Una Germania sempre più teutonica

Ma dove è andato a finire l’europeismo della Germania e a che gioco gioca il cancelliere di ferro, la signora Angela Merkel? Tornano di attualità le parole pronunciate, più di un secolo fa, sulle rovine del Terzo Impero, dal neoamericano Thomas Mann, che incitava gli studenti di Amburgo a spendersi “non per un’Europa tedesca, ma per una Germania Europea”. Oggi, nell’età dell’euro, i tedeschi hanno smesso di sognare. Caso mai sognano all’indietro, rispolverando la nostalgia del marco, simbolo del loro riscatto. Nella Repubblica di Berlino, potenza centrale dell’Unione Europea allargata, emancipata dalle macerie della guerra sotto la tutela americana, tre cittadini su quattro non credono nella moneta europea, solo uno su quattro si fida dell’UE, appena uno su cinque è disponibile a finanziare ulteriori salvataggi, in salsa greca, delle cicale mediterranee.

La Germania sa di essere il dominus di un rassemblement di paesi che, nell’era dell’integrazione europea aveva tanto amato, ma di cui ora non intende assumersi le responsabilità che lo stesso rassemblement vorrebbe attribuirle. I fatti di questi mesi smentiscono, nostro malgrado, le mille parole spese in passato da tanti cancellieri di ferro sull’”Europa che non ha alternative” e riducono quelle assillanti ripetute dalla Merkel: “se fallisce l’euro fallisce l’Europa”, ad un mera esercitazione “salottiera”. I cittadini tedeschi, ricostruita la Germania con l’unificazione tra ex Ovest ed ex Est, si guardano bene dal continuare a perseguire i nobili fini dell’integrazione europea. Pensano a sé stessi, in una sorta di nuovo nazionalismo, fondato sulla difesa del proprio benessere e del proprio stile di vita, facendo riemergere una tesi che credevamo sepolta, cioè che non siamo più al bivio fra Europa germanica e Germania europea, perché la Germania è tedesca. È questo che, in fin dei conti, si malcela dietro i continui “niet” della Merkel, per la quale contano solo “rigore ed ubbidienza”.

La cancelliera di ferro, nonostante i pareri sempre più convinti del Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, e di autorevoli economisti, si ostina a ribadire che gli Eurobond e il ruolo di prestatore in ultima istanza della Bce, che consentirebbero di risolvere la crisi finanziaria, potranno essere attivati solo dopo che saranno armonizzate le politiche di bilancio e fiscali dei paesi dell’UE. Insomma, quando l’Europa sarà germanizzata.

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