Caironi (R&CA): le banche centrali non tranquillizzano i mercati

Suggerimenti di Asset Allocation, profit warning e comportamento delle banche centrali. Queste alcune delle tematiche approfondite nel Weekly Focus da Corrado Caironi, Investment strategist di R&CA – Ricercaefinanza.it, social network dedicato ai professionisti della finanza con 2.000 promotori finanziari iscritti.

“Le attese di un segnale innovatore da parte del FOMC si è spento in un “TWIST”. L’organo responsabile della politica monetaria della Federal Reserve americana ha confermato la volontà di limitare il suo intervento all’aumento della duration del portafoglio di Treasury, acquistati nelle due operazioni di Quantitative Easing. La delusione degli investitori è aumentata, mentre l’indice S&P500 ha ritracciato dai minimi a 1136 punti, ben lontani dai 1350 di fine luglio. Anche le borse europee hanno seguito lo stesso trend confermando i timori recessivi e le difficoltà delle banche coinvolte nei debiti sovrani periferici; l’attenzione è sempre più rivolta alla BCE, unico interlocutore diretto presente nel mercato, che durante l’incontro del G20 ha ribadito l’impegno della massima liquidità per il sistema finanziario. L’indice ZEW della scorsa settimana ha segnalato un’ulteriore calo dell’indice di fiducia che potrebbe a questo punto essere confermato dal dato di stamane dall’IFO tedesco. I mercati, stremati da settimane, rimangono in attesa di un segnale distensivo e pronti ad un auspicabile rimbalzo”.

“La partecipazione attiva alla Tavola Rotonda Virtuale, tenuta online sul sito di Ricercaefinanza.it lo scorso venerdì mattina, ha confermato il particolare interesse all’attuale situazione di sfiducia dei mercati finanziari. Il quadro macroeconomico risulta sempre più incerto; velocità di crescita alterne confermano il decoupling tra aree sviluppate ed emergenti, forte attenzione alla solvibilità dei debiti sovrani e attese di Profit Warning sulle società quotate, stanno condizionando pesantemente gli indici di mercato. Alla domanda provocatoria sul ‘Growth Trigger’ sono state esposti interessanti
suggerimenti per una spinta all’economia dei paesi sviluppati. Nei commenti dei nostri ospiti non sono mancate le puntualizzazioni sulle obbligazioni dei paesi periferici europei, e più in generale sulle obbligazioni High Yield, Corporate e Emerging Market Debts. Nell’asset allocation azionario rimane una preferenza sul mercato emergente; interessanti le indicazioni sul mondo delle commodities, ed in particolare per Petrolio e Oro. Come sempre, è stato dedicato un ampio spazio all’Asset Allocation, con indicazioni di portafoglio utili per i prossimi mesi”.

“I mercati finanziari sembrano sempre più convinti che la ‘malattia’ che li ha colpiti sia molto più grave di quanto si potesse immaginare. Le operazioni delle Banche Centrali sempre pronte ad iniettare liquidità, a mo’ di antibiotico, non tranquillizzano; il malato si sta convincendo che non è sotto attacco di un batterio, ma di un virus, e allora le iniezioni risultano inefficaci, anzi tendono ad indebolire ulteriormente il sistema. Non sono servite le analisi per capire che l’intervento ultimo deciso dal FOMC, limitato al solo “Operation Twist”, per quanto importante (400 mld $), avrebbee un effetto molto limitato
sull’economia reale. Infatti aumentare la duration del fondo acquisto titoli della FED per abbassare di qualche decimo di punto un rendimento sul Treasury 10y già al 1,80%, non sembra al momento aver convinto il mercato, sempre più consapevole del rallentamento economico e del rischio deflazione. Se si prende in considerazione la situazione storica giapponese, si è ormai identificato come errore quello di non aver sfruttato con
attenzione la leva di politica fiscale, l’unica capace di dare fiducia a medio termine al sistema; la leva monetaria si è sempre affermata su effetti di breve termine, ma se reiterata diventa sempre meno efficace”.

“Mentre i listini azionari continuano imperterriti la loro discesa gli analisti finanziari si chiedono come sono i conti delle società quotate. Ormai la conclusione del terzo trimestre consegnerà l’aggiornamento dei risultati societari, ma soprattutto metterà in luce le prossime stime di crescita dei profitti. L’opinione prevalente sembra convergere in una visione dove, nei prossimi giorni, non vi sarà una lunga fila di “profit warning”. Le società
quotate hanno mantenuto un atteggiamento prudente sulle previsioni di un rallentamento economico, aumentando in continuazione l’attenzione ai costi. Se la prossima Earning Season sembra senza tensioni, l’aspetto più preoccupante sarà invece per le prospettive; la sequenza che ha portato gli EPS (earning per share) così in alto in dieci trimestri consecutivi sembra possa essere ormai interrotta bruscamente da un crollo. Ad oggi l’aumento delle attese recessive comporta una diminuzione dei ricavi e dei profitti attesi in tutte le aree sviluppate. A ben guardare, comunque, le società in questi anni si sono rafforzate e, a parte i costi delle materie prime, non hanno visto aumenti di salari e stipendi; se a questo si aggiunge che gli interventi per stabilizzare il ciclo ed evitare una nuova caduta recessiva proseguono senza tregua, la situazione per gli utili delle aziende potrebbe essere comunque meno grave del previsto”.

“Inizia domani l’incontro di due giorni del FOMC, Federal Open Market Committee, organo della FED che sovrintende le operazioni di mercato, e regola la politica monetaria degli Stati Uniti. Il gruppo diretto da Ben S. Bernanke, Board of Governors e Chairman vede tra gli altri partecipanti fissi William C. Dudley, New York Vice Chairman, Elizabeth A. Duke, Board of Governors, Charles L. Evans, Chicago, Richard W. Fisher, Dallas, Narayana Kocherlakota, Minneapolis, Charles I. Plosser, Philadelphia, Sarah Bloom Raskin, Board of Governors, Daniel K. Tarullo, Board of Governors e Janet L. Yellen,
Board of Governors. L’esperienza non così entusiasmante delle due operazioni di Quantitative Easing sembra aver rafforzato i “falchi” (Plosser, Fisher e Kocherlakota) che non si sentono pronti ad una nuova ‘ondata di liquidità’. E il compito di Bernanke nel proporre un ulteriore allentamento monetario non sembra così facile; anche Dudley sembra avere un atteggiamento più duro. Per quanto ci riguarda, la mossa FED condizionerà l’atteggiamento della BCE che deve necessariamente dare un segnale forte al mercato diminuendo l’eccessiva attenzione all’inflazione e aiutare le banche ad erogare
credito”.

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