Posta del pf, i numeri di Poste Italiane? Hanno un turbo nascosto

Il nostro lettore Massimo Bertolucci torna a commentare i dati di Assogestioni relativi all’andamento della raccolta mensile, per sottolineare come, da promotore finanziario, egli rabbrividisca “ogni volta che nelle agenzie di Poste Italiane mi capita di assistere agli incontri fra clienti ed addetti delle Poste”, che nella classifica di Assogestioni di gennaio hanno registrato la migliore performance in termini di raccolta netta. I motivi del suo sgomento Bertolucci li esplicita chiaramente: “I clienti vengono accolti in open-space dove dal di fuori si vede e si sente tutto ciò che viene detto (alla faccia della privacy!); non ho mai sentito proporre prodotti che non fossero i tanto “amati” Buoni Postali e/o index delle Poste. Ma dov’è la consulenza nelle Poste Italiane?” si chiede il nostro lettore.

“Se togliessimo 557 milioni (che come già ha fatto notare BLUERATING si riferiscono alla raccolta effettuata dalle gestioni di portafoglio istituzionali, ndr) dai 570,5 di raccolta totale avremmo nel retail 13,5 milioni di raccolta! Questo è il vero valore da attribuire agli operatori di Poste Italiane” quando si confronta il loro operato con quello delle principali reti di promotori finanziari operanti nel Belpaese. Tanto che, conclude Bertolucci, “se anche al resto delle reti di distribuzione finanziaria venisse concesso di operare nel mercato istituzionale, forse Poste Italiane sarebbe all’ultimo posto della suddetta classifica”.

Affermazione che non è possibile né confermare né smentire dato che è un’ipotesi che non trova possibilità di riscontro nell’attuale situazione del mercato italiano. Certo, come già è stato fatto notare su questa stessa testata, se anziché la totalità dei prodotti e servizi di risparmio gestito si guarda solo alla raccolta netta dei fondi aperti (ossia i cari vecchi “fondi comuni d’investimento”) la musica cambia alquanto e Poste Italiane spariscono dai piani alti della classifica, che in questo caso viene ad essere guidata da Arca con 183,4 milioni di raccolta netta, seguita da Invesco con 150,1 milioni e da Axa, con 81,1 milioni. A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si becca e in questo caso il nostro lettore potrebbe non avere poi tutti i torti, almeno a giudicare dai numeri sui quali è possibile fare un raffronto diretto dell’efficienza delle varie strutture.

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