Quali opportunità sui mercati? Anima e Prima Sgr rispondono ai Pf

Anima e Prima rispondono in chat alle domande dei promotori finanziari sulle opportunità offerte dai mercati nel contesto economico attuale, su come costruire un portafoglio oggi, sulle prossime mosse delle Banche centrali. E ancora, sulla questione dello spread, quella dei piani di accumulo e sui paesi emergenti: se questi ultimi, insomma, possono essere in grado di proteggere i nostri investimenti. Rispondono Mary Thomson, Responsabile Investimenti azionari di Anima, Maurizio Vanzella, Direttore commerciale di Anima e Luca Felli, Responsabile Bond e valute di Prima.

 “Il mercato ha penalizzato tutti i titoli azionari quotati e particolarmente gli industriali e finanziari”, osserva qualcuno. “Stanno così male di salute le società quotate?” 

Risponde Mary Thomson: “all’inizio di agosto abbiamo visto un crollo simile a quello dell’87: la gente ha venduto tutto per paura della riduzione della crescita e del debito. E’ una buona occasione. Tante bellissime società con bilanci solidi e investimenti in tutto il mondo sono a buon prezzo. Gli investitori vogliono avere visibilità sulla crescita e sulla riduzione sul debito e quando si sentiranno fuori dalle sabbie mobili compreranno.

”La Borsa ha toccato i minimi del marzo 2009 che erano pari ai livelli toccati 12 anni prima. Cosa bisogna dire ai clienti per convincerli a mantenere per il lungo periodo i suoi investimenti in azioni?”

A rispondere questa volta è Maurizio Vanzella: “Questa è una fase dominata dall’emotività: il 90% delle domande che arrivano a questa chat sono su corporate e titoli di Stato. Viceversa nelle crisi azionarie tutti ci chiedevano delle azioni e si dimenticavano del resto. Il portafoglio deve essere considerato nel suo complesso. Abbiamo visto che nessuno oggi cerca valore sulle azioni, ma teniamo in considerazione che una performance si fa gestendo bene azioni e obbligazioni, non consolidando uno dei due”.

Parte dell’aumento degli spread è stata provocata dal prossimo presidente della BCE Mario Draghi che a Parigi ha ricordato come la BCE non può essere la cassa continua di tutti. Ha fatto bene a dire queste cose?

Si, ha fatto bene, ha risposto Luca Felli: “è compito della BCE la stabilità del mercato e questa passa anche attraverso gli acquisti dei nostri titoli. Ma questo non può essere fatto a oltranza. Perché questa azione continui l’Italia deve rispettare il programma di miglioramento del debito soprattutto nei tempi. Abbiamo fatto qualcosa modificando la Finanziaria, ma manca ancora molto. Gli investitori esteri ci stanno punendo perché mancano provvedimenti profondi che possono modificare il trend”.

In Italia non è stata necessaria la nazionalizzazione delle banche. Ma le banche sono penalizzate a causa dei titoli di Stato che detengono. E’ un atteggiamento corretto?

Mary Thomson: “Il problema è la fiducia nell’Italia. I mercati temono che i titoli nei quali una banca ha investito possano non avere valore. Questo non è un problema causato dalle banche ma è un problema del governo”.

Luca Felli: “E’ normale che ci sia molta volatilità sulle banche. Gli asset che hanno in portafoglio sono diventati più rischiosi. A questo si aggiunge il fatto che i mercati obbligazionari corporate e azionari stanno pensando che l’economia non è più quella di 2 mesi fa. Io credo sia un po’ presto per parlare di una recessione, ma i dati non sono buoni. Ci aspettavamo un rallentamento, ma parlare improvvisamente di recessione è frutto dell’emotività”.

Ci si aspettava che la locomotiva tedesca potesse procedere a ritmo più lento. Ma il dato pubblicato nei giorni scorsi sul rallentamento dell’economia tedesca ha colpito i mercati.

Luca Felli: “Si, ma l’economia tedesca è andata bene comunque. Sono le economie periferiche che cominciano a soffrire la negatività della confidence sull’Italia. La fiducia nell’Italia è scesa a livelli molto molto bassi. Speriamo che il cambio di rotta dell’Europa nei nostri confronti fermi l’emotività dei consumatori e ristabilisca un po’ di calma. Dobbiamo attenderci comunque ancora qualche mese di difficoltà”.

Ai livelli raggiunti possiamo dire che sono arrivati i saldi? Qualcuno potrebbe comprare! Per esempio è il caso di iniziare oggi un piano di accumulo?

