Rete in città: chi vince all’ombra della Mole conquista tutta la regione

Sarà stata la presenza della “famiglia regnante” italiana per antonomasia, gli Agnelli, sarà stata quella di un ricco ceto borghese che da attività industriali e commerciali ha saputo costituire importanti patrimoni familiari, oppure la presenza di una borghesia ricca di professionisti benestanti, dirigenti, piccoli imprenditori. Sta di fatto che chi vince a Torino (dove risultano risiedere oltre la metà dei promotori piemontesi attivi) ha probabilmente la probabilità di vincere la sfida sull’intero Piemonte. Così non stupisce che se alle prime 10 reti fa capo oltre il 73% dei promotori piemontesi, ossia 2.561 professionisti, la maggior parte di questi (1.556 persone, poco meno del 61% del totale) risulti risiedere proprio nel capoluogo di regione. La percentuale di “torinesità” sale nelle piccole strutture, fino a toccare in alcuni casi il 100%: tra le “big” è FinecoBank, col 71% dei propri uomini residenti in provincia di Torino, che sembra voler recuperare la distanza dai concorrenti facenti capo al gruppo Intesa Sanpaolo concentrando il maggior numero di uomini nel capoluogo.

Tra le sigle di “medio calibro” (almeno in regione) tassi tra il 69% e il 73% di “torinesità” vengono registrati da Banca Reale, Montepaschi, Banca Sai. Scendendo ancora di classifica, sono Alto Adige Banca (27esima in classifica con 9 torinesi su 13 uomini in Piemonte), Ubs (ventottesima, 8 su 11), Ersel (trentesima, 6 su 8), Banca Prossima (32esima, 6 su 7) e Banca Leonardo (34esima, 5 su 7) a far oscillare le percentuali tra il 69% e l’85%. Una scelta “tutta torinese” è invece quella di Groupama (al 33esimo posto con 6 uomini su 6), Pictet e Cellino e Associati (35esimi pari merito, 5 uomini su 5 per entrambe), Esperia (39esima, 4 su 4), BankNord (46esima, 3 su 3), Kairos Partner e Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (51esime pari merito, 2 uomini su 2). Nomi in molti casi specializzati nell’offerta di servizi di private banking piuttosto che di corporate e investment banking che potrebbero preferire operare quanto più vicini possibili ai propri clienti di alto profilo. O che dovendo aprire una sola sede in tutta la regione optano per Torino per la maggiore visibilità ottenibile rispetto ad altre cittadine. In pochi fanno una scelta opposta e quasi sempre si tratta di strutture legate a istituti di credito popolare o rurale. In tutto comunque su ben 65 diverse sigle che hanno conferito il proprio mandato a promotori finanziari piemontesi, ben 56 lo hanno fatto nei confronti di professionisti residenti nel capoluogo: piantare una bandierina nell’ex capitale d’Italia sembra dunque essere un elemento importante per la stragrande maggioranza degli operatori attivi in Piemonte.

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