Perché non investire nelle convertibili?

Le obbligazioni convertibili sono strumenti in grado di abbinare il potenziale di crescita caratteristico di un titolo azionario alla protezione normalmente offerta da un’obbligazione. Oltre alla cedola e al rimborso del capitale è infatti prevista l’opzione, esercitabile dall’investitore e talvolta anche dall’emittente, di rinunciare al rimborso in denaro optando per la conversione in un predeterminato numero di azioni dell’emittente stesso o, in taluni casi, di terzi.

Il vantaggio principale per l’investitore è rappresentato dalla possibilità di partecipare ad eventuali rialzi della componente azionaria mantenendo al contempo la protezione del capitale e la cedola che caratterizzano l’obbligazione in caso di performance negativa. Quindi, mentre il potenziale di crescita è infinito, in caso di crollo nel valore dell’azione il potenziale di perdita è limitato.
Gli svantaggi sono rappresentati da una cedola tipicamente inferiore rispetto a un’obbligazione classica e dalla difficile valutazione di tali strumenti poichè, oltre al merito creditizio dell’emittente, è necessario considerare la volatilità ed il potenziale di crescita dell’azione sottostante per poter valutare correttamente l’opzione di conversione. 

Da un confronto tra il Global Convertible Bonds Index e l’MSCI World risulta evidente come, in caso di trend ribassisti, la performance offerta dai convertibili sia nettamente superiore; diversamente, in caso di trend rialzisti, la differenza con l’indice azionario è ridotta. Il rendimento di tali strumenti è quindi asimmetrico e la volatilità è circa di un terzo rispetto al mercato azionario globale.

“Negli anni il mercato delle obbligazioni convertibili è cresciuto e attualmente conta una capitalizzazione vicina ai 600 miliardi di dollari, la metà dei quali sono ricoducibili a società statunitensi e circa un terzo a imprese europee”, come spiega Gianmaria Panini, responsabile del mercato italiano di Genève Invest, società specializzata in gestioni obbligazionarie. “Le emissioni provenienti dai paesi emergenti sono in costante aumento, tuttavia spesso risulta necessario valutarne attentamente il merito creditizio in quanto sprovviste di rating”. I principali emittenti sono small cap appartenenti al settore finanziario, medico e tecnologico.

Attualmente ritengo le obbligazioni convertibili un investimento interessante al fine di cogliere eventuali rialzi nel mercato azionario, pur mantenendo una discreta protezione contro la volatilità che caratterizzerà i mercati nel corso del 2012”. 

Logicamente il ruolo giocato da tali strumenti nel portafoglio è legato sia al profilo di rischio sia agli obiettivi posti dall’investitore. “Per investitori di tipo conservativo una percentuale nell’ordine del 10% permette di incrementare il potenziale di crescita del portafoglio pur mantenendo il cash flow caratteristico delle obbligazioni”. Diversamente, in caso di profilo di rischio più aggressivo, “l’acquisto di convertibili permette di incrementare la rendita fissa poiché la cedola prevista è tipicamente superiore al dividend yield previsto dall’azione”. 

“Degna di nota è un’emissione in dollari americani di MGM, gruppo internazionale che opera nel settore nell’intrattenimento. Il titolo (US55303QAE08), scambiato OTC e caratterizzato da un taglio minimo di 1.000 euro, prevede una cedola pari al 4,25%, scadenza nel 2015 e un prezzo vicino alla parità. Considerati i risultati riportati dalla società unitamente al potenziale di crescita, derivante in particolare dalla holding cinese, ritengo l’azione sottostante pesantemente sottovalutata ed il conseguente potenziale di crescita del titolo nell’ordine del 15%”.

L’acquisto delle obbligazioni convertibili risulta tuttavia piuttosto difficoltoso per un investitore privato a causa della scarsa liquidità, dei lotti minimi elevati e per le negoziazioni che avvengono principalmente in mercati non regolamentati, cosiddetti over the counter (OTC).

Gestioni patrimoniali e fondi d’investimento possono venire in aiuto ai risparmiatori, “tra questi ultimi citerei l’European Convertibles Bond Fund, gestito da Aberdeen Asset Management”, conclude Panini. 
 

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