Investimenti, meglio i mercati sviluppati
IL VENTO STA CAMBIANDO – Sembra però che il vento stia cambiando. l Sovereign Investment Lab, l’ente che fa capo al Centro Studi Baffi dell’Università Bocconi, ha recentemente emesso un verdetto molto interessante: l’Occidente inizia ad attrarre investimenti molto più di quanto non lo facciano i cosiddetti Paesi Emergenti come Brasile, Argentina, Russia, Cina e India. I dati non lasciano adito ai dubbi, ha commentato Giuseppe Briganti sul sito internet Webeconomia. La Cina ha visto crollare dal 2012 al 2013 la quota di investimenti esteri diretti passando da 9 miliardi di dollari a 1,13, il Brasile da 2,98 miliardi a 1,37, l’India da 6 miliardi a 2. I Paesi occidentali, invece, vanno a gonfie vele. In prima fila ci sono gli Stati Uniti, che balzano da 2 miliardi attratti a circa 8.
I GRANDI INVESTITORI – La maggior parte degli investimenti proviene dal Medioriente e investono soprattutto su utilities, commodities e immobiliare. I Grandi Investitori portano i nomi dei Fondi Sovrani che hanno una dotazione di 4,5 trilioni di dollari, ossia a occhio e croce tremila miliardi di euro. Se a questi si aggiungono le disponibilità dei vari fondi pensione sparsi per il mondo, la massa di denaro pronta ad essere immessa sui mercati finanziari raggiunge numeri da fantascienza: basta pensare, tanto per fare un esempio, che il fondo pensione norvegese ha a disposizione 840 miliardi mentre il fondo nazionale cinese ha a disposizione 200 miliardi. Vietato farsi sfuggire l’occasione.
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