M&G: è il momento di investire nell’inflazione

Visitare la Svizzera mi porta a pensare che, così come nel Regno Unito, i politici di qui dovrebbero seriamente ringraziare i propri predecessori e i propri elettori. Lo status di “porto sicuro” che stanno vivendo queste due economie riflette infatti, almeno in parte, il rapporto di debita distanza che hanno tenuto nei confronti dell’euro.

I politici dei Paesi dell’eurozona che stanno al momento cercando di definire un qualche tipo di accordo si trovano per le mani un compito impossibile. Nonostante abbiano riconosciuto, seppure in ritardo, che un certo grado di leadership sia indispensabile, la realtà è che non si riuscirà a trovare una soluzione esaustiva. Abbiamo già affrontato la questione dei rischi connessi a un’unione monetaria senza un’unione fiscale. Francesi, italiani, spagnoli, e anche greci, sono pronti a essere governati da Berlino? O piuttosto, se Grecia e altri Paesi vorranno rinunciare alla propria sovranità, i tedeschi vorranno prendersi la responsabilità per i Paesi in rosso del sud Europa? L’unione fiscale richiede che sia debitori che creditori siano condiscendenti. Le fondamenta dell’edificio non sono sicure: rimpiazzare il tetto può aiutare a riparare dalla pioggia, ma alla fine non interrompe il crollo dell’edificio.

Mi vengono in mente l’assenza dell’unione fiscale e le sue due conseguenze: una disgregazione di qualche tipo dell’euro, o la monetizzazione dei deficit. La prima porterebbe probabilmente a un’economia depressa come negli anni Trenta, mentre alcuni direbbero che l’altra rischia una replica dell’esperienza di Weimar negli anni Venti. Anche se non stiamo sicuramente pensando a una replica dell’iperinflazione degli anni Venti, sarà la tentazione a gonfiare i pressi a spuntarla. Gli aggiustamenti strutturali richiesti a molti Paesi europei saranno probabilmente una pillola troppo grande da mandar giù. Le proteste portate avanti dalla Germania giungeranno a orecchie sorde, e le dimissioni della Germania dalla Bce faranno poca differenza. Ridurre le passività attraverso l’aumento dell’inflazione, sarebbe un trucco più facile per quelle economie che hanno accumulato un eccessivo livello di debito e leva per decenni.

È il momento di esaminare qualche protezione dall’inflazione? Visto che al momento i mercati obbligazionari la stanno prezzando al minimo, direi proprio di sì!

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