Il G20 rimanda ad aprile

Ci svegliamo questo lunedì mattina di fronte ad un mercato in fase di consolidamento dopo i rialzi visti venerdì in serata, prima della chiusura per il week end che ha ospitato il G20. L’appuntamento non è andato oltre il raggiungimento di un’intesa di massima circa la potenza di fuoco di cui si dovrà disporre per far fronte a nuovi focolai della crisi, che tra i fondi europei ed il Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe pressappoco raggiungere la cifra di 2000 miliardi di dollari.

Nel comunicato di chiusura dei lavori viene reso noto che la questione sarà definita il prossimo aprile, rimandando pertanto quella decisione concreta che avrebbe potuto portare a forti scossoni rivolti a vendite di dollaro americano a favore dell’acquisto di attività finanziarie più remunerative. All’interno di questo quadro, l’Italia non è più comparsa all’interno della watchlist riferita ai Paesi sotto sorveglianza e questo fa capire come l’opinione pubblica circa l’operato del nostro governo sia realmente mutata e sembra che possa migliorare ulteriormente. Questo è testimoniato anche dal fatto che l’ultima asta di bond, dove sono stati collocati 3 miliardi di euro con scadenza 2014, ha visto lo stacco di rendimenti pari al 3.013%, in calo rispetto al 3.763% precedente, con un bid to cover ratio in aumento da 1.71 a 1.93 (rispetto al 26 gennaio) e dal fatto che i rendimenti sui BTP a dieci anni siano scesi per la settima settimana di fila (cosa che non è mai accaduta negli ultimi 10 anni).

La moneta unica europea continua a rimanere sostenuta nei confronti del dollaro americano, seguita come vedremo dalla sterlina, che ha annullato tutte le perdite avvenute dopo la pubblicazione delle minute della Boe ma non dal dollaro australiano e da quello canadese che, di fronte alle forti salite del petrolio hanno perso valore nei confronti del biglietto verde, accendendo in noi la necessità di cominciare a ragionare su questa decorrelazione che potrebbe accompagnarci durante la settimana. In merito ai prezzi raggiunti dal greggio in seguito alle tensioni che si stanno vivendo in Iran, i Paesi produttori di petrolio hanno rassicurato che si adopereranno per far sì che non avvengano rialzi in grado di mettere a repentaglio la crescita mondiale.

La price action però, soprattutto dopo la pubblicazione dei dati americani relativi alle scorte di petrolio (scorte salite di 1.6 milioni di barili e domanda in calo di oltre il 6% su base annua), ci fa capire come il sentiment degli operatori sia ancora impostato a rialzo, ed ora dovremo prestare attenzione a quota 115.00, raggiungibile in caso di rottura definitiva del 110.00. Passiamo ora ad osservare i cambi più importanti, incominciando dall’eurorollaro che ha appena concluso una settimana davvero positiva. I 500 pip in salita sono stati favoriti dal segnale positivo che è arrivato a seguito della rottura del precedente massimo a 1.3325, aprendo così la strada al raggiungimento della media di lunghissimo periodo (200 periodi) su grafico giornaliero, 1.3515. Su questo livello notiamo, con grande precisione il transito di un’area di precedenti massimi (osservabili a fine novembre scorso) e successivamente il possibile arrivo verso quella tendenza ribassista che ha avuto origine a fine agosto e che a 1.36 figura potrebbe essere interrotta (non dovrebbe sfuggire come il 50% di ritracciamento del movimento in calo compreso fra 1.4550 e 1.2625 sia proprio 1.36). Fra 1.3375 e 1.3325 transita il supporto allo scenario favorevole alla moneta unica.

Il cambio UsdJpy continua a mettere a segno massimi su massimi, confermando sempre più come la ripresa sia sempre meno dettata da volatilità e sempre più qualcosa di strutturale (anche la media di breve, 21, ha tagliato la lunghissima, 200, su grafico giornaliero, fatto che non accadeva dal 20 maggio 2010). Le conferme sono giunte dalla rottura del massimo di riferimento di 80.20 (che è il supporto a questo movimento in salita). Per adesso il cambio si è arrestato sul massimo dell’8 luglio scorso, 81.50, dandoci un obiettivo per la giornata. Una salita dall’ampiezza tale a quella vista sul cambio EurJpy (da venerdì mattina 250 pip) complica parecchio l’individuazione di un livello interessante per la giornata. Di certo crediamo che 110 avrà il suo peso, dato che è il livello preciso dove ieri in apertura dei mercati abbiamo visto rimbalzare i prezzi, mentre a 107.50 ritroviamo il supporto indicato da una media mobile veloce (21) all’interno di un grafico con candele a 4 ore.

Il cable ha trovato un forte livello di resistenza, fra venerdì e ieri sera, nei pressi di 1.59 regalandoci così un livello di possibile svolta rialzista che per adesso assume il ruolo di resistenza. L’altro livello chiave sembra essere posizionato a 1.58 figura, dati i numerosi tentativi di rottura/tenuta dei passati giorni di scambi. È anche il livello dove transita la media di breve su grafici con candele H4. Lascia da pensare la situazione tecnica che sta affrontando il cambio EurChf, dato che contrariamente alla salita dell’eurodollaro continua a rimanere in zona di assoluto pericolo. Per le prossime ore sarà interessante valutare la tenuta della trendline negativa che transita a 1.2060 e che ha origine a venerdì 17 e la tenuta di quel 1.20 che oramai chiunque ha imparato a considerare. Anche il cambio AudUsd mostra una certa difficoltà a raggiungere sui livelli massimi fatti registrare la prima decade di febbraio. Per oggi e per la continuazione della positività della tendenza in atto, è da prestare attenzione alla tenuta di 1.06 figura, mentre a 1.0750 si trova la resistenza.

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