Posta del pf, Hypo Tirol Bank rinuncia alla licenza bancaria in Italia

Ci chiede un lettore in una mail: è vero che Hypo Tyrol ha qualche problema in Italia? Ebbene sì, la casa madre che già aveva originariamente previsto nel proprio piano industriale svalutazioni sui crediti concessi dalla controllata italiana per 11 milioni di euro, al termine di una due diligence partita a inizio anno e che ha riguardato tutti i crediti concessi superiori ai 750 mila euro e un campione di quelli inferiori a tale soglia, per un controvalore pari a circa l’85% dei prestiti complessivi concessi, ha dovuto annunciare una svalutazione di ben 125 milioni di euro, con l’emersione di svalutazioni ulteriori pari quindi “a circa 114 milioni di euro” rispetto alle attese.

I crediti in sofferenza, ha spiegato l’istituto di proprietà della regione Tirolo, appaino legati a progetti mai partiti o sospesi o puramente speculativi che sarebbero stati concessi nell’80% dei casi tra il 2003 ed il 2008 e per oltre il 45% dei casi in Trentino Alto Adige, “core market” italiano dell’istituto. In una nota il ceo Markus Jochum ha poi affermato: “Siamo molto contenti, nonostante questo risultato negativo, che le proiezioni effettuate nel mese di dicembre non siano state superate. Possiamo e dobbiamo ora concentrarci sul nostro ruolo futuro di banca nazionale e proseguire lungo il percorso specificato dalla proprietà”.

Di conseguenza il gruppo ha rinunciato alla licenza bancaria italiana (ottenuta nel 2009) mentre proseguirà l’attività delle filiali che ricadono sotto la diretta responsabilità della sede centrale di Innsbruck. A questo punto non è chiaro se la decisione annunciata comporterà una chiusura o la cessione degli sportelli italiani come già accaduto lo scorso anno ad Aufwiedersehen Sparkasse (la Cassa di risparmio della Carinzia), di certo vista la crisi che ha investito il credito austriaco e lo scenario poco promettente per l’economia italiana sarà difficile che possa esserci una ressa di potenziali acquirenti pronti a subentrare, nel caso. Del tutto da valutare anche le eventuali ripercussioni per la rete di promotori finanziari, presente oltre che in Trentino Alto Adige anche nel nord (Lombardia, Piemonte e Veneto) e centro Italia (Emilia Romagna e Toscana) con poco più di una quarantina di professionisti in tutto.

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