Paura del Fintech? BLUERATING ne ha parlato con i big delle reti

LA TAVOLA ROTONDA – Il fenomeno Fintech continua la sua inarrestabile crescita anche in Italia. Minaccia o opportunità per le banche-reti? Come si stanno attrezzando i consulenti finanziari? BLUERATING lo ha chiesto ai protagonisti del mercato nel workshop che si è svolto oggi a Milano nell’ambito del Salone del Risparmio.

L’INCONTRO – All’incontro coordinato da Andrea Giacobino,  direttore di BLUERATING e bluerating.com, hanno partecipato Massimo Arrighi (ATKearney) che svolgerà lo speech introduttivo, Massimo Doris (Banca Mediolanum), Alessandro Foti (Fineco), Pietro Giuliani (Azimut), Gian Maria Mossa (Banca Generali) e Sergio Trezzi (Invesco). 

ROBO ADVISOR, IL MERCATO POTENZIALE NEGLI USA. Da brividi nella schiena dei consulenti finanziari l’introduzione di Massimo Arrighi, “nel concreto sapete cos’è la Robo Advisory? Non è altro che un robot che sostituisce ciascun consulente finanziario che è in questa sala”. “Nel concreto”, continua Arrighi “si tratta di piattaforme che profilano il cliente con una serie di domande e poi sulla base delle proposte ti propongono un portafoglio d’investimento e lo monitorano e lo ribilanciano nel corso del tempo”. La ricerca di At Kearney è stata fatta sui risparmiatori Usa che hanno un conto in banca. “Il 20% del panel conosce il servizio di robo advisory, il 70% sarebbe disposto a provare il servizio offerto dai robo advisory. Una proiezione a cinque anni, ci permette di dire che il mercato potenziale dei robo advisor in Usa è pari al 5-6% pari a 2.200 miliardi di dollari”. Chi utilizzerà i robo advisor? Per Arrighi, “Saranno due categorie: i pionieri che valgono un 7% del totale, sotto i 35 anni, con buona scolarità e un buon impiego; poi il 26% dei soggetti più senior tra 35 e 45 anni, con un lavoro importante, persone digitalmente evolute. Il 36% sono attratti dal prezzo basso e il ritorno da cui pensano di ottenere. Quanti soldi ci metteranno? Non tutto, il 40% dei propri soldi i più giovani. I robo advisor sono molto facili da usare e intuitivi. Ti segnalano la miglior opportunità d’investimento senza alcun conflitto d’interesse”. Secondo Arrighi le banche commerciali saranno quelle più impattate dai robo advisor ed è ragionevole che reagiranno “offrendo un proprio robo advisor oppure li accoppierò a delle forme di consulenza più leggere, video chat e web collaboration. I consulenti finanziari saranno i meno impattati anche se sarebbe sbagliato sottovalutare il fenomeno. In Italia siamo agli inizi, sono operative due piattaforme – Advise only e Monety Farm -, gli utilizzatori sono diecimila per un controvalore intorno al miliardo di euro, investono tra i 15mila e i 30mila euro.

NON E’ UNO SPAURACCHIO
– Per Massimo Doris, l’a.d. di Banca Mediolanum, “i robo advisor in parte rappresentano una minaccia per chi svolge la nostra attività. Ma ne abbiamo avuto tante in passate: gli etf meno cari dovevano far scomparire i fondi e invece questi godono di ottima salute. Quindi non li temiamo anche se magari avranno anche un successo superiore a quello previsto numericamente dalla ricerca At Kearney. Qualunque banca dovrà avere un servizio di robo advisory da offrire alla propria clientela. I clienti ne trarranno beneficio? E’ vero che il minor costo è un vantaggio importante ma il rendimento dipende da quanto compra e da quando vende”. 

ROBO ADVISOR? NO CYBORG ADVISOR
. Alessandro Foti, a. d. di Finecobank ha affermato di non credere “che il futuro sia nella pura robo advisory che possono funzionare in mercati lineari ma non in mercati turbolenti che possono creare reazioni scomposte nella clientela. E’ difficile inoltre che abbiano un ritorno economico profittevole in tempi rapidi”. “L’aspetto più interessante è che questa tecnologia avrà un impatto verso la nostra professione”, continua Foti. “Crediamo nel cyborg advisor, che si avvarrà della evoluzione dell’’asset allocation ,ribilanciamento del portafoglio, saranno sempre più basati su basi algoritmiche robuste e il consulente rimarrà centrale perché gestore della relazione con il cliente. Determinerà un grosso aumento di produttività da parte dei consulenti finanziari, che avranno in futuro maggiori asset da gestire, clienti più importanti e che grazie all’aiuto della tecnologia si riuscirà a gestire meglio il processo consulenziale”. 

I MILLENNIAL I PIU’ INTERESSATI
– Per Pietro Giuliani, presidente di Azimut, “gioca a vantaggio dei robo advisor il profilo psicologico dei clienti più giovani, i Millenial, abituati a comunicare attraverso gli smartphone che guardando negli occhi un interlocutore. Certo che il nostro lavoro cambierà in futuro: avremo il risparmio del viaggio in futuro e ci abitueremo a vedere le persone in video. Cioè svolgeremo la nostra professione aiutati dai supporti digitali senza spostarci”. 

FINTECH, ISTRUZIONI PER L’USO
–  Gianmaria Mossa, d.g. di Banca Generali non è sorpreso dal successo del Fintech. “Esistono algoritmi da fine anni ’90, non sono una novità assoluta. La novità invece risiede nella possibilità di realizzare piattaforme di prodotto Fintech che consentono di superare i problemi operativi e fiscali. Cosa può portare di buono il Fintech? Penso soprattutto alle Sgr. Con semplici algoritmi queste posso realizzare un pacchetto di fondi alternativi decorrelati con un livello di volatilità bassa”.

SGR MENO REATTIVE SUL FINTECH
– Ma per Sergio Trezzi, head of european business retail di Invesco “Il Fintech rappresenterà un boost soprattutto per la distribuzione. L’asset management non è reattivo alle novità, non è ancora in grado di integrare questa novità in modo forte”. 
 

Ecco la ricerca ATKearney sul Fintech

 

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