Franco svizzero: target ancora più alti?

Ieri è stata una giornata di correzione sui mercati, con l’azionario che ha chiuso in territorio leggermente positivo, dopo la brutta nottata asiatica e con le valute a più alto rendimento che hanno fermato momentaneamente la loro discesa per incanalarsi all’interno di livelli che tra poco vedremo, ma mantenendosi vicine ai supporti più importanti per quanto riguarda la possibilità che i movimenti direzionali cominciati possano continuare. I movimenti in assoluto più volatili hanno interessato il franco svizzero, che prima che cominciasse la conferenza stampa ha cominciato a rafforzarsi in maniera molto veloce sia contro il dollaro americano sulle speculazioni che la Banca Centrale Svizzera, durante il meeting riguardante le mosse di politica monetaria, potesse fornire nuovi target di attenzione sul cross EurChf.

Le indicazioni sono arrivate, ma si è “soltanto” (se così si può dire), ribadito con chiarezza che l’istituto centrale è determinato a mantenere il franco debole (ancora, se così si può dire) nei confronti della moneta unica europea per far fronte a potenziali scenari deflazionistici e per sostenere le esportazioni della Confederazione Elvetica. Sostanzialmente, si tratta di mostrare la volontà di vendere franchi in maniera illimitata nel momento in cui si dovesse arrivare a visitare nuovamente i livelli di allarme. A questo punto occorre fare una riflessione molto semplice, basata sulle osservazioni empiriche di quello che i prezzi di mercato, che come sappiamo scontano tutto, ci hanno detto (e forse ci stanno dicendo).

Nel momento in cui la SNB è intervenuta sul mercato con l’unico intervento tecnico di valore che abbiamo visto negli ultimi anni da parte di una Banca Centrale (per mancanza di spazio non riusciamo a dettagliare il perché, chi fosse interessato ad ulteriori commenti, mi contatti pure all’indirizzo email [email protected]), il mercato stava chiaramente mostrando la volontà di puntare a livelli più bassi. Il sentiment percepito dalla Svizzera ha fatto sì che si mettesse un freno al rafforzamento potenzialmente incontrollato del franco (non dobbiamo dimenticarci l’importanza dello status di valuta rifugio per eccellenza di fronte a momenti di fuga dal rischio, molto frequenti al tempo), quello che il mercato stava cercando.

Dopo la salita oltre 1.2000 la price action non è riuscita a portarsi sopra 1.2500, pur sapendo che la banca centrale avrebbe gradito un giro a 1.3000, dimostrando che i rischi di down side risultano essere in qualche modo predominanti. Ed eccoci arrivare ai movimenti di ieri, che da oggi in poi potrebbero tentare degli approfondimenti in quanto ieri ci è stato ribadito quale vorrebbe essere il supporto (leggasi area di acquisto) per l’EurChf, suggerendoci in qualche modo che il mercato ora potrebbe andare a sfidare le intenzioni della SNB. Concludiamo la settimana con la sezione tecnica, incominciando ad osservare l’eurodollaro. La moneta unica ha, per il momento, interrotto quello che appare come un movimento in calo rinnovato superando di una manciata di pip il minimo di riferimento del passato, 1.2965. Ricordiamo che l’ulteriore livello di supporto, che trae spunto dal passato gennaio, si trova a 1.2875, oltre il quale potremmo assistere ad un nuovo strappo ribassista. Passando ad un timeframe più di breve, possiamo notare come a 1.3050 si sia venuta a creare un’area di resistenza interessante, probabilmente utile per anticipare una correzione, limitata sino a miglioramenti dalla scena macroeconomica, della moneta unica.

Osservando il cambio UsdJpy non è possibile trarre nessun nuovo spunto di analisi. Ancora una volta, infatti, troviamo i prezzi vicini a 78 con la speranza di un aumento di volatilità a rialzo affidata alla resistenza di 78.25. Il cambio EurJpy, negli ultimi tre giorni, ha mostrato con grande precisione quello che dobbiamo utilizzare come campanello di allarme per un’ulteriore rottura a ribasso. Parliamo del supporto, statico, posto poco al di sopra di 101, dove abbiamo notato il cambio rimbalzare per alcune volte. Allo steso modo, seppur con meno conferme, è possibile trovare un’area di resistenza a 101.60.

Il movimento evidenziato dal cable negli ultimi due giorni sta assumendo un connotato tecnico interessante. La correzione dal minimo di 1.5410 sta, infatti, evidenziando una possibile flag ribassista. È possibile racchiudere il movimento dei prezzi all’interno di due rette parallele i cui due livelli di attenzione sono dati da 1.5490 e 1.5565 (quest’ultimo livello perfettamente confermato dal transito della media a 200 periodi su grafico orario). Se dovessimo assistere a una rottura del supporto aumenterebbero le possibilità di osservare una continuazione del forte trend ribassista. Passando ad un’analisi più di breve è possibile osservare un’area di resistenza a 1.5540, data da coincidenza di livelli di massimo e minimo compresi fra lunedì e la notte appena passata. La salita del cambio UsdChf ha perso abbrivio. Nonostante questo l’idea di un cambio in rialzo, con obiettivi ambiziosi, rimane valida sino alla tenuta del supporto di 0.9330.

Il cambio EurChf, dopo la profonda correzione di ieri mattina, ha trovato supporto perfettamente su un precedente livello di attenzione, 1.2225. L’eventuale rottura aprirebbe la strada ad un franco in ulteriore ripresa sino a livelli di attenzione (1.2130). Concludiamo con il cambio AudUsd che, seguendo la correzione generalizzata del mercato, è tornato a viaggiare stabilmente al di sotto della parità. Proprio questo livello (0.9990 per la precisione) si candida a maggiore spunto per un’eventuale ripresa, dato che in varie occasioni tra ieri e oggi i prezzi sono rimbalzati proprio qua. Da considerare anche il transito, proprio su questo livello, della media di breve su grafico con candele a 4 ore.

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