test perfetto del precedente minimo a 1.6225, mantenendosi ora il cambio stabile nei pressi di 1.6260 (che ricorderete essere il nostro livello ideale di svolta e dove tuttora transita anche la media di più lungo periodo). Monitoriamo da vicino la situazione perché uno scivolone oltre il minimo visto potrebbe fornire lo spunto della rottura a ribasso mancato sino ad ora.

Il franco, come abbiamo scritto sopra, non ha perso occasione di apprezzarsi nuovamente contro i maggiori antagonisti.
Il cambio EurChf, il più duramente colpito, non solo è andato a ritracciare quanto fatto vedere dopo l’intervento sui tassi della SNB, ma addirittura siamo andati oltre, testimoniando una volta di più come il mercato sia più forte di un singolo intervento. Abbiamo quindi visto un nuovo minimo per il cambio, 1.0710, avendo conferma ancora una volta ieri di quanto aspettare il superamento della media mobile di breve (su grafico orario) possa essere un interessante spunto per una ripresa del cambio.
Il cambio UsdChf ha mostrato una gran difficoltà a giungere oltre 0.78 figura, successivamente mostrando un calo sino ad avvicinarsi al precedente minimo. 0.7605 deve essere il nostro campanello d’allarme per valutare una nuova ripresa del percorso ribassista dei prezzi.

Vediamo ora il dollaro australiano, la cui vendita contro dollari ha portato il cambio ad un calo di più di 640 pip in meno di quattro giorni. È così stato spazzato via il minimo, obiettivo della discesa, a 1.0560 andando addirittura ad interrompere la salita, in atto da giungo 2010. L’ultimo livello di supporto che potrebbe avere un senso utilizzare è dato da 1.04, il minimo dei prezzi visto alcune volte da aprile scorso. Inutile dire come una rottura decisa della trendline, che transita a 1.05 possa avere obiettivi ambiziosi: senza voler anticipare i tempi sembra che la parità sia il primo (almeno questo emerge osservando un grafico giornaliero e aggiungendo Fibonacci all’ultima grande salita).

Si trova, prevedibilmente, anche in difficoltà il dollaro neozelandese. Il cambio NzdUsd ha infatti oltrepassato, anche se solo temporaneamente, quello che abbiamo visto come livello di supporto più interessante per consentire al cambio di mantenere un movimento rialzista. L’estremo inferiore dal canale rialzista in atto da marzo transita a 0.8320 e l’escursione di minimo sino a 0.8280 ha fatto temere per qualcosa di ancora peggiore. Dato il ritorno dei prezzi, veloce, al di sopra potremmo continuare a considerare questo come livello di svolta ribassista sapendo che a 0.8220 si troverebbe il primo obiettivo.

Concludiamo la panoramica sulle commodity currency con il dollaro canadese, anch’esso molto venduto. Il cambio UsdCad ha subito una forte risalita che ha superato le migliori attese, dopo la rottura di 0.96, due giorni fa. Siamo giunti a 0.9815, per cui a meno di una figura dal massimo di riferimento del cambio per una svolta di lungo.

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