Default greco ancora possibile?

Ieri mattina abbiamo intitolato il nostro report giornaliero “Mercati incerti” e oggi potremmo tranquillamente riproporre lo stesso titolo. Ci troviamo di fronte ad investitori che si mostrano ancora preoccupati per la questione greca, non tanto per l’implementazione del piano di aiuti a livello finanziario da parte della Troika, sul quale ieri sono arrivate ulteriori assicurazioni, quanto per la questione dello swap sui titoli di stato governativi, sulla quale il governo sta ancora lavorando. L’augurio che giriamo alla Grecia è che si riesca a convincere gli investitori privati a partecipare in maniera volontaria al piano di ristrutturazione del debito, che prevede secondo le prime dichiarazioni il taglio del valore nominale del debito dal 50% al 53.5% e l’emissione di nuovi titoli su diverse scadenze, con cedole riviste al ribasso e che vorrebbero dei rendimenti al 2% sul time frame 2014, al 3% per quanto concerne i titoli che dovranno essere rimborsati tra il 2015 ed il 2020 (anno in cui si dovrebbe raggiungere un rapporto tra debito e Pil del 120.5%) e del 4.3% per scadenze successive.

Nel caso in cui non venisse accettata la proposta, nel momento in cui dovesse essere ufficializzata, il governo di Atene si troverebbe costretto ad obbligare i creditori ad accettare questa proposta, facendo così scattare il default tecnico ed azionando i contratti di Credit Default Swap, che andrebbero a pesare in maniera significativa sul settore bancario. In passato abbiamo avuto la dimostrazione che il mondo bancario sembra effettivamente essere pronto a cercare di mettere una pezza su questa situazione, ma cosa succede se i grossi fondi hedge non dovessero annuire di fronte a tali prospettive? Il fatto di aver replicato molte mosse già viste durante la crisi subprime andando ad effettuare acquisti di debito greco a mani basse, contornati dal fatto di essere la parte long su molti dei CDS presenti risulta essere un campanello di allarme credibile e molto pericoloso, in grado di far rimanere il mercato all’interno di livelli abbastanza precisi, in attesa che arrivino delle notizie certe in grado di indirizzare meglio il sentiment degli operatori.

La moneta unica nei confronti del dollaro americano ci sta dando dimostrazione di quanto appena discusso, mantenendosi ancora all’interno del range più importante da seguire che staziona tra 1.3200 ed 1.3300 e nel brevissimo periodo sta mostrando potenzialità di rialzi che potrebbero portare in prossimità delle resistenze appena viste. Prima della pubblicazione dei dati potremmo assistere a tentativi di sfondamento di 1.3300 (1.3320 punto ultimo) e poi dovremo portare attenzione all’indice IFO tedesco che, dopo gli aumenti di volatilità visti dopo i PMI negativi di ieri, potrebbe fare da market mover nel brevissimo senza tuttavia risultare in grado di fornire una direzionalità definitiva al mercato che, come abbiamo visto, si sta concentrando su altre questioni. Se passiamo a dare uno sguardo al UsdJpy, vediamo come i supporti indicati ieri a 80.00 hanno funzionato in maniera egregia, restituendo per oggi un range che da lì si sviluppa per 40 punti (10 al di sopra dell’80.30 di resistenza di medio periodo), che lasciano in noi l’idea di poter vedere ulteriori rialzi soltanto dopo la rottura di 80.50, che potrebbe portare ad aumenti di volatilità anche nell’ordine dei 50 punti. Un ritorno sotto 80 potrebbe non essere sufficiente a rivedere i supporti più importanti in area 79.40 in quanto esiste anche l’area passante per 79.90 dove sono presenti molti interessi di mercato.

Per quanto riguarda l’EurJpy, il canale rialzista individuabile su un grafico orario che abbiamo individuato sta tenendo e quello che ieri era un punto di resistenza in grado di farci pensare al raggiungimento di 106.40 su una rottura diventa ora il supporto principale da considerare (sia i livelli statici che la parte inferiore del canale passano per questo punto). Una rottura a ribasso potrebbe portare a 105.40, ma la possibilità di rimanere in laterale sembra la più probabile per la mattinata, tra 106.00 e 106.60. Avremo modo di seguire, come sempre, le evoluzioni dei prezzi durante la giornata sul nostro forum di analisi.

