TANTE ZONE GRIGE – Dunque, secondo il supertestimone che sta collaborando con i pm di Siena, la dottoressa Anna Maria Tarantola, attuale presidente della Rai ed ex capo della vigilanza di Bankitalia, doveva essere a conoscenza della situazione del Montepaschi sin dal 2010, quando cioè i suoi funzionari le consegnarono il rapporto sull’ispezione alla banca senese. Alle tante zone grigie, per non dire oscure, se ne aggiunge un’altra, per rendere ancora più oscura la vicenda. Che in effetti presenta una serie di interrogativi davvero incredibili. Intanto perché la storia Montepaschi è scoppiata solo alla fine del gennaio 2013 grazie a un articolo su Il Fatto Quotidiano? Chi ha passato le carte al giornale?
LEGGENDE SENESI – Le leggende senesi dicono che le notizie potrebbero essere arrivate al giornale molto vicino alla magistratura direttamente dalla banca. E c’è chi arriva persino a ipotizzare il presidente Alessandro Profumo come la “manina” che ha passato il malloppo ai giornalisti. Altri indicano Rizzo, il supertestimone di Dresdner Bank che è stato proprio tra i collaboratori de Il Fatto Quotidiano. Ma perché, visto che tutti – Consob, Banca d’Italia, persino la magistratura – erano stati informati ormai da qualche anno, il caso scoppia solo in piena campagna elettorale? Giustizia a orologeria, come direbbe qualcuno, o lotta di potere tra poteri che ha visto proprio nel periodo elettorale un momento di debolezza del sistema ideale per sferrare l’attacco? E il ruolo della banca vaticana e dei suoi banchieri? Si racconta che il presidente del Santander, Botin, andò fino a casa del presidente Mussari per trattare, di fatto senza condizioni, la cessione di Antonveneta a Mps. Si racconta anche che l’acquisto di Antonveneta ebbe degli sponsor superiori, si vocifera di società segrete, di un patto finanziar-esoterico, tra “le supreme rote”. Insomma, un Monte di misteri che difficilmente verrà chiarito fino in fondo.