Mercati mossi dall’appetito per il rischio

Ci troviamo di fronte a mercati ancora mossi dall’appetito per il rischio. Ieri le due testimonianze di forza maggiori ci arrivano dalle borse, che hanno chiuso in territorio ampiamente positivo per quanto riguarda l’Europa e che hanno fatto segnare quasi un punto percentuale di salita in America, oltre ad aver visto un significativo strappo a rialzo per la moneta unica europea, che contro il dollaro americano ha raggiunto e superato 1,3800. L’aumento dell’appetito per il rischio durante le ultime due giornate di trading, è riconducibile soltanto alle speranze che gli investitori stanno riponendo nell’Unione Europea, che dovrebbe, stando a quanto ci dicono, comunicare un possibile piano di azioni teso a rafforzare la credibilità della moneta unica e dell’intera economia europea entro la fine del mese di ottobre. Ieri Junker, presidente dell’Eurogruppo, ha stilato una lista di dieci punti da seguire per arrivare alla soluzione della crisi:

1) Approvare la nuova tranche di aiuti alla Grecia;
2) Assicurarsi sulla sostenibilità del debito greco;
3) Importanza delle politiche di consolidamento fiscale (rispetto dei target di bilancio) con sanzioni automatiche per chi non rispetta i vincoli;
4) Ricapitalizzazione delle banche tramite denaro privato o rivolgendosi al mercato. Solo in ultima istanza ci si dovrà rivolgere agli stati (chi fornirà denaro dovrà essere rappresentato tra i vertici della banca e ricevere dividendi);
5) Tassa su transazioni finanziarie;
6) Programma di crescita economica da fornire ai Paesi in difficoltà;
7) Regolamentazione maggiore per i mercati finanziari;
8) Riconsiderare i rapporti con le agenzie di rating;
9) Creazione di un governo economico europeo;
10) Armonizzazione dei Paesi dal punto di vista del rispetto dei vincoli di bilancio (non ci si può permettere di avere dei Paesi da mantenere, tutti devono contribuire alla stabilità economica e finanziaria dell’area euro).

Tutto questo ha in qualche modo aumentato l’ottimismo degli investitori, che non hanno atteso troppo a sfruttare queste notizie per entrare sul mercato, andando ad acquistare rischio e valute con rendimenti più alti di altre. Un altro fatto importante sul quale ragionare è la pubblicazione delle minute della Fed relative all’ultimo meeting del 20-21 settembre. Ci sono arrivate conferme di quanto pensavamo, e come noi la maggior parte degli analisti. L’operazione di twist della curva è stata effettuata per non ricorrere subito a nuovi stimoli monetari che avrebbero introdotto nuova liquidità in un sistema già inondato di soldi.

Si tratta dunque di uno step intermedio teso a valutare eventuali effetti sull’economia, che potrebbero far pensare all’istituto centrale di non proseguire con nuovi acquisti di asset nel momento in cui dovessero effettivamente palesarsi degli effetti positivi. Peccato che si è ammesso abbastanza candidamente che l’operazione di twist non abbia mostrato gli effetti desiderati, per cui si valuteranno ulteriori azioni, quali il legare i tassi all’andamento dell’economia (per esempio al tasso di disoccupazione) ed un eventuale QE3. Il dollaro, per ora, continua ad essere tradato in base all’appetito per/avversione al rischio.

Guardiamo ora ai grafici, in particolare l’eurodollaro, continuamente in salita nonostante la grande incertezza che aleggia sull’Unione.
Abbiamo potuto seguire, infatti, ieri mattina la rottura della forte area di resistenza posizionata a 1.3685 e il forte movimento di breakout che ne è seguito. La volatilità generata è stata sufficiente a portare i prezzi più di una figura al di sopra, per la precisione al successivo livello obiettivo posizionato a 1.38 figura e “quasi” a 1.3850. La mancata rottura non fa altro che rafforzare la nostra idea di una resistenza interessante per il trading giornaliero. Come da fondamenti dell’analisi tecnica sappiamo perfettamente che la resistenza oltrepassata ieri, 1.3685, diventa supporto per questo movimento in salita del cambio i cui obiettivi finali, a questo punto, potrebbero essere posizionati a 1.40  (livello al quale giunge l’ultima delle percentuali di ritracciamento di Fibonacci, il 61.8% del movimento in calo visto fra fine agosto e fine settembre).

Per trovare un eccesso di volatilità come quello visto ieri sul cambio UsdJpy dobbiamo ritornare indietro di più di un mese: era infatti il 6 settembre (giorno in cui la SNB ha dichiarato la propria lotta alla forza della valuta di casa). Finalmente è stato rotto il range mantenuto dai prezzi per settimane, anche se in effetti questa rottura non ha contribuito a chiarire particolarmente quale genere di movimento sia incominciato. Abbiamo infatti prima potuto osservare una rottura a ribasso, con avvicinamento al minimo precedente di 76.10, salvo poi assistere ad un movimento contrario molto più forte: questo ultimo movimento ha mostrato, a distanza di un mese, il massimo di 77.50. Una fattore appare abbastanza evidente, a questo punto, osservando un grafico giornaliero: la tendenza a ribasso continuerà sino a che i prezzi non torneranno al di sopra di 78, che è il livello dove transita la media mobile di lungo, tanto osservata sin dall’ultimo tentativo di rottura avvenuto ad aprile.

Il movimento congiunto dei due cambi appena visti ha prodotto un movimento dell’EurJpy davvero sostenuto. In poche ore ieri abbiamo potuto assistere alla rottura di 105 e al superamento di 106.25: i prezzi si sono fermati poco al di sotto di 107, esattamente raggiungendo il massimo di riferimento di metà settembre scorso. Se anche questo dovesse essere oltrepassato potremmo trovare interessante osservare 107.60, come 61.8% di ritracciamento del movimento in calo compiuto fra 111.80 e 100.75. Il cable non fa eccezione al movimento contro dollaro visto ieri. Abbiamo quindi assistito ad una risalita del cambio con rottura, decisa, di 1.5720. Per le prossime ore continuiamo a considerare il momento in atto parte di una tendenza positiva, supportata dalla trendline sottostante passante per 1.5670. L’obiettivo a rialzo, oltre il massimo visto ieri in area 1.58, si trova 1.5870.

Il cambio UsdChf ha mostrato un aumento delle pressioni ribassiste in grado di portare ad una rottura di 0.90 (che è resistenza per le prossime ore): questo rappresentava l’ultimo supporto prima di rivedere 0.8925. Questo livello, di cui andiamo parlando da settimane, ha dimostrato ancora una volta la sua validità e si candida di diritto a più importante livello di supporto per il cambio, anche per le prossime ore. Oltre questo, l’impatto negativo sul cambio potrebbe essere molto. La continua permanenza del cambio EurChf prossimo alla linea di tendenza chiave, testimonia come il livello non sia inventato ma qualcosa di più reale. L’area compresa fra 1.24 e 1.2430 continua a rimanere la più interessante zona di congestione vista da mesi. Non dimentichiamo che da quest’area si potrebbero scatenare grossi acquisti di moneta unica e ricondurre i prezzi verso livelli abbandonati a maggio scorso.

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