Portafoglio, quanto mi costi ora?

Tra i tanti da sciogliere, è proprio il nodo delle tassazione delle rendite finanziarie a essere al centro degli obiettivi dei lavori straordinari del governo di questa fine estate 2011. Il timore che si è sempre reso alquanto manifesto dietro alle esortazioni di Paesi come Francia e Germania si è fatto poi molto concreto con le minacce di vendita dei Btp italiani e ha portato i mercati a modificare le proprie aspettative al ribasso. Fondamentale a questo punto sarà misurare quanto le nuove misure che il governo metterà in atto potranno effettivamente portare al pareggio del bilancio già a fine 2012. Ma facciamo un passo indietro.

Dal primo luglio 2011 è entrata in vigore la nuova tassazione sui fondi comuni. Nel dettaglio, sulla scia delle nuove norme introdotte dal governo, la tassazione relativa ai guadagni e alle perdite non sarà più a carico del fondo bensì a carico del singolo investitore, che si troverà a dover affrontare questo onere in sede di liquidazione delle quote. La tassazione dovuta da ciascun investitore sarà dunque prelevata dalla sgr, la stessa che si occuperà anche di rilasciare una certificazione relativa alle eventuali minusvalenze che potranno essere compensate per i successivi quattro anni con plusvalenze realizzate mediante altri strumenti finanziari detenuti dallo stesso soggetto nel medesimo o in altri dossier titoli.

Un’altra novità che riguarda la tassazione dei fondi comuni è quella introdotta dalla manovra finanziaria entrata in vigore lo scorso 13 agosto. Quest’ultima ha stabilito un incremento dell’aliquota sui guadagni dal 12,5 per cento al 20 per cento. A sentire gli esperti, l’aumento dell’aliquota sui guadagni andrà a incidere in modo molto pesante sul ricorso ai fondi comuni da parte degli investitori, soprattutto per quanto riguarda quelli obbligazionari compratori dei titoli di Stato, in quanto già prima dell’entrata in vigore della manovra questi strumenti erano stati accusati di fornire dei rendimenti piuttosto scarsi. Considerando poi il contesto attuale e l’obiettiva scarsità delle performance, non c’è da stupirsi.

Ora, dunque, gli investitori si troveranno a dover fare i conti anche con una riduzione dei proventi derivante dalla maggior aliquota applicata, per cui è più che probabile che saranno in molti a decidere di puntare su altre forme di investimento. L’ipotesi della tassazione secca al 20 per cento tiene fuori i Bot e i Btp, i buoni fruttifieri emessi da Poste Spa, le obbligazioni emesse da Paesi non black list, i piani di risparmio a lungo termine. Inoltre, occorre sempre fare una netta distinzione tra tassazione dei proventi percepiti dalle società e quelli percepiti dalle persone fisiche che passa per i soggetti gestori che fungono da sostituto di imposta.

La nuova tassazione delle rendite finanziarie si applicherà sia sulle somme maturate a cominciare dal primo gennaio 2012 sia su quelle realizzate (ovvero vendute) a cominciare dalla stessa data. Infine, in materia di novità entrate in vigore lo scorso primo luglio e riguardanti i fondi comuni, c’è anche il recepimento della normativa europea Ucits IV, in forza della quale i fondi hanno acquisito il passaporto Ue e il Kiid. Con questo passaporto, in particolare, i fondi possono essere venduti in Europa solo con l’approvazione dell’autorità di vigilanza del Paese di origine. In ultimo, le sgr possono istituire fondi in qualsiasi Paese membro anche senza avere una società in quello stesso Stato.

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