Posta del pf, lavoro e sogni son cose diverse

Quella del promotore finanziario è la più bella attività al mondo, un’attività da sogno per chi vuole essere imprenditore di se stesso: quante volte l’avete sentito ripetere per poi, magari, scoprire a fine mese che al sogno non sempre corrisponde a una florida realtà dal punto di vista del vil denaro o quante volte, per riuscire ad avere soddisfazioni economiche, avete dovuto “mandar giù” atteggiamenti arroganti o comunque riprovevoli dal vostro punto di vista tenuti da colleghi e manager di rete?

Capita con tutte le attività al mondo, naturalmente, ma la classifica stilata dal sito CareerCast.com che mette al quinto posto assoluto tra i lavori giudicati migliori al mondo quello dei personal financial planner ha suscitato i commenti di più di un lettore di BLUERATING. Certo, probabilmente è vero che fare il taglialegna o il lavapiatti (ma pure il giornalista, specie in tempi di rivoluzione dell’attività in tutto il mondo sotto la spinta del web e dei social media) offre meno soddisfazioni e più incertezze, come non c’è dubbio che essere un soldato (specie se impegnato in missione in zone di guerra), un pompiere o un poliziotto possa dare maggiori stress, eppure qualcuno giustamente ci tiene a ricordare che neppure per i promotori sono tutte rose e fiori. Anzitutto, fa notare Paolo Morgan, i dati corrispondono alla realtà americana, purtroppo ancora molto distante da quella italiana, un mercato “molto modesto al confronto e molto più povero”, poi come nota un “Grillo Parlante”, a volte basta “uno scontro commerciale con il manager per ricevere la revoca del mandato” e questo non può che essere fonte di stress, indubbiamente. Aggiunge “Makis”:

Concordo pienamente circa il fatto che sia uno dei 10 migliori lavori al mondo, per ciò che riguarda le soddisfazioni, gli stimoli quotidiani e l’opportunità di mettere infinita passione in quello che si fa. Purtroppo mi trovo però d’accordo con Morgan circa lo stress e le problematiche. Italia le cose sono un po’ diverse dal resto del mondo. Lavoro migliore al mondo? Assolutamente sì, ma in Italia non certo per stress e guadagni”. Se non altro, aggiunge il lettore, “credo che la mentalità della clientela piano piano stia cambiando, ma siamo ancora molto lontani dai modelli americani e nord europei”. Le mandanti e lo Stato, conclude il lettore, sicuramente “possono fare ancora molto affinché la fiamma della nostra passione non si spenga mai”, un punto (quello della crescita dell’educazione finanziaria della clientela) che trova d’accordo “Nemesis” che sottolinea come peraltro stia ai promotori stessi “fare educazione e in 23 anni di professione ne ho fatta tantissima”. C’è dunque da sperare che sia pure con fatica e con ritardo gli “ostacoli reali” che ancora si incontrano nella professione vengano gradualmente ridotti e si possa più facilmente far combaciare la teoria (o il “sogno”) con la pratica di tutti i giorni.

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