Buenos Aires di nuovo in default

DEFAULT BIS PER L’ARGENTINA – L’Argentina è da poco più di tre ore ufficialmente in default per la seconda volta in tredici anni. A nulla sono valsi i colloqui tra i possessori dei bond finiti in default nel 2001 che non avevano accettato lo swap del 2005 (riaperto nel 2010 alle stesse condizioni), tra cui alcuni fondi hedge americani come Elliott Management, e i rappresentanti di Buenos Aires che ora accusano l’avidità dei primi e le incertezze di giudizio mostrate dal giudice Thomas Poole Griesa che ordinando di bloccare ogni pagamento sui titoli offerti in cambio dei bond in default ha di fatto generato l’empasse che ha portato al default.

S&P’S TAGLIA RATING, GOLDMAN SACHS SPERA ANCORA – Differenti le reazioni alla notizia: se Standard & Poor’s ha dichiarato il paese in default e tagliato il rating sovrano a “selective default” da “CCC-” (a cui l’aveva già portato il 17 giugno scorso) anche perché 29 miliardi di dollari di titoli sono soggetti alla clausola detta “di cross default” in base alla quale i sottoscrittori possono chiedere l’immediato rimborso in caso di default su altri titoli (somma equivalente all’intero ammontare delle riserve in valuta estera dell’Argentina), secondo Goldman Sachs Buenos Aires potrebbe invece raggiungere già nelle prossime settimane un accordo in extremis relativo al pagamento di 1,5 miliardi di interessi sui bond in default (si è parlato della possibilità che alcune banche acquistino i titoli subentrando al Tesoro argentino come obbligati per poi procedere al pagamento).

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