Sentiment di mercato ancora pesante

Niente di nuovo. Soprattutto dal lato macroeconomico e gli effetti, sui mercati, si vedono. Ci svegliamo infatti con l’euro e le altre valute ad alto rendimento che hanno perso terreno durante la sessione asiatica, insieme con le commodity, mentre il dollaro si è apprezzato. Questo conferma che le tensioni sui mercati sono ancora presenti in gran quantità e che oggi, probabilmente, si continuerà su questa scia. I dati più importanti che ci sono arrivati ieri riguardano il Pil a stelle e strisce, rilasciato inferiore di 0.5 punti percentuali sia del precedente 2.5% sia delle attese che si attestavano allo stesso livello, e le minute della Federal Redserve, circa la riunione dello scorso inizio novembre. Da qui si deduce che alcuni membri sono aperti ad attuare nuovi stimoli monetari per aiutare l’economia americana, alcuni vorrebbero cambiare il modo di comunicazione dei time frame riguardanti la decisione di mantenere i tassi fermi ancora per molto tempo, da una data precisa, ad un periodo temporale, altri vorrebbero legare i tassi a target basati o sull’inflazione o sul mercato del lavoro.

Riassunta così, in due parole, si capisce chiaramente che una rotta precisa non è stata ancora disegnata ed il mercato ha dunque tempo di affondare gli artigli sui problemi europei. Problemi europei che iniziano ad essere di percezione sempre più pesante a causa dei continui “no” della Germania sull’utilizzare la BCE per tentare di arginare la crisi o sul rilascio di eurobond (magari garantiti dall’eccedenza di oro fisico detenuto presso le banche centrali europee, la nostra ne ha per circa 130 miliardi di euro). Anche il fatto che sia sceso in campo il fondo monetario internazionale, con una linea di credito a 6 mesi dalla quale i Paesi che ne hanno bisogno, possono attingere a fondi fino a 5 volte il proprio apporto al FMI per migliorare il proprio stato di liquidità, non è bastato a cambiare il sentiment, che evidentemente giudica insufficiente l’apporto di quella che può essere giudicata una pistola anziché un bazooka, quello di cui avremmo veramente bisogno (basti pensare che così l’Italiapuò arrivare ad usufruire di 60 miliardi, molto meno rispetto al fabbisogno di rifinanziamento, che per i prossimi 6 mesi si aggira intorno a 350 miliardi).

Ma passiamo ora alla sezione tecnica cominciando con uno sguardo all’eurodollaro che, seppur negli ultimi giorni abbia diminuito i range coperti, continua a mantenere una tendenza di fondo negativa. Questo è piuttosto chiaro se si traccia la linea di tendenza in calo che dal 27 di ottobre scorso sino a ieri è stata confermata (per la verità solamente con una lievissima rottura di qualche pip durante la mattina). Questa trendline ci consegna un livello di resistenza dinamica a 1.3525, mentre come più interessante livello di supporto troviamo 1.3420, suggerito dai precedenti minimi visti giovedì scorso. La tendenza del cambio UsdJpy negli ultimi giorni sembra aver acquisito un minimo di tendenza a rialzo. Se in realtà così non fosse (data la scarsità di movimento non è semplice capirlo), quantomeno è stato possibile osservare un arresto della tendenza ribassista. Seguendo la trendline che dal minimo di venerdì a 76.55 è stata confermata ieri possiamo ottenere un livello di supporto a 76.95. E’ davvero molto stretto il livello di resistenza, dato che i precedenti massimi indicano 77.15. Rotto questo livello 77.35 si presenta come seconda possibilità giornaliera.

Il cambio EurJpy, dopo la relativa calma di ieri, ha questa notte evidenziato un nuovo calo, avvicinando così il livello di supporto che si trova a 103.20. Poco più di una figura al di sopra si trova la resistenza, descrivendo così perfettamente l’oscillazione massima raggiunta dal cambio da una settimana esatta a questa parte. Il cable non ha trasmesso segnali confortanti ieri. Basta, infatti, osservare un grafico orario per rendersi immediatamente conto di come i prezzi siano riusciti al oltrepassare il livello di supporto che sino a lunedì aveva permesso un ottimo recupero, 1.5615. Ora i prezzi si trovano di nuovo in prossimità di questo livello e crediamo che questo potrà rivelarsi ancora fondamentale per anticipare un nuovo calo. Il livello obiettivo in questo caso si troverebbe a 1.5540, coincidente con il minimo del 12 ottobre scorso.

Il cambio UsdChf continua a confermare il rallentamento della tendenza in atto restringendo il trading range compiuto giornalmente. Il livello di supporto alla tendenza positiva in atto si trova a 0.9080 mentre l’obiettivo, se questo dovesse tenere, è dato dall’area di congestione compresa fra 0.9205 e 0.9230. Nelle ultime ore il franco svizzero, contro la moneta unica, sta fornendo elementi tali da pensare ad un nuovo movimento di ripresa. Il cambio infatti si sta trovando, a distanza di un paio di settimane, alla prova del supporto di 1.2280, dal quale dipenderà il ritorno su livelli prossimi a 1.21 figura. Per le prossime ore consideriamo 1.2340, la resistenza in grado di allontanare (una volta rotta) questa price action negativa del cambio.

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