Rete in città, gli umbri amano i fondi e i bond

La Banca d’Italia fa scattare l’allarme: nell’economia umbra, i segnali di ripresa che erano emersi alla fine del 2010 si sono progressivamente affievoliti nel 2011. Nell’industria, in particolare, al recupero degli ordini e della produzione nel primo semestre del 2011 ha fatto seguito un marcato rallentamento nei mesi successivi.E le prospettive appaiono improntate a una elevata incertezza. Sui piani degli imprenditori per i prossimi mesi pesano “in misura significativa” le recenti turbolenze dei mercati finanziari, così in presenza di una capacità produttiva ancora sottoutilizzata, gli investimenti hanno ristagnato e il contenuto recupero dell’occupazione è stato circoscritto ai contratti di lavoro a tempo determinato.

Se l’industria non pare in gran forma, il settore dell’edilizia (che fin dall’inizio della crisi ha risentito in misura particolarmente intensa della debolezza congiunturale) sta anche peggio, con un peggioramento delle condizioni che ha riguardato soprattutto il comparto residenziale, colpito contemporaneamente da un aumento del ricorso alla cassa integrazione e da un calo degli occupati. Nei servizi, il commercio ha risentito dell’andamento negativo della distribuzione tradizionale (Unioncamere segnala che il saldo tra la quota di imprese che ha registrato un aumento delle vendite nel primo semestre e quella di chi ha notato un calo è negativo per circa dieci punti percentuali), mentre i flussi turistici, pur restando inferiori ai livelli precedenti la crisi, sono aumentati.

L’espansione dei prestiti è stata rallentata dall’andamento dei finanziamenti alle famiglie, “soprattutto da parte dei primi cinque gruppi bancari nazionali”, il cui credito concesso ha continuato a crescere a ritmi inferiori nel confronto con le altre banche (+1,9% a fine giugno, contro il +6,5% delle altre banche). In presenza di una domanda ancora debole e finalizzata prevalentemente alla ristrutturazione delle posizioni in essere, sottolinea Bankitalia, le banche “hanno reso più selettive le condizioni di accesso al credito, intervenendo soprattutto sui costi”.

Parallelamente si è accentuato il deterioramento della qualità del credito, specialmente al comparto produttivo, ed è proseguito il calo dei depositi bancari delle famiglie (- 2,3% medio per l’intera regione) e con una significativa riduzione delle consistenze dei conti correnti (-4% a giugno su base annua) “anche in relazione alla loro bassa remunerazione”. Le prime informazioni disponibili sull’andamento a fine agosto segnalano un’ulteriore riduzione dei depositi delle famiglie (-2,5%) e una ripresa di quelli delle imprese (+2,9%). Le altre forme di investimento delle famiglie hanno in compenso fatto registrare una crescita del 5,2%, “riconducibile alla dinamica dei titoli di Stato italiani e delle quote di fondi comuni (Oicr)”.

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