Fineco, cosa resta nelle tasche dei promotori?

LA STORIA DI FINECOFinecoBank è andata in Borsa e UniCredit ha fatto cassa. Questa in sintesi l’operazione che si è concretizzata con il collocamento di circa un terzo delle azioni della banca multicanale guidata da Alessandro Foti. Fineco rappresenta un caso di enorme successo di una conglomerata di società che nel tempo è diventata una banca multicanale leader in Europa. Infatti Fineco nacque sull’onda dell’euforia della web economy, su iniziativa della Banca Popolare di Brescia, allora sulla breccia, poi si è unita a Xelion, la rete dei promotori di UniCredit, frutto di varie acquisizioni fra cui la rete di Ing Sviluppo. Quello che ne è emerso è una realtà che unisce attività bancaria online, brokeraggio e raccolta del risparmio attraverso una rete di promotori. E sono proprio loro che rappresentano la forza per la futura crescita, stando alle dichiarazioni dei vertici di Fineco sui brillanti risultati attesi.

LE COMMISSIONI ATTIVE DI GESTIONE
– Infatti nel 2013 le commissioni attive di gestione sono ammontate a oltre 206 milioni di euro e, per il 50%, sono state retrocesse alla rete, ma per la parte restante hanno garantito e garantiranno ottimi ritorni per gli azionisti e pertanto consentiranno “dividendi generosi” secondo quanto preannuciato da Alessandro Foti. Tutti contenti e felici? Apparentemente sì, anche se un po’ di tristezza emerge nel vedere che Fineco offre ai promotori e ai dipendenti la possibilità di comprare mediamente solo poche centinaia di azioni a un prezzo scontato. Briciole per chi ha sempre considerato l’attività di promotore come un’iniziativa imprenditoriale con costi, rischi e opportunità conseguenti. Analizzando la realtà professionale di Fineco, l’anzianità media dei promotori è superiore ai 10 anni e oltre 500 professionisti hanno portafogli con più di 20 milioni di asset raccolti. Se il valore di Fineco riconosciuto dal mercato è di circa 2.500 milioni di euro, quanto vale uno dei 2.500 promotori di Fineco?

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