Investimenti che fanno scintille

L’oro ha principalmente tre funzioni: monetaria, d’investimento e di consumo. È stato preferito ad altri metalli per essere trasformato in moneta proprio per le sue caratteristiche di trasportabilità, incorruttibilità, divisibilità, riconoscibilità immediata e fungibilità. Il primo uso di moneta d’oro è attribuito ai cinesi, mentre in occidente risale circa al VII secolo a.C. nell’attuale Turchia occidentale. La funzione di riserva si esplica nel momento in cui l’oro viene utilizzato come attività finanziaria, che mantiene il suo valore nel tempo. Per le banche centrali le riserve di oro hanno lo scopo di garanzia a fronte di emissione di monete e debiti, oltre che una funzione di riserva in caso di estreme necessità. I soggetti privati invece detengono oro a scopo d’investimento a medio/lungo termine con l’obbiettivo di proteggersi dalle svalutazioni e da incertezze economico- politiche. L’oro offre all’investitore sicurezza e solidità, il suo valore è universale e facilmente convertibile in danaro in qualsiasi momento. Le transazioni speculative di oro non fisico, l’oro usato a scopo di investimento finanziario, in forma fisica, cartacea ed i prodotti derivati, si hanno nel momento in cui si cerca di ottenere un utile dalle variazioni del suo prezzo. I produttori di oro e coloro che lo lavorano ricorrono, solitamente, ai derivati anche per motivi di copertura dei rischi. Una terza funzione dell’oro è quella di bene consumo per uso industriale, in gioielleria o nelle tecnologie elettroniche e medicali.

Perché investire in oro?

Per migliaia di anni, l’oro è stato considerato una valuta mondiale, una materia prima, un investimento e semplicemente, qualcosa di bello. Negli anni ‘80 e ‘90, con il rapido sviluppo dei mercati finanziari, l’oro ha perso la sua posizione di primo piano e molti investitori hanno perso contatto con questo bene rifugio. Negli ultimi anni, tuttavia, gli investitori sono tornati a manifestare un interesse crescente per l’oro. Oltre a un forte rialzo dei prezzi stimolato da una domanda largamente superiore all’offerta, fattore positivo di questa ripresa, ci sono molte altre ragioni per cui persone e istituzioni di tutto il mondo ci stanno nuovamente investendo. Nel corso del tempo l’oro ha sempre costantemente mantenuto il proprio valore di acquisto. Si pensi solo come termine di paragone che nell’antica Roma, intorno all’1 a.C., un cittadino romano poteva comprare un’uniforme completa con un’oncia d’oro. Ancora oggi nel 2011 si può acquistare un vestito con un’oncia d’oro. Sono esempi di come il valore del metallo giallo abbia mantenuto inalterato il proprio valore nel corso dei secoli.

Quando si parla di oro, si tocca un argomento che da sempre tende a suscitare profonde emozioni nelle persone che sembrano dividersi in due fazioni: c’è chi lo ama e chi lo odia. Basta guardare ai rally che hanno riguardato l’oro a partire dal 2000 e in particolare a quello del 2011. Il ruolo speciale di salvaguardare il valore è un fatto indiscutibile intrinseco del metallo giallo. L’oro non può essere creato, anche se molti alchimisti ci hanno provato. Non potrà mai essere distrutto in quanto non è solubile nell’acido nitrico, a differenza dell’argento e dei metalli di base.

Dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008, gli investitori sono sempre alla ricerca di alternative rispetto alle asset class più tradizionali. E l’oro ha beneficiato di questa riallocazione. Il facile accesso e i vantaggi associabili all’oro, lo hanno reso un investimento estremamente popolare sia tra i risparmiatori sia tra gli hedge fund più sofisticati. Negli ultimi tre anni, gli investimenti complessivi in commodity sono cresciuti dai 265 ai 425 miliardi di dollari secondo un indagine recente di Barclays Capital. E l’oro ha guidato questa corsa esplosiva alle commodity, visto che oggi rappresenta un terzo degli investimenti che vengono convogliati verso le materie prime.

Ma quali sono i fattori importanti?

