Brexit, l’economista Salvatore: “E’ il primo passo verso l’indebolimento dell’Ue”

MERCATI IN CADUTA VERTICALE – Con l’uscita dell’Inghilterra dall’Ue, i mercati potranno crollare fino al 20% circa. A dirlo a Bluerating è stato il noto professore di economia della Fordham University di New York, Dominick Salvatore (nella foto), che ieri è intervenuto come speaker al Findating di Ginevra. Bluerating lo ha incontrato a margine dell’evento.

HANNO VINTO LE MOTIVAZIONI LEGATE ALL’IMMIGRAZIONE, NON QUELLE ECONOMICHE -  “Da un punto di vista economico”, spiega Salvatore, “l’Inghilterra non dovrebbe avere nessun interesse a uscire dall’Ue ma le ragioni che spingono per l’uscita sono altre”. L’Inghilterra, dice, “non vuole essere legata a decisioni prese da altri, ma già oggi (il 23 giugno, ndr) è uno degli Stati meno regolamentati dell’Unione Europea. Quindi in realtà non ci sarebbero poi cause oggettive per motivarne l’uscita. La verità è che gli inglesi vogliono limitare le norme sull’immigrazione e ritengono che avranno benefici dall’uscita del mercato comune. Ma le simulazioni dicono altro. Ogni cittadino subirà un calo del reddito pro-capite del 2-3%. Inoltre, Londra, che è il centro finanziario subirà un contraccolpo con molte aziende che potrebbero lasciare la piazza perché non sarà più così semplice avere accesso a certi mercati e stare in un luogo dove la libera circolazione delle merci è facilitata”. Inoltre, dice Salvatore, gli svantaggi di questa decisione sono molto maggiori dei vantaggi. “Con l’Inghilterra dentro, i mercati e la sterlina potrebbero salire del 5-6%. Ma con l’uscita il mercato e la sterlina potranno perdere anche il 20%”.

COSA SUCCEDERA’ AL MERCATO UE? – “Il problema è che questo è il primo passo verso un indebolimento dell’Unione Europea. Inoltre, visto che già l’Inghilterra godeva di certi privilegi da un punto di vista normativo, ora altri Stati si sentiranno legittimati ad avanzare le loro richieste. La Polonia, ad esempio, vuole alcune dei privilegi che ha l’Inghilterra. Vuole anche lei restrizioni sull’immigrazione e non vuole, come altri, essere comandata da un’istituzione politica sovranazionale. Il problema è che l’Europa, così com’è oggi, passerà da una crisi all’altra perché non è unita. Per sanare una crisi, creerà nuove politiche che daranno luogo a nuove crisi e sarà così fino a quando non sarà davvero unificata. È quello che è successo agli Stati Uniti prima che diventassero quello che sono oggi. Quando alcuni Stati degli Usa erano molto indebitati, gli Stati Uniti decisero di risanare il loro debito a patto che da quel momento i loro bilanci fossero sotto controllo. L’Ue non ha questo possibilità e questo porta a risultati non sempre positivi. Invece di procedere verso l’unione, l’Ue sta facendo un passo indietro”.

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