Saxo Bank: cala la fiducia nel salvataggio della Grecia

 L’incontro dei ministri delle finanze dell’eurozona che avrebbe dovuto tenersi oggi è stato cancellato! Si tratta semplicemente di un altro elemento che contribuisce a smussare l’euforia degli investitori sul salvataggio della Grecia. Inoltre i ministri delle finanze dell’Emu hanno chiesto: ulteriori 325 milioni di euro di valore in “tagli di spesa e risparmi”; tutte le forze politiche devono impegnarsi a consolidare ed accrescere le misure.

Di conseguenza il cambio euro/dollaro è sceso sotto 1,31 ieri sera, registrando 1,3080 prima di rimbalzare durante la seduta asiatica. Ora sempre più partecipanti credono che la situazione in Grecia sia difficile da controllare e che potrebbe sfociare anche in un default; non perché tutti lo desiderino, ma perché trovano difficile portare avanti tutte le manovre necessarie prima del 20 marzo (giorno di rimborso dei vecchi prestiti).

Il rimbalzo da 1,3080 è stato dovuto ai commenti di ufficiali cinesi durante la visita in delegazione della Ue: il primo ministro Wen Jiabao e il governatore PBoC Zhou Xiaochuan hanno mostrato la volontà di effettuare ulteriori investimenti nel Efsf (l’attuale fondo salva stati). Credo che la reazione del mercato sia esagerata e che un rimbalzo di una figura (100 pips) da 1,3080 a 1,3180 sia basato su un’incomprensione: non vi è rischio di carenza di acquirenti di bond nel Efsf (con o senza l’aiuto della Cina). Globalmente l’eurolandia non ha bisogno di importare capitali: le partite finanziarie sono più o meno bilanciate (si veda grafico sotto). Il regime di Beijing è interessato meramente ad investire in bond del Efsf e questo non risolverà la crisi.

Continuano gli effetti della politica monetaria della BoJ (Banca del Giappone). Durante la giornata di ieri il cambio euro/yen è riuscito a rompere la resistenza di 78,40. E questa mattina ha fatto registrare 78,65 come massimo. Gli sviluppi dei prezzi del tasso di cambio sulla coppia dollaro yen, suggerisce che a contribuire a questo salto sono state anche le chiusure di posizioni ribassiste. Potrebbe continuare per un pochino, ma i fattori che compongono il momentum potrebbero indebolirsi prossimamente: alcuni investitori dubitano sulla strategia della BoJ. Noi crediamo invece che qualora il dollaro dovesse tornare ad attrarre ulteriori capitali, la conferma di questa rottura potrebbe spingere il cambio verso 79,55 (registrato già in ottobre dopo l’intervento).

Ieri i metalli preziosi hanno avuto una seduta laterale con bassi scambi. Il mercato in generale sembra rimanere senza direzione fino a quando non vi saranno ulteriori informazioni sul Psi e gli swap in Grecia. Nel frattempo le condizioni di trading sembrano incostanti. Abbiamo spesso sottolineato come l’oro di recente segua l’andamento dell’euro dollaro, ma l’oro deve tornare a riguadagnare la credibilità di strumento diversificativo di rischio. L’asta di ieri in Spagna ed Italia ha potuto quasi accogliere questo bisogno del metallo giallo: con la pressione del rischio sulle borse e con gli spread dei paesi periferici che si sono lievemente allargati ieri contro il bund, l’oro è riuscito a mantenersi sopra a 1710 euro

Lo spread Btp-Bund stamane rimane invariato a 34,2 punti, calcolato su un rendimento del decennale italiano pari a 5,571%.

In seguito alle dichiarazioni cinesi sulla disponibilità ad investire nell’Efsf, i mercati asiatici hanno chiuso in forte rialzo: Nikkei225 +2,30%, Hang Seng +2,14% e S&P/ASX200 +0,25%.

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