La crisi finanziaria del 2008 ha scosso la fiducia della gente nel sistema finanziario visto che le banche centrali hanno dovuto inondare il mercato con iniezioni di liquidità a tassi estremamente bassi al fine di mantenere le istituzioni finanziarie a galla. Questo ha scatenato la corsa alle commodity, con gli investitori alla ricerca di beni materiali con disponibilità limitata e quindi con una maggiore probabilità di mantenere inalterato il loro valore. E le compagnie minerarie hanno posto fine alla pratica di vendere la propria produzione attraverso contratti a termine, eliminando così dal mercato una grande quantità della fornitura. Le politiche volte a tenere bassi i tassi di interesse hanno portato a una crescita dell’inflazione. Questo comporta ritorni negativi dagli strumenti a reddito fisso, come le obbligazioni, che presentano rendimenti più bassi del tasso di inflazione. Lo scenario è dunque più favorevole a strumenti non collegati all’andamento dei tassi come l’oro. In questo modo il costo opportunità di detenere oro è pari a zero. Un altro importante fattore da tenere in considerazione è il comportamento delle banche centrali che negli ultimi due decenni sono state un venditore netto di oro.

Ora non più. Questa pratica è cessata nel 2009 e lo scorso anno sono diventate compratori netti poiché le economie emergenti stanno cercando di diversificare le loro riserve nazionali per coprirsi da un’inflazione più alta e da un possibile calo del dollaro. Tradizionalmente l’investitore retail investe in oro attraverso l’acquisto di gioielli o di azioni di compagnie minerarie mentre gli investitori istituzionali attraverso futures o lingotti di oro fisico. Negli ultimi cinque anni tuttavia, il campo si è aperto a tutti grazie alla popolarità crescente degli etf.

L’oro è privo di rischio?

Gli strumenti finanziari solitamente comportano tre tipi principali di rischio:

  • .rischio in termini di credito: il rischio che un debitore non paghi;
  • .rischio in termini di liquidità: il rischio che l’asset non possa essere venduto perché non si trova un acquirente;
  • .rischio in termini di mercato: il rischio che il prezzo crolli a causa di un cambiamento nelle condizioni del mercato.

L’oro è unico dato che non comporta un rischio in termini di credito. L’oro non è soggetto alla responsabilità di un debitore. Non c’è rischio che il pagamento di un buono o un rimborso non vengano effettuati, come per un’obbligazione, o che un’azienda si ritiri dagli affari, come per un azione. E, a differenza di una valuta, il valore dell’oro non può essere influenzato dalle politiche economiche o minato dall’inflazione del Paese di emissione. Allo stesso tempo, gli scambi effettuati 24 ore su 24, la diversità dei compratori – dal settore dell’oreficeria, alle istituzioni finanziarie, ai produttori industriali – e l’ampia gamma di canali di investimento disponibili, fra cui le monete, i lingotti, i gioielli, i future, le opzioni, i fondi comuni d’investimento aperti indicizzati, i certificati e i prodotti strutturati, rendono il rischio di liquidità estremamente basso. Il mercato dell’oro è profondo e liquido: l’oro può essere infatti scambiato con spread più ristretti e più rapidamente rispetto a molti diversificatori concorrenti o persino rispetto ad investimenti nei grandi mercati.

L’oro è senza dubbio soggetto ai rischi di mercato, com’è chiaro dall’esperienza degli anni ‘80, durante i quali il prezzo dell’oro è bruscamente diminuito. Ma molti dei rischi di ribasso associati al prezzo dell’oro sono nettamente diversi dai rischi legati ad altri asset, un fattore che aumenta l’interesse per l’oro come diversificatore di portafoglio. Per esempio, se una banca centrale dovesse annunciare la propria intenzione di impegnarsi in vendite considerevoli d’oro, come accadde prima dell’accordo sull’oro fra le banche centrali nel 1999, è improbabile che ciò avrebbe un impatto sui rendimenti del capitale, ma ci si potrebbe ragionevolmente attendere un’influenza sul prezzo dell’oro nel breve periodo. Analogamente, i rischi specifici a cui sono esposti obbligazioni e capitali, inclusa la pressione sulla stabilità di un governo e di un settore aziendale durante una fase economica discendente, non sono condivisi dall’oro.

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