Per quanto concerne il cable (GbpUsd) l’idea espressa ieri era che l’area passante tra 1.5800 ed 1.5820 avrebbe potuto essere ben sfruttata dal punto di vista del risk/reward per potersi avvantaggiare di eventuali scivoloni dopo la pubblicazione delle minute della Bank of England. Se diamo una sguardo al grafico in pagina ci rendiamo conto di come il movimento a ribasso sia stato violento, in seguito alla pubblicazione di verbali, dai quali abbiamo capito che l’aumento di 50 miliardi di sterline del programma di QE è stato deciso per non disattendere le aspettative del mercato (dunque per non portare maggiori preoccupazioni rispetto a quelle già esistenti). I membri a favore di un aumento pari a 75 miliardi di sterline erano 2, mentre gli altri non erano riluttanti di fronte all’idea, ma hanno optato per il 50 a causa di quanto appena visto. Che a volte sia meglio non riportare certe decisioni in un report ufficiale (visto lo scopo ultimo della decisione) e cominciare a preparare il mercato gradualmente con dichiarazioni successive? Sta di fatto che il bagno che ha fatto il cable è stato evidente ed è stato in grado di portare le quotazioni al test perfetto dei minimi precedenti ed ora ci troviamo con un livello di resistenza di breve passante per 1.5700, da poter sfruttare in caso di rottura per prendere correzioni che comunque potrebbero non arrivare a superare 1.5750. In caso di ripiegamento verso il basso, la rottura di 1.5650 aprirebbe le strade verso la figura tonda.
 
Per quanto concerne l’AudUsd, dopo le discese sui supporti a 1.0600 siamo in fase di recupero ed è possibile che si cerchi di arrivare in area 1.0700, dove potrebbero intervenire le resistenze e stoppare questo rimbalzo tecnico, mentre  il UsdCad potrebbe trovare le stesse pressioni in area 0.99 ¾. In caso di rottura su entrambi, 50 punti sul primo e 25 sul secondo potrebbero essere livelli raggiungibili, altrimenti il ritorno verso i punti di partenza di questi movimenti di brevissimo sarebbe lo scenario più plausibile.

Se passiamo a vedere il franco svizzero, notiamo come si stai rafforzando nei confronti del dollaro (più per flussi di vendita di dollari) e ci stiamo avvicinando al supporto di medio periodo passante per 0.9960, effettivamente raggiungibile e che renderebbe possibile la partenza verso il livello tondo di 0.9000 in caso di rottura, così come esso è andato a rafforzarsi contro la moneta unica europea dove sembriamo pronti ad attaccare 1.2050, a soli 20 punti dai minimi di inizio febbraio. Lo Speculative Sentiment Index in questo senso ci sta dando delle ottime indicazioni, in quanto lo sbliancio di ancora oltre 17 posizioni lunghe per ogni posizione corta da parte della popolazione retail parla chiaro.

Terminiamo con uno sguardo alle commodity, in quanto non è possibile ignorare quanto abbiamo cominciato a notare nelle giornate passate durante i nostri webinar giornalieri di analisi del mercato (ore 9.30 e 15.30), ovvero l’iniziale tendenza del metallo giallo ad apprezzarsi sulla discesa delle borse (area gialla). Comincia a palesarsi la possibilità di ricominciare a vedere l’oro come bene rifugio? Non ancora, in quanto la fase di avversione al rischio non è così forte da giustificare tali acquisti, più che altro crediamo che questa forte salita sia dovuta ad un discorso tecnico che ha visto il raggiungimento di 1,780.00 dopo lo sfondamento delle resistenze in area 1,760.00. 1,780.00 e 1,770.00 risultano essere i confini da curare per assistere ad ulteriori rotture, che potrebbero portare ad accelerazioni di 10 dollari/oncia. Situazione di consolidamento sul petrolio, che si sta muovendo tra 105.70 e 106.70. Rotture a ribasso non dovrebbero essere in grado di sfondare 105.00 a meno che non si assisti ad un giro di posizioni lunghe da UsOil a Oro, che farebbe però raggiungere 1,800.00 dollari al metallo giallo, mentre nel caso di rotture a rialzo potremmo vedere anche 107.50.

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