Come difendersi dal credit crunch

Attutita la morsa della “crisi fiscale” dello Stato, riemergono le gravi difficoltà dell’economia reale. Sono più di 200 i “tavoli della crisi” aperti, per crisi finanziarie oltre che di commesse, al ministero dello Sviluppo economico, con 300mila posti di lavoro a rischio in imprese medie e grandi. Trentamila piccole aziende sono a rischio di chiusura, mettendo in pericolo più di 500mila posti di lavoro, a causa della stretta creditizia (credit crunch). Non è accettabile che le imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, siano ridotte a elemosinare lo smobilizzo dei crediti e il finanziamento degli investimenti, peraltro a tassi di interesse al limite dell’usura, con un premio al rischio che supera il 7%. Una cifra insostenibile, più del doppio dell’inflazione (3,3%).

Monti deve agire con la massima tempestività. Bisogna che le banche riprendano a funzionare regolarmente. Non è tollerabile che le attività economiche soffrano per la carenza di un adeguato sostegno creditizio. In Italia, l’apparato produttivo fa perno sulle banche. Il sistema economico è bancocentrico, perché il circuito vitale (indiretto), quello che fa affluire il risparmio finanziario dalle famiglie (unità in surplus) alle imprese e allo Stato (unità in deficit), è assicurato dalle banche. Purtroppo in Italia per il finanziamento delle imprese non si può nemmeno invocare il circuito diretto del mercato dei capitali, perché la Borsa Valori è troppo piccola. Super Mario, pertanto, non può mollare il rapporto banca-impresa e nemmeno può accontentarsi dei moniti lanciati dal governatore della Banca d’Italia Visco affinché le banche riaprano i “cordoni della borsa”: commetterebbe un errore imperdonabile. Il governo non può mancare un simile appuntamento, ma deve muoversi, con immediatezza, per: 1) garantire (vigilare), che la nuova provvista finanziaria che sarà messa a disposizione delle banche dalla Bce (60 miliardi di euro) non sia investita in titoli, come accaduto pochi mesi fa per una cifra analoga, ma in prestiti alle imprese; 2) reperire i mezzi sufficienti per alimentare, subito e in concreto, il fondo centrale di garanzia per supportare i Confidi e le strutture analoghe, al fine di evitare che le banche si nascondano dietro l’alibi della mancanza di adeguati presidi (garanzie) per concedere alle imprese, e in specie a quelle di minore dimensione, i finanziamenti necessari, facendoli costare però un prezzo accettabile.

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