East Capital: rallentamento dell’economia e ripresa del mercato per l’Europa dell’Est nel 2012

Cosa ci riserverà il 2012? Secondo Marcus Svedberg, Capo Economista di East Capital, l’anno prossimo l’Europa dell’est sarà caratterizzata dal rallentamento dell’economia e dalla ripresa del mercato. Queste due tendenze, spiega l’esperto, “potrebbero sembrare contrastanti, in realtà i fondamentali economici e del mercato appaiono positivi in alcuni ma non in tutti i paesi dell’Europa dell’est. E il nostro scenario di base per il 2012 in Cina è positivo dal punto di vista economico e politico”. “Le prospettive si basano su uno scenario di moderata ripresa nell’area euro (senza tracollo finanziario ma con una crescita debole) e un moderato rallentamento negli altri Paesi, con la produzione globale intorno al 4% e il prezzo del petrolio a 90-100 Dollari per il Brent. Certamente ci sono dei rischi di ribasso soprattutto nell’Area Euro, e qualora si concretizzassero l’Europa dell’est ne risentirebbe. Nel contempo, a nostro giudizio le prospettive di crescita a lungo termine restano solide, anche se nel breve termine la crescita resterà al di sotto dei livelli medi”.

Quali sono i fattori positivi?

A nostro giudizio, più un’economia è vasta, equilibrata, prevedibile e orientata all’interno, migliori saranno le sue prospettive per il 2012. Per queste ragioni da un punto di vista rigorosamente macroeconomico preferiamo Russia e Polonia. Più incerto è invece il futuro di Ungheria e Turchia, mentre la Repubblica ceca sta nel mezzo. Il Kazakistan presenta prospettive abbastanza positive in termini macroeconomici al contrario dell’Ucraina, sebbene in entrambi i paesi il settore bancario sia in difficoltà. Crediamo altresì che nel breve termine i paesi baltici saranno in grado di crescere più delle economie dei Balcani, sebbene le prospettive di crescita a medio termine siano migliori per i Balcani grazie al loro potenziale di recupero. Non ci aspettiamo cambiamenti politici di rilievo nella regione, ma una certa stabilità come hanno dimostrato le elezioni presidenziali russe. Tuttavia non escludiamo qualche turbolenza politica in alcuni paesi periferici, per esempio in Bielorussia e Bosnia.

Le economie emergenti possono crescere mentre i paesi sviluppati rallentano?

Non crediamo in generale nel fenomeno del decoupling, e in particolare nell’Europa dell’est, tuttavia siamo convinti che queste economie possano crescere a condizione che non ci sia una profonda recessione nell’Area Euro. Le grandi economie che dipendono in misura minore dagli scambi commerciali e che presentano una domanda locale robusta, come Russia e Polonia, otterranno prevedibilmente risultati migliori rispetto alle economie che dipendono dagli scambi in generale, e in particolare con l’Area Euro. Aspetto più importante, le prospettive a medio termine restano positive per le economie con un buon potenziale di recupero e/o con un indebitamento contenuto.

Che rischi ci sono?

Rileviamo tre rischi principali per i paesi dell’Europa dell’est nel 2012: la dipendenza da fonti esterne di crescita (esportazioni e capitali in generale e la crescita nell’Area Euro in particolare), forti squilibri economici e/o turbolenze politiche interne. Più in generale, sul fronte dei rischi occorre sconfiggere l’incertezza e promuovere stabilità e continuità.

In questo scenario i mercati possono performare?

Il contesto macroeconomico non è naturalmente dei migliori, tuttavia crediamo che i mercati con fondamentali solidi possano produrre un buon risultato se e quando rientrerà la crisi finanziaria globale. In particolare i grandi mercati con fondamentali interessanti e un effetto base positivo dovrebbero essere in grado di recuperare nel momento in cui l’attenzione si sposterà dal sentiment in Eurolandia ai fondamentali del mercato. I tassi di interesse resteranno eccezionalmente bassi in buona parte dei paesi sviluppati, mentre c’è spazio per nuovi tagli nell’Europa dell’est dato che l’inflazione prevedibilmente scenderà ancora. Ciò dovrebbe spingere nuovamente gli investitori verso il mercato azionario. Inoltre, è possibile che il deterioramento del contesto macroeconomico globale incoraggi le principali economie ad adottare nuovi incentivi che dovrebbero favorire i mercati emergenti in generale e in particolare i paesi esportatori di materie prime.

