Casa della consulenza, uno scandalo

STOP ALLA CASA DELLA CONSULENZA – Lo stop del Parlamento alla “Casa della Consulenza” è l’ennesimo piccolo grande scandalo della politica italiana incapace di legiferare su materie sensibili. E’ saltato infatti l’emendamento al dl competitività che avrebbe dovuto introdurre l’albo unico ed è ricomparsa la proroga fino al 31 dicembre 2015 del termine per continuare l’attività di consulenza in materia di investimento a quei soggetti che dopo il 31 ottobre 2007 erano stati transitoriamente legittimati a svolgere le loro attività.

IL NUOVO ALBO – L’albo unico che avrebbe creato l’unica “Casa della Consulenza” salta dopo essere arrivato con un testo articolato e completo in un consiglio dei ministri ed essersi subito dopo arenato al Dipartimento legislativo di Palazzo Chigi. Il testo, frutto del lavoro paziente di Assoreti e Anasf, condiviso anche dall’attuale Albo dei promotori finanziari e dalla Consob, sanciva poi ufficialmente la trasformazione anche semantica del nome di “promotori finanziari” in consulenti. Qualcosa e qualcuno, però, s’è messo di traverso.

I RESPONSABIILI – Ci sarà tempo e modo di individuare i colpevoli di questo stop, pessimo in sé e dannoso per i promotori finanziari. Che qualcuno vuole tenere incatenati a un nome non più attuale e rappresentativo del loro vero lavoro di consulenza. Mentre i cosiddetti consulenti “fee-only” ancora una volta non vengono normati e restano “appesi” all’ennesimo rinvio. Sarebbe comunque utile sapere chi e perché non vuole la Casa della Consulenza: tutti gli attori di questa partita, infatti, hanno sempre dimostrato la buona volontà di comprendere le obiezioni e di superarle costruttivamente.

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