“Voluntary disclosure”, costi fino al 97%

L’ALLARME – Suona l’allarme sulla “voluntary disclosure” e lo lanciano gli esperti.  I dottori commercialisti, infatti, calano la scure sul rientro dei capitali: il provvedimento appena diventato legge per loro è troppo oneroso e si rischia un flop. Dalle simulazioni predisposte dalla fondazione dei dottori commercialisti emerge che dai calcoli complessi arriverebbe, per i contribuenti intenzionati al rimpatrio, un conto salatissimo: quasi il 100% del capitale. Più esattamente: la “voluntary” può arrivare a costare sino al 97% del capitale.

FORCHETTA DI COSTI – “Rispetto al valore finale dell’investimento”, si legge nella nota del consiglio nazionale guidato da Gerardo Longobardi”, “il costo andrà infatti da un minimo del 5%, particolarmente conveniente, a un massimo del 97% che di fatto dell’investimento azzera l’importo”. Lo studio ha preso in esame la simulazione su tre diverse ipotesi. “Per come è stata concepita .- afferma Luigi Mandolesi, consigliere nazionale dei commercialisti – la norma sulla diclosure rischia di non raggiungere i risultati sperati. È troppo complessa e molto spesso troppo onerosa”.

I REATI TRIBUTARI – Intanto però il provvedimento contiene una ricaduta importante in termini di non applicabilità sui reati tributari. Nel nuovo articolo 5 quinquies del decreto si disapplicano alcun fattispecie penali come le dichiarazioni infedeli o l’omesso versamento di ritenute certificate o Iva. Sono però escluse dal “salvacondotto” della “voluntary disclosure” l’emissione di fatture fase e la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.

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