Maurizio Vanzella: “L’investitore deve chiedersi: “Quanto sono disposto a perdere? Posso perdere il 30 o il 40% del mio investimento?”. Se ha fatto questo ragionamento rimane tranquillo anche in situazioni come questa. Se non è tranquillo vuol dire che ha investito troppo in azioni. Anche nei momenti tranquilli bisogna sempre verificare come è suddiviso il patrimonio. Detto questo, per chi aveva una divisione del portafoglio fatta bene e vede quindi ridotta, al momento, la percentuale investita in azioni o non era molto investito in borsa è un buon momento per iniziare a investire. Può farlo con un PAC o con uno switch graduale da un fondo monetario ad uno azionario. Prendiamo in considerazione che, quando si inizia con un prodotto di questo genere, non bisogna mai interromperlo altrimenti la performance di lungo periodo viene diminuita. Ci vuole solidità, razionalità. Anima e Prima rappresentano la terza società italiana nel risparmio gestito. Abbiamo visto, e lo confermano i colleghi di altre società e i distributori, che oggi ci si avvicina ai fondi obbligazionari e ai monetari più spesso con un Piano rateale. Con una propensione al risparmio diminuita, investire piccole somme un po’ per volta sulle obbligazioni in questa fase di volatilità è il modo migliore. Noi in queste chat raccontiamo le nostre scelte, ci mettiamo la faccia, ma ricordiamo che una cosa è investire miliardi in portafogli molto articolati, una cosa è investire il proprio denaro. Investiamo in prodotti diversificati sennò acquistando il singolo titolo rischiamo di vederne delle brutte”.

Continuate a consigliare di restare su scadenze brevi?

Luca Felli: “Noi consigliamo di diversificare anche le scadenze. E’ chiaro a tutti che il fai-da-te sui titoli di Stato può dare risultati molto diversi da quelli che ci si attendeva. Sono situazioni difficili, premia la diversificazione anche per scadenza e il timing che un gestore può avere. Faccio un esempio: a settembre ci sarà un appuntamento importantissimo in Europa: l’approvazione tedesca del fondo europeo che potrà intervenire al posto della BCE, appuntamenti nei quali il gestore sa come comportarsi”.

Maurizio Vanzella: “La volatilità di un singolo BTP o CCT è maggiore di quella di un fondo gestito. Ci vuole diversificazione per avere meno volatilità e per non essere toccati dall’emozione e dal desiderio di chiamare in banca e vendere per poi rientrare, quasi sempre, quando il prezzo è risalito”.

I Paesi emergenti o, meglio “emersi” se parliamo di Cina o India, hanno una forte crescita. Come dobbiamo guardare a questa aree? Possono proteggere i nostri investimenti?

Luca Felli: “Maneggiare con cura. Si è partiti con una crisi del debito, ma ora si guarda alla possibilità che un rallentamento accentuato si trasformi in una recessione. In caso di recessione dubito che i Paesi emergenti rimarrebbero illesi. L’efficacia della politica monetaria in questi Paesi è più discutibile e la volatilità dovrebbe crescere. Non è forse questo il momento per uscire ma nemmeno per definire gli Emergenti un riparo dalla crisi del debito europeo”.

Con questi prezzi si può entrare? Come fare per non prendere altre bastonate?

Maurizio Vanzella: “Oggi entrare su un titolo che ha perso il 50% e magari ha un valore di libro più alto del valore di borsa dà sicuramente un po’ di tranquillità. Ma, indipendentemente dal corso del titolo, dobbiamo domandarci “se dovesse scendere ancora, io dormirei comunque tranquillo la notte?”. Se la risposta è “sì” compriamo, se è “no”, non investiamo. Ricordiamo che un portafoglio deve avere un investimento azionario. I consulenti sanno consigliare i clienti: scegliamone uno bravo e sicuramente ci aiuterà, soprattutto nel costruire il nostro portafoglio e gestire questo momento. Ciascun consulente dovrebbe chiamare i clienti in questi momenti. Già il fatto di essere tranquillizzati aiuta nelle scelte di investimento”.

A questo punto conviene tenere titoli di Stato italiani inflation-linked?

Luca Felli: “In una fase di rallentamento economico potremmo piuttosto parlare di disinflazione! Queste sono crisi di debito e le crisi di debito, quando sono così profonde, non portano generalmente inflazione. Non penso che l’inflazione sia un tema che dominerà il mercato a breve periodo. La Bce è ragionevole. Si parla di ridimensionare le prospettive di crescita e con esse le prospettive di inflazione. Quindi gli inflation linked non sono titoli preferiti. Certo che una parte del portafoglio è destinato a cogliere dei trend di lungo periodo e non deve essere cambiata ogni 3-6 mesi”.

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