E la Cina?

Il nostro scenario di base per la Cina nel 2012 è positivo dal punto di vista economico e politico. La crescita economica rallenterà intorno all’8%, l’inflazione si stabilizzerà al 5-6% e la valuta continuerà a rivalutarsi, lentamente ma costantemente. Prevediamo inoltre un allentamento monetario e incentivi per stimolare la crescita in generale, e i consumi in particolare. La transizione nella leadership che inizierà nell’ottobre 2012 garantirà continuità e una crescita economica stabile.Le finanze pubbliche sono in buono stato, il debito pubblico ufficiale è inferiore al 20% e il deficit fiscale inferiore al 2% del Pil; il settore finanziario presenta prospettive positive nel breve termine, con un basso rapporto tra raccolta e impieghi e un basso livello di crediti in sofferenza, anche se emergono problematiche collegate al piano di incentivi 2009. La Cina sembra meno vulnerabile, almeno direttamente, alla crisi finanziaria dell’Area Euro. Tuttavia, un rallentamento della crescita economica nei paesi sviluppati influirà sulla crescita in Cina, in quanto il paese dipende dagli scambi commerciali. Ma l’economia si sta gradualmente orientando più verso l’interno e lo stato dispone di risorse per stimolare l’economia qualora necessario. La nostra preoccupazione principale sulla Cina è interna e più a medio termine e riguarda i settori bancario e immobiliare.Il mercato azionario è a buon mercato dopo il crollo delle quotazioni nel 2011 e a nostro giudizio la Cina sarà uno dei primi mercati a beneficiare del ritorno dell’interesse degli investitori per i mercati azionari emergenti. La crescita economica solida, le finanze pubbliche stabili e le valutazioni contenute dovrebbero favorire il mercato nel 2012, anche se è improbabile che si rivaluti prima che l’attenzione degli investitori si sposti dalla crisi dell’Area Euro ai fondamentali del mercato.

Conclusioni

Le prospettive per il prossimo anno saranno caratterizzate e offuscate dalla turbolenza finanziaria globale causata dalla crisi del debito in Eurolandia. A nostro giudizio lo scenario più probabile è di una moderata ripresa sebbene non escludiamo la probabilità di altri sviluppi e tracciamo sei conclusioni principali per l’Europa dell’est e la Cina. Primo, assisteremo a un rallentamento dell’economia nel 2012 causato dall’indebolimento della domanda esterna. Secondo, la domanda locale prevedibilmente resterà abbastanza robusta nel primo semestre dell’anno, per lo meno nelle principali economie. Terzo, i rischi sono molti e nella maggior parte dei casi provengono dall’Area Euro. In generale le economie più vulnerabili nel 2012 sono quelle che dipendono maggiormente dall’estero e che sono più integrate con l’Area Euro. Quarto, non ci aspettiamo cambiamenti radicali sul fronte politico. Quinto, crediamo che le prospettive dei mercati siano positive anche a fronte di un rallentamento della crescita. Tuttavia non crediamo che un eventuale rimbalzo sia generalizzato come il crollo delle quotazioni. Sesto, sebbene l’orientamento sia molto a breve termine, preferiamo privilegiare le prospettive a lungo termine. In questo momento l’attenzione concentrata sui problemi di debito, deficit e crescita nei paesi sviluppati dovrebbe spingere gli investitori a investire di più, e non di meno, nei mercati emergenti a lungo termine. Nei prossimi cinque anni le economie emergenti prevedibilmente cresceranno con una rapidità di oltre il triplo rispetto alle economie sviluppate in presenza di un debito inferiore di tre volte.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!