Nfp positivi, ma la situazione non cambia

La settimana dovrebbe sempre cominciare con un sorriso e a giudicare da tanti report che stanno circolando, la felicità che ha colpito molti operatori ed analisti venerdì, grazie all’uscita dei non farm payrolls migliori delle attese ed alla rivisitazione dell’ultimo dato da 0 a 57k, sta continuando a permeare nell’aria. Noi invece non riusciamo a sorridere, anzi. Il dato di venerdì, che ci ha segnalato una creazione di posti di lavoro pari a 103 mila unità e che ha smentito il fatto che durante agosto non siano stati creati posti di lavoro, si posiziona in territorio positivo, questo è vero, ma le indicazioni che ci arrivano da esso sono tutt’altro che rilassanti. Si stanno creando posti di lavoro a ritmo troppo basso, è inutile che ci aggrappiamo al fatto che un dato sia migliore o peggiore delle attese.

Ragionare sulla pubblicazione di un dato e vedere reazioni di mercato al variare del fatto che la release sia stata migliore o peggiore delle attese va bene per fare trading. Per cercare di risolvere i problemi dell’economia occorre invece prendere coscienza del fatto che 100 mila persone in più che percepiscono una sorta di paga, permetterà loro, con buona probabilità, di alleviare la situazione di inesigibilità di certi crediti bancari (leggasi pagare rate di mutui e finanziamenti) ma non andrà a migliorare le cose nella sostanza. Questa settimana abbiamo assistito ai meeting di quattro diverse banche centrali e le due più attive si sono dimostrate quella inglese e quella europea. Dalla BoE arriva la spianata di terreno per la Federal Reserve; come sappiamo, l’istituto centrale americano ha sul tavolo diverse opzioni d’azione per fornire ulteriori stimoli all’economia a stelle e strisce, tra le quali un nuovo QE, il terzo.

Ebbene, la Boe ha innalzato il livello di denaro a disposizione per acquistare asset sul mercato da 200 a 275 miliardi, facendo capire che non c’è più tempo per aspettare anche se l’inflazione è alta (leggasi diamo sostegno alla crescita e non preoccupiamoci dell’inflazione, ci penserà il rallentamento globale a tenerla su livelli sostenibili). La Fed potrebbe intervenire sulla stessa scia, ma guarderà a nostro parere i dati che verranno pubblicati venerdì sulle vendite al dettaglio prima di decidere per ulteriori azioni.

Qualcosa verrà fatto, questo è certo, e si potrebbe partire già dal mese di novembre dato che i tassi a zero e i QE visti fin’ora non sono bastati, hanno soltanto evitato una nuova recessione. Veniamo ora all’ultima banca, quella europea. Qui per evitare il mal di stomaco non ci dilungheremo su temi già trattati e ritrattati, ci limiteremo a suggerire al nuovo Presidente, il nostro Mario Draghi, di rivolgere un pensiero favorevole ad un taglio dei tassi il prossimo novembre, ma non di 25 punti…

Riapriamo la settimana dal punto di vista tecnico, incominciando dall’eurodollaro. Su questo cambio troviamo una forte discrepanza tra quello che è il movimento di fondo, incominciato alla fine di agosto e ancora in territorio negativo e quella che invece è la tendenza più di breve: in questo ultimo caso abbiamo potuto osservare una discreta propensione a rialzo per il cambio, incominciata ad inizio ottobre, ed amplificata con la rottura giovedì della forte resistenza a 1.3370. Un livello, molto probabilmente, potrà mettere d’accordo le due differenti visioni: 1.3530.

In quest’area infatti convergono sia la media mobile di lungo (100 exp), su grafico con candele a 4 ore, sia la linea di tendenza positiva superiore di quella figura a flag che stanno mostrando i prezzi appunto da inizio ottobre. Se il livello dovesse essere rotto sarebbe la prima escursione dei prezzi oltre la media da più di un mese ed avremmo la negazione di una figura di continuazione davvero importante (la flag appunto). Il livello obiettivo che possiamo ritrovare, oltre l’eventuale rottura a 1.3530, è dato da un insieme di passati livelli e indicazioni matematiche: parliamo di 1.3685 che è l’area di congestione degli ultimi giorni di settembre, dove coincide perfettamente il primo dei livelli di ritracciamento di Fibonacci (il 38.2%) del movimento in calo compreso fra 1.4540 e 1.3150.

Il cambio UsdJpy continua, sempre più, a somigliare ad un cambio fisso. Le ultime tre settimane hanno visto viaggiare i prezzi in poco più di una figura di range, sempre molto vicini al minimo storico di 75.90. La bandiera che stavamo seguendo fino a settimana scorsa, pur essendo stata rotta, non ha prodotto l’aumento di volatilità atteso. Per le prossime ore sarà interessante valutare la tenuta di 76.50 come supporto e di 76.90 come resistenza.

Il cambio EurJpy si è mosso in modo del tutto parallelo a quanto visto sull’eurodollaro. Anche in questo caso potremmo assistere ad una rinnovata propensione rialzista dei prezzi, oltre la rottura di un livello confermato da tre fattori, 103.80. Questo è il massimo del cambio degli ultimi giorni, il livello esatto dove transita la media di lungo su grafico con candele a 4 ore e rappresenta la parte superiore della bandiera con origine nei pressi degli ultimi giorni di settembre.

Il movimento che attendiamo da parte dell’euro sembra essere in effetti già incominciato dalla sterlina, nei confronti del dollaro. Con la rottura di 1.56 potremmo vedere i prezzi muoversi ora in direzione di 1.57, che rappresenta un’area di massimo di due settimane fa al quale i prezzi hanno subito varie inversioni. Non cambia la situazione del franco, né contro euro né contro dollaro. Il cambio EurChf si trova a ridosso sempre della tendenza di lungo periodo, passante in area 1.2430, senza però essere riuscito ad oltrepassarlo.

Non dimentichiamo che questo livello rappresenta il passaggio di quella trendline discendente che accompagna il calo della moneta unica da più di 20 mesi: un ritorno al di sopra potrebbe quindi rappresentare una svolta per il lungo periodo con obiettivi ambiziosi, posizionati inizialmente a 1.30. Il cambio UsdChf continua il percorso mantenuto nell’ultima settimana. Il range coperto è andato da 0.9320 e 0.9150. Trovandosi i prezzi equidistanti dai due livelli indicati, possiamo aspettarci che possano risultare validi anche per le prossime evoluzioni. Soprattutto il supporto è stato indicato da una buona serie di tentativi di rottura, non andati a buon fine.

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