Bnp Paribas IP: il mercato si prepara al rialzo dei tassi Usa

RIALZO DEI TASSI – “I prezzi attuali dei futures sui fed funds implicano un 66% di probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre, mentre prima della pubblicazione dei dati sul mercato lavoro di ottobre, queste probabilità erano al 55%. A nostro avviso, la Federal Reserve interverrà solo se il mercato sconterà almeno il 50% di probabilità di rialzo. Nel caso il rialzo dovesse arrivare, nel mese di dicembre si verificherebbero alcuni eventi senza precedenti: in effetti, è la prima volta che la Federal Reserve avvia un rialzo dei tassi a partire da zero e che le banche centrali di USA e zona euro imboccano direzioni opposte nello stesso mese. Naturalmente, questi andamenti sono ampiamente scontati dai mercati, ma nonostante tutto gli esiti sono difficili da prevedere”, spiega Colin Graham, responsabile TAA Multi Asset Solutions di Bnp Paribas IP. 

ESPOSIZIONE POSITIVA – “Non abbiamo modificato l’esposizione al rischio nell’ambito della distribuzione degli investimenti, e da inizio ottobre ormai, l’indicatore di rischio del portafoglio modello segnala un’ esposizione positiva. Deteniamo dunque una sopraesposizione verso gli attivi rischiosi attraverso le posizioni sovrappesate nel comparto delle obbligazioni societarie high-yield di USA e Europa: che – visto l’attuale livello dei tassi – offrono un rendimento cedolare positivo. Inoltre, i titoli societari tendono a comportarsi bene in un contesto caratterizzato da crescita moderata e inflazione bassa. I rendimenti delle obbligazioni high-yield USA sono migliorati dopo la pubblicazione dei dati positivi sul mercato del lavoro, e gli spread si sono leggermente ampliati. Tuttavia se la Federal Reserve innalzerà i tassi in un quadro economico in rafforzamento, gli spread sui titoli high-yield dovrebbero ridursi e fornire un cuscinetto per attutire il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato”, precisa il gestore.

POSIZIONE NEUTRA SULL’AZIONARIO – Deteniamo una posizione neutra nel comparto azionario globale: gli indici USA hanno recuperato gran parte delle perdite registrate nei mesi di agosto e di settembre, mentre ciò è avvenuto solo in parte in Europa e Giappone e in misura molto ridotta nei mercati emergenti. Dopo la pubblicazione dei dati positivi sul mercato del lavoro USA, le azioni giapponesi hanno beneficiato di un indebolimento dello yen, che fa diminuire ulteriormente le probabilità di un’accentuazione dell’allentamento quantitativo da parte della Banca del Giappone. Le azioni dei paesi emergenti, invece, hanno incontrato delle difficoltà a causa del perdurare dei dubbi sulla salute delle economie in via di sviluppo. Per gli investitori che non sono in grado di acquistare le obbligazioni ad alto rendimento USA, le azioni europee potrebbero rappresentare una buona alternativa.

MARGINI DI MANOVRA – “Le quotazioni in Europa si attestano a livelli interessanti, e le società dispongono di margini di manovra per far salire i profitti. Abbiamo accentuato l’esposizione verso le aziende europee a bassa capitalizzazione. Le small-cap sinora si sono comportate meglio rispetto alle grandi imprese, presentano un’esposizione più contenuta verso i mercati emergenti e sono più legate al ciclo economico interno. Le small-cap sono ancora care rispetto alle large-cap, ma gli ultimi dati reddituali pubblicati dalle grandi imprese sono risultati inferiori alle stime in misura più netta. L’aumento del sovrappeso delle small-cap è stato finanziato soprattutto vendendo titoli immobiliari USA, ma a causa della mancanza di questi strumenti in alcuni portafogli, in alternativa abbiamo venduto dei titoli immobiliari internazionali. La valutazione negativa del settore immobiliare globale è riconducibile soprattutto ai titoli USA, che riteniamo troppo cari. Inoltre, questa tipologia di attivo è sensibile alle oscillazioni dei tassi e potrebbe risentire negativamente del prospettato inasprimento da parte della Federal Reserve. Gli effetti negativi di un rialzo dei tassi potrebbero riverberarsi sull’immobiliare quotato sia negli USA che in Asia, dove le quotazioni sono legate al dollaro”, aggiunge Graham.

GLI EMERGENTI – “Al momento – precisa Graham – deteniamo una posizione neutra nel debito dei mercati emergenti, poiché numerosi paesi presentano dei tassi d’indebitamento elevati, mentre la percentuale di emissioni riconducibile a investitori esteri è relativamente elevata e ciò fa aumentare il rischio di un’ondata di vendite. Inoltre, nel caso si verificasse una crisi valutaria pochi paesi emergenti disporrebbero di riserve sufficienti per difendere le proprie monete. Questi fattori negativi potrebbero giustificare una posizione sottopesata, tuttavia abbiamo preso dei profitti su un sottopeso poche settimane fa e non intende ripristinare questa posizione dopo l’ampliamento degli spread. Infine, manteniamo una posizione sovrappesata nel segmento delle materie prime”.

POSIZIONI FLESSIBILI MULTI-ASSET – “Deteniamo una posizione lunga sui titoli societari high-yield USA rispetto ai CDS. Abbiamo adottato questa posizione ritenendo che il differenziale di spread e il rapporto fra gli spread tra questi due strumenti convergeranno. Resta invariata la posizione lunga sul dollaro USA rispetto al franco svizzero. Le posizioni valutarie in genere si basano sull’analisi dei rapporti di cambio e sulle prospettive della politica monetaria e – a nostro avviso – il franco svizzero si colloca su livelli troppo elevati. Inoltre, abbiamo mantenuto la posizione rialzista sul peso messicano rispetto al won della Corea del Sud. Secondo i nostri esperti al momento il peso presenta prospettive migliori: l’economia e la moneta del Messico dovrebbero profittare della crescita economica USA, mentre il won pare esposto alle conseguenze negative della frenata della Cina. Infine, la vulnerabilità del debito pubblico del Messico è più bassa rispetto alla Corea del Sud”, conclude il gestore.

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