Giornata di aggiustamenti sull’FX

Ieri abbiamo assistito a delle vendite generalizzate di dollaro americano e le ragioni a cui si possono attribuire sono sostanzialmente le seguenti. In primis, il fatto che nelle scorse settimane il biglietto verde è stato in grado di mostrare un sostanziale rafforzamento, che possiamo considerare di medio periodo, contro la maggior parte delle altre divise, soprattutto contro lo yen giapponese, e crediamo che delle correzioni di fronte a movimenti del genere sia normale.

Continuando, la correzione dopo il colpo di coda del greenback che è andato a salire sui commenti del FOMC, ha dato conferma che il mercato sta cominciando a reagire ai dati macroeconomici, ma è ancora la politica monetaria il driver principale del mercato, anche se sembra che, gradualmente, esso sia pronto per cominciare ad assegnare maggior peso ai fondamentali. Abbiamo poi il fatto che S&P è andata a confermare l’outlook negativo sul rating USA, soffiando via le speranze di vedere un inversione di rotta, ma forse questo già lo sapevamo e lo includiamo in questo scritto per doveri di cronaca…

I dati macro rilasciati ieri oltre oceano continuano a fornire buone indicazioni circa lo stato di salute dell’economia del nuovo continente. Le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese ai livelli più bassi da marzo 3008 (351k unità), mentre  il settore manifatturiero di New York e di Philadelphia ha mostrato ulteriori segni di miglioramento facendo segnare rispettivamente 20.21 con l’Empire Manifacturing (vs 17.15 previsto e 19.53 precedente) e 12.5 con il Philly FED (12 atteso e 10.2 precedente).

Nonostante i buoni dati sono prevalsi i flussi di correzione e potremmo continuare a vedere una mancanza di correlazione tra i movimenti del dollaro e la pubblicazione del CPI e dell’indice di fiducia dell’Università del Michigan (sarà possibile seguire la pubblicazione del dato in diretta con i nostri analisti collegandovi a https://www2.gotomeeting.com/register/349302226)  dato che l’aggiustamento delle aspettative sulla politica monetaria potrebbero cercare i propri equilibri proprio durante quest’ultima giornata di trading della settimana. Resta il fatto che potremmo assistere a volatilità di breve, per cui attenzione alla fascia oraria 14.30 – 16.30, dove l’afflusso della liquidità statunitense e la pubblicazione dei dati potrebbero fare la loro. Spostandoci da questa parte dell’oceano vediamo invece che i prezzi più guardati nelle ultime sedute non hanno avuto la forza per rompere in maniera definitiva le resistenze di medio periodo.

Parliamo certamente dell’EurChf, che sta scambiando ancora sotto 1.2100 e che ha fallito questa rottura in quanto i rumor secondo i quali l’Istituto Centrale avrebbe voluto spostare il livello di attenzione a 1.2500 non si sono rivelati fondati. Non sono state fornite infatti nuove soglie di guardia da parte della SNB, che ha ribadito la volontà di intervenire nel momento in cui il franco non dovesse continuare ad indebolirsi, mettendo in pericolo l’economia elvetica (scenari deflativi ed export in ginocchio). Dalla Gran Bretagna intanto arrivano notizie secondo cui Fitch ha deciso di modificare l’outlook sul Paese da stabile a negativo, andando a toccare un altro dei Paesi G7, senza per ora aver provocato scossoni sui mercati. Sul fronte commodity abbiamo assistito a lievi correzioni a rialzo dopo i movimenti ribassisti che hanno fatto vedere i minimi di periodo sia su oro che su petrolio ed ora ci troviamo nei pressi delle resistenze giornaliere, rispettivamente poste a 1,665.00 e 106.25.

La settimana si avvia al termine con una sostanziale tendenza immutata per tutte le major. Incominciando ad osservare il cambio eurodollaro non possiamo, infatti, fare a meno di notare come la tendenza che ha avuto origine sul doppio massimo di 1.3485, a fine febbraio, stia continuando la propria evoluzione. La trendline superiore che contraddistingue questo trend passa a 1.3130 e sembra essere il primo livello per andare ad anticipare un’eventuale ripresa di forza della moneta unica. Questo livello riceve un ulteriore rafforzativo grazie al transito delle media mobile a 200 periodi all’interno di un grafico con candele orarie. Non da ultimo, anche il massimo raggiunto ieri (1.3121) conferma l’interesse del mercato su quest’area che a breve potrebbe rivelarsi fondamentale. Come supporto possiamo ritrovare un primo livello di congestione a 1.3070 (dove ieri i prezzi hanno rimbalzato più volte nel breve) e, ovviamente, il minimo di riferimento 1.2975 da cui ieri notte, ci separavano davvero pochi pip.

La salita del cambio UsdJpy ha subito un (temporaneo?) arresto dopo aver raggiunto ieri notte il massimo di 84.15, Il movimento che sta compiendo il cambio da ieri mattina fa si che si possa individuare due livelli utili per la giornata entrante: il primo è il supporto posizionato a 83.20, mentre il secondo è la resistenza che si è venuta a creare a 83.60. Il cambio EurJpy, dopo la profonda discesa di ieri mattina, si è stabilizzato su livelli superiori a 109, così che la resistenza chiave di 110 figura non appare poi così distante. Supporto nell’immediato è individuabile a 109 figura mentre, altrettanto nel breve, possiamo riconoscere un livello di resistenza intermedio che è 109.40. La tendenza su questo cambio sembra rimanere ancora in salita e lo rimarrà sino a rottura a ribasso di 108.75, che è il livello dove transita la media a 100 su grafico orario.

Il cable non si discosta per nulla da quanto visto anche ieri. La tendenza di fondo appare ancora favorevole ad un’ulteriore ripresa del dollaro, pur avendo incominciato il cambio un periodo di lateralità compresa fra 1.5750 e 1.56 figura. In questo caso una strategia di breakout pura potrebbe rappresentare la soluzione migliore. In due giorni abbiamo assistito all’illusione di ripresa del cambio EurChf. Una rottura decisa dei livelli di attenzione si è poi trasformata in un pesante ritracciamento su livelli sempre più noti. In realtà sembra che il prezzo medio ora non sia più 1.2050 ma 1.2075: ciò non toglie che i rumors di un innalzamento del limite di apprezzamento del franco da 1.20 a 1.25, abbiano avuto solamente un effetto temporaneo… siamo tornati a dove siamo stati per un mese circa.

Il UsdChf ha ritracciato sulla scia della ripresa della moneta elvetica. Ciò nonostante la tendenza positiva in atto da fine febbraio rimane intatta e lo sarà sino a che 0.92 figura riuscirà a tenere come livello di supporto (livello molto vicino ai prezzi attuali). Concludiamo con il dollaro australiano, contro il biglietto verde, dove troviamo un’interessante spunto per la giornata entrante. Notiamo infatti, grazie ad un grafico orario, come sia presente una certa difficoltà per i prezzi a rompere il livello di resistenza che si trova a 1.0550-60. Ipotizziamo che un’eventuale riuscita abbia come obiettivo naturale un’area che si trova poco al di sopra di 1.06 figura.

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