L’euro debole piace all’Italia che si sgancia dal Fiscal Compact

EURO/DOLLARO A 1,26 ASPETTANDO LA BCE – Euro sempre più giù, indicato stamane appena sopra gli 1,26 dollari alla vigilia della riunione della Bce a Napoli al termine della quale potrebbe essere annunciato l’avvio del programma di acquisto di Abs per 350-400 miliardi di euro. Del resto dopo la Guardando alla nota di aggiornamento del Def italiano di ieri sera e i numeri della legge finanziaria francese di stamane, emerge con tutta evidenza la gravità dello stato in cui versano la seconda e la terza economia della zona euro che ormai non possono rispettare i tempi per la correzione dei conti pubblici finora imposti dalla Germania all’intera Eurolandia, tanto che entrambi i paesi chiederanno di far slittare dal 2016 al 2017 il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio.

FRANCIA E ITALIA RESTANO IN CRISI – Un euro debole è una prima ma per ora largamente insufficiente valvola di sfogo, cui dovranno seguire misure di sostegno da parte della Bce che consentano di interrompere il “credit crunch” tuttora in atto e riavviare la crescita economica nel Sud Europa e in Francia, pena il rischio crescente di una insostenibilità del debito pubblico che in Italia è ora visto salire al 131,6% del Pil nel 2014 e al 133,4% l’anno prossimo a fronte di un Pil previsto in calo dello 0,3% quest’anno e in crescita di appena lo 0,6% l’anno prossimo (a fronte di +0,8% e +1,3% indicati fino ad aprile).

ROMA ALLENTA IL FISCAL COMPACT – In Italia, inoltre, il deficit toccherà il 3% del Pil e il 2,9% nel 2015 (a fronte di un 2,2% tendenziale) complice la decisione di far crescere l’indebitamento netto di 0,7 punti percentuali per “liberare” 11 miliardi di risorse con cui provare a sostenere la crescita. L’aggiustamento strutturale del bilancio pubblico italiano sarà solo dello 0,1% del Pil l’anno prossimo per tornare allo 0,5% “ordinario” dal 2016. Uno “sganciameto” dal percorso indicato dal Fiscal Compact giustificato dalle “circostanze eccezionali” (e negative) in cui versa l’economia tricolore e che dovrebbe comunque durare non più di un anno (il prossimo), sempre che l’economia si riprenda. Cosa per la quale, anche se nessuno lo dice apertamente, un euro ancora più debole dell’attuale potrebbe essere un vantaggio importante.

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