É ancora troppo presto per il cessato allarme

La crisi debitoria dell’eurozona ha occupato le prime pagine questa settimana. “Vi sono stati segnali incoraggianti da parte dei leader degli Stati membri, che hanno fatto dei passi avanti. Tuttavia dato che la strada per arrivare ad una soluzione potrebbe essere ancora lunga, e visto che vi sono ancora numerose incognite, riteniamo che sia troppo presto per dichiarare il cessato allarme”, questa l’opinione di Joost van Leenders, esperto di strategie e allocazione degli investimenti di Bnp Paribas Investment Partner, nell’’analisi settimanale. “Abbiamo ridotto il sottopeso dopo che i mercati azionari internazionali sono scesi di oltre il 6% tra il 7 ed il 28 novembre, ma solo attraverso l’acquisto di opzioni short che ci hanno permesso di incamerare dei profitti. Ad ogni modo, rimaniamo in posizione sottopesata nel comparto azionario. Questa decisione è motivata dalle previsioni negative sul fronte economico, dalle turbolenze sui mercati obbligazionari dell’eurozona, dal contesto sfavorevole per le IPO e le attività di fusione ed acquisizione ed, infine, dai problemi di finanziamento incontrati dalle banche”. 

Per attenuare le tensioni sui mercati finanziari ed incoraggiare l’offerta di credito a famiglie ed imprese, le banche centrali di Svizzera, Canada, Regno Unito, UE, Giappone e USA sono intervenute in maniera coordinata per fornire liquidità al sistema finanziario globale. Le linee di swap sono state estese e il costo dei finanziamenti in dollari è stato ridotto. La Bank of England, la BCE e la Banca nazionale svizzera continueranno ad offrire liquidità a tre mesi agli istituti di credito. Questa misura potrebbe alleviare i problemi di finanziamento delle banche, in particolare verso la fine di quest’anno.

I nostri esperti hanno già espresso valutazioni positive in merito alla politica monetaria e alla liquidità a livello globale, tuttavia non riteniamo che questi elementi siano in grado di compensare i fattori negativi. L’intervento coordinato degli istituti centrali potrebbe attenuare le difficoltà delle banche, riducendo anche i rischi di una stretta creditizia”. Tuttavia, le banche sono ancora restie a concedere prestiti mentre la domanda di credito rimane debole; e l’intervento delle autorità monetarie non ci indurrà certo a passare in posizione sovrappesata sulle azioni. Inoltre, gli analisti stanno ancora correggendo al ribasso le stime relative agli utili societari. “Ad ogni modo, dato che la situazione può evolvere rapidamente, manteniamo una quota di liquidità in portafoglio per cogliere le opportunità tattiche sul mercato”. 

Nel quadro della crisi dell’eurozona si sta accentuando la pressione sulle banche, che incontrano difficoltà sempre maggiori per finanziarsi, mentre resta elevato lo spread sulle obbligazioni di Italia e Spagna. “Nel contempo, le pressioni politiche si concentrano sulla BCE affinché continui a rastrellare obbligazioni sovrane degli Stati in difficoltà per evitare che i rendimenti salgano a livelli insostenibili. Di recente, anche l’OCSE si è espressa in favore di interventi più incisivi da parte della BCE. Nel complesso, alla luce di tutte le incognite che permangono, riteniamo che per il momento la volatilità dei mercati resterà elevata”.

La Commissione europea ha pubblicato un documento di discussione con tre proposte per effettuare delle emissioni obbligazionarie comuni dell’area euro. La prima proposta prevede d sostituire tutti i debiti nazionali con gli eurobond. Secondo un’altra opzione, le euro-obbligazioni dovrebbero essere solo dei cosiddetti blue bonds garantiti da tutti gli Stati membri. Le emissioni nazionali che si chiamerebbero, invece, red bonds, pagherebbero interessi più elevati. Ciò dovrebbe garantire un ricorso limitato da parte dei governi nazionali all’emissione di red bonds ed il rispetto del limite del 60% del PIL per il debito pubblico fissato dal trattato di Maastricht. La terza opzione, invece, prevede che la responsabilità degli Stati membri per le euro-obbligazioni sia limitata ad una certo livello. 

“L’emissione di bond garantiti collettivamente dovrebbe essere necessariamente accompagnata da una cessione di sovranità da parte degli Stati membri e, ad ogni modo, si tratta di progetti di lungo periodo sui quali non vi è accordo. Dato che quasi tutti gli Stati membri dell’UE hanno un indebitamento superiore al 60% del PIL, l’opzione blue bond-red bond non sembra risolvere i problemi attuali. Tuttavia, il documento della Commissione mostra in quale direzione stia evolvendo il dibattito e offre agli investitori qualche elemento in vista del vertice dell’UE previsto per il 9 dicembre”. 

Le posizioni al momento sono chiare. I paesi settentrionali (Germania in testa) premono per una maggiore integrazione delle politiche di bilancio con regole severe e misure di austerità per gli Stati membri. Questo gruppo di paesi è contrario alle emissioni comuni ed ad un programma di acquisto di obbligazioni su vasta scala da parte della BCE. Invece, la Francia e gli altri paesi meridionali propendono per lasciare integra la sovranità degli Stati membri e per assegnare alla BCE il ruolo di prestatore di ultima istanza. 

“In base alle nostre valutazioni, le prospettive per gli attivi rischiosi sono negative. L’Economic Sentiment Index relativo all’eurozona ha accusato una nuova flessione, ma continua a segnalare una modesta crescita. A nostro avviso questo indicatore è fin troppo ottimista: prevediamo invece che l’economia dell’eurozona entrerà in recessione all’inizio dell’anno prossimo a causa delle misure di austerità fiscale e dell’indebolimento della domanda sia interna che estera. Inoltre, il rallentamento della crescita del credito rende la situazione più difficile. Al momento, la disoccupazione nell’area dell’euro supera il livello osservato appena dopo la recessione del 2008/09